MIKE

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Ti conosco troppo bene per credere alla tua finta spensieratezza.

Martina G.

Ero rimasto solo. Ubriaco e solo. Austin se ne era andato chissà dove o meglio chissà tra quali mutande mentre io ero rimasto lì senza sapere cosa fare.

Lui era così, ci conoscevamo fin da piccoli. Lui per me era un punto fermo. L'ancora che non si sarebbe mai staccata dalla pietra. Non era facile stare dietro ad uno come lui. Era complesso. Spesso troppo arrabbiato con il mondo. Diceva sempre che sapevo tutto del suo mondo, ma io sapevo che non era vero.

Non era mai stato così, non che da piccolo fosse un angioletto, però negli ultimi anni era peggiorato, sbottava facilmente, era spento e spesso assente, ma questo non mi aveva mai portato a pensare che non fosse una brava persona, anzi, tutto il contrario. Mi ricordo ancora quando a scuola prese le mie difese. Era stato proprio quel gesto a farci legare, mi aveva sempre difeso fino a quando finalmente anche io imparai a difendermi da solo. E proprio perché ci conoscevano da sempre che ho potuto vedere la sua metamorfosi.

Leggermente avvilito da quei pensieri tornai al bancone del locale per ordinare un'altra birra, ero annoiato e avevo voglia di divertirmi.

Dopo poco presi il cellulare alla ricerca di qualche amica da poter invitare. Austin non era uno stinco di santo ma io non ero da meno. Amavo passare del tempo con delle amiche.

L'amaro della birra iniziava a bruciare ed il caldo a farsi sentire.

Aria. Ho bisogno di aria.

Ad un certo punto sentii il bisogno di andare fuori, nonostante la mia poca lucidità ero riuscito ad uscire dal locale. Le gambe erano pesanti e la vista leggermente sfuocata. Ma non abbastanza per vedere l'arrivo di due angeli. Uno moro e uno biondo. Mia e Laura.

< Buona sere bellezze, anche voi da queste parti?> Le ammirai in tutta la loro bellezza.

Loro invece, mi guardarono divertite.

<Quanto hai bevuto Mike?> L'angelo biondo prese parola per primo.

Era davvero bella, ma, la mia mente era ancora abbastanza lucida da farmi capire che era la sorella di Austin.

Però, nulla mi impediva di lanciare qualche sbirciatina. Indossava un vestitino celeste che le calzava a pennello risaltando le sue esili curve. I capelli chiari brillavano talmente tanto da sembrare dei cristalli. Gli occhi chiari erano lucenti, calamitanti.

Stupenda.

Anche lei la conoscevo da sempre. Era la piccolina di casa. La cucciola da difendere.

Prenditi cura di lei quando io non ci sono.

Alla vista dell'angelo biondo, le parole minacciose di Austin mi picchiarono dentro al cervello annebbiato dall'alcool. Il mio compito era di proteggerla ed io l'avrei fatto sempre. Sapevo quanto Austin era legato a lei e sapevo anche la triste fine che avrei fatto io se le fosse mai successo qualcosa.

Nonostante ciò, mi presi ancora un attimo per ammirarla per poi spostare l'attenzione sull'angelo Moro.

è bella anche lei cazzo. Maledetto Alcool.

Laura era diversa da Mia. Indossava un paio di pantaloni aderenti ed una delle sue solite felpe. I capelli erano legati e gli occhioni celesti come il mare erano privi di ogni artifizio. Da quel che avevo visto nei giorni passati non doveva essere una ragazza semplice. Era testarda ed impulsiva. Aveva trattato Austin come un pirla, ed il bello era che lui la lasciava fare.

È proprio strano il mio Amico.

< E tu Lauretta? cosa ci fai da queste parti?> Domandai curioso.

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