LAURA

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Se questa è l'ultima canzone e poi la luna esploderà, sarò li a dirti che sbagli.

Marco Mengoni.


I rimpianti? Come già detto in precedenza li ho sempre lasciati a chi aveva paura di vivere. 

La paura di farsi male?  Anche quella non era mai troppa per impedirmi di correre. 

Il dolore? Fortissimo, lacerante, ma è il rischio a cui si va incontro durante quella stravolgente cosa chiamata vita.

E lo sapevo, dall'esatto momento in cui l'avevo visto seduto fuori dalla mia porta, lo sapevo, era scritto nei suoi occhi, nella sua pelle. Era scritto nel cielo, infatti pioveva, e stava piovendo anche quella mattina, mentre ero sveglia nel letto da sola.

Ero disorientata, non sapevo che ore fossero ne per quanto tempo avevo dormito, sapevo solo che ero caduta e mi faceva male tutto. Sapevo che quella volta il rischio era davvero enorme, e sapevo anche che per quella volta, la felicità non ero riuscita ad acchiapparla. 

I miei occhi schizzarono da una parte all'altra della stanza, come a non volersi arrendere a quella mancanza. Ma lui non c'era, ed in quel momento non c'ero più neanche io. 

Piangevo, piangevo tanto. Il mio viso era zuppo di lacrime, il cuscino, i capelli che nel frattempo si erano appiccicati sul mio viso stanco erano vittime indirette delle mie lacrime pesati. Ero persa, come se qualcuno mi avesse strappato la bussola dalle mani e l'avesse gettata a terra. Non sapevo dove andare, cosa fare.

Senza pensarci iniziai ad annusare la mia pelle, magari sa ancora di lui, dicevo tra me e me. Poi le lenzuola, ancora stropicciate da noi. Il cielo? Non era più buio, non c'era più la mia amata Luna. 

Aveva pianto, una sola lacrima, ma l'avevo vista bene scappare dai suoi occhi come uno schizzo troppo forte di un onda spaccata. Lo aveva nascosto. Il mondo resta fuori. Diceva. Eravamo noi il nostro mondo, scoppiato, disintegrato ma esistito davvero. E se un giorno mi dovessero chiedere quale esperienza rifarei, questa, assolutamente questa. 

Stavo male, cavolo se stavo male, ero rotta in miliardi di minuscoli pezzettini, e lo odiavo, eccome se lo odiavo, e non perché fosse scappato via, o perché avevo scoperto che in realtà il suo cuore era per un altra ragazza, ovvio, non nego che non mi era andata giù per niente quella faccenda, ma l'odio più forte, quello che mi stava facendo impazzire era che lui mi aveva fatto vivere dannatamente bene da rendermi ancora più difficile la prossima mia rinascita. Non credo mai possa succedere un altra volta, non credo mai possa capitarmi tra le mani un altro ragazzo come lui, ma spero di avere la forza di correre ancora un domani.

Tra un pianto isterico ed una risata attaccata ai ricordi riuscii ad alzarmi. 

Un colpo al cuore mi trafisse violentemente quando varcai la soglia che portava alla sala. Rimasi ferma davanti al divano, quel divano. Chiusi gli occhi e subito l'immagine di noi, abbracciati, vicini, occhi contro occhi, cuore contro cuore pronti ad aggiustarci prima di spaccarci definitivamente. 

Cercai di riprendermi, respiri profondi e.. Musica. 

Assolutamente musica. 

Mi piegai verso la televisione per acciuffare il telecomando ed impostare YouTube. All'improvviso però, i miei muscoli divennero incapaci di muoversi. Penso che rimasi per qualche minuto in quella posizione, la schiena leggermente piegata in avanti per prendere il telecomando ed il braccio allungato verso di esso. Rimasi così, immobile come una statua, solo una cosa continuava a muoversi, le mie palpebre, quelle erano ormai isteriche, si aprivano e chiudevano continuamente, addirittura potevo sentire la fatica delle mie iridi contrarsi per mettere a fuoco quanto loro davanti.

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