LAURA

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Ti prego adesso non pensare a cosa ne sarà
Guarda quanto è bella da lontano la città
Che ci sembra quasi un'isola vista da qua
Mentre noi siamo il mare
Rimani qui se il mondo cade.

Alessandra Amoroso


<Sei impazzito?> Quella fu L'unica cosa che udii tra la folla. 

La voce di Mike mi fece sobbalzare e voltare di scatto, giuro, non mi ero resa conto della loro presenza, ero di spalle, concentrata a dare e darmi la possibilità di andare oltre. Ronald era così impegnato a farmi passare una serata spensierata che quasi mi dispiaceva lasciarlo li da solo, ma quella frase seguita poi da quel silenzio assordante era stata troppo per non ad andare a vedere, quel frangente mi attirò come una calamita e non potei fare altro che raggiungere quella voce.

<Scusami un attimo> Sussurrai, cercando di mostrare un certo autocontrollo, lui non diede peso al mio atteggiando e mi lasciò andare verso la parte opposta.

Dopo poco lo scenario divenne spaventoso, Mike mi fissava con aria arresa ed il viso pallido e sul muro c'era il segno di un colpo inflitto con tale violenza da averlo crepato.  

<Cosa è successo?> Domandai a filo voce.

<Cosa pensi sia successo Laura? ti ha vista ed è andato fuori di testa> Confessò senza troppi giri di parole, quelle parole mi provocarono solo una forte rabbia.

<No, lui non è andato fuori di testa perché mi ha vista, lui è andato fuori di testa perché non è capace di vivere, perché non sa cosa vuole allora preferisce rompere tutto al posto di provarci> Alzai la voce.

<Senti Laura, uno è difficile, due è impossibile> Controbatté lui, alzando le mani in segno di arresa.

Ero così furiosa con Austin che avrei voluto urlargli in faccia quanto male mi stava facendo, quanto quel atteggiamento non faceva altro che aumentare la sua rabbia, avrei voluto prenderlo a schiaffi fino a fargli capire che doveva superare quelle dannate paure che solo lui conosceva e infatti, seppur odiassi dare spettacolo lo raggiunsi di corsa.

 Mentre andavo verso la sua direzione sentivo la voce di Mike, Mia e Ronald rincorrermi alle spalle, non ascoltai nessuno, andai avanti fino a riuscire ad afferrarlo per un braccio.

<Tu non puoi fare così, cos'è questa storia? Perché ti sei fatto questo?> Indicai la sua mano, gonfia e piena di sangue. 

<Vattene Laura, vai da coso, Roman e non stare dietro a me> 

<Si chiama Ronald> Sentenziai stizzita. 

<Si, come cazzo si chiama vai da lui e sii felice> 

<Sembri quasi geloso..> 

Cavolo, mi era scappata quell'affermazione e molto probabilmente era l'ennesima mia fantasia, perché diavolo il mio cervello continuava ad illudersi? Molto probabilmente lui era infuriato davvero per altro, molto probabilmente non ero io la motivazione, anche se, non posso negare che un piccolo spiraglio di poca lucidità mi portava a sperare di essere io il motivo della sua scenata. Nonostante tutto però, restava comunque il fatto che non riuscivo più a reggere quella situazione e quella contraddizione, avevo bisogno di chiarezza.

<Io geloso di quello? ma l'hai visto? non durerà neanche un giorno> Ridacchiò sfrontato.

<Smettila, non hai alcun diritto di parlare così di lui, non hai alcun diritto di farmi stare male così> Ammisi, maledicendomi per l'ennesima confessione rubata dalla mia stessa mente. 

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