AUSTIN

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Dio ma come si fa a trovare il coraggio di andare anche quando vorresti restare.

Dio ma come si fa a rialzarsi anche quando fa male e continuare.

Laura Pausini


Oddio Austin. Quelle due parole, le inglobai dentro di me, le raccolsi tutte, insieme ai sui respiri al suo modo di tremare, di respirare, mi stavo facendo così male da non sentirlo neanche quasi più. 

Come quando prendi una botta talmente forte che non senti neanche il reale male che ti sei fatto. Ecco, io stavo facendo proprio quello. Mi stavo condannando a vita. Ma cazzo, era devastante in quel momento, nessun tipo di dolore sarebbe potuto essere più forte di lei, sdraiata sul letto, con ancora le gambe tremanti ed il petto ansante, niente sarebbe potuto essere più devastante dei suoi occhi, niente tranne quando dovrò fare a meno di tutto quello, fare a meno di lei. 

Non ci pensare, il mondo resta fuori almeno ancora per un po'.

Il tempo era poco, come quando cenerentola aspettava la mezzanotte, lei era la mia mezzanotte ed io non avrei mai e poi mai sprecato neanche un secondo di lei. Non le lasciai neanche il tempo di riprendersi dall'orgasmo che mi sfiondai sul suo piccolo corpo. I gomiti puntellati ai lati per non schiacciarla sotto il mio peso, mentre i nostri bacini si scontravano famelici.

Più la guardavo in tutta la sua bellezza, più sentivo un disperato bisogno di sentirmi dentro di lei. 

E lei sobbalzò non appena tutto di me andò a scontrarsi contro il suo fondo.

 Era così bagnata che scivolai dentro di lei diretto e spietato. Il suo sguardo mi fece vacillare, è difficile spiegare una sensazione del genere, quel vuoto allo stomaco, quella voglia di piangere dalle troppe emozioni, lei era così, mi mostrava tutto ciò che di bello esisteva con un solo sguardo. 

E mi trovai a respirare a fatica, mi trovai a dover lottare contro me stesso per dominare tutte quelle dannate sensazioni, e mi trovai a dover resistere nello scoppiare sopra quel piccolo corpo che sobbalzava ad ogni mio affondo, puntai i suoi seni che sbattevano nell'aria e ne agguantai uno con la bocca, succhiate avide per il suo capezzolo spettacolare, mentre l'altra mano era salda sul suo ventre, spostai poi la mano in basso fino ad incontrare il suo clitoride, dove mi concentrai abbastanza per farla gemere ed impazzire, diversamente dall'intensità delle spinte, le offrii movimenti lenti e delicati con la mano. 

Cristo, se mi avessero chiesto in quale modo avrei voluto morire, avrei detto questo. Decisamente questo. 

La osservai chiudere gli occhi e subito sentii la loro mancanza. <Melody, guardami> Ordinai.

<Melody?> Ribatté lei aprendo i suoi occhioni.

Cazzo, mi era scappato.

<Ssh, piccola il mondo resta fuori> La azzittii infilandole la lingua in bocca e sbattendole ancora una volta la mia eccitazione fino in fondo. 

Stava per avere un altro orgasmo, ormai conoscevo il suo modo di farmelo capire, respiri più pesanti, mani strette su qualunque appiglio possibile, gambe tremanti e un tremendo modo di muovere quei fianchi. 

Cambiai posizione il più veloce possibile spostandola sopra di me, con le gambe dietro la mia schiena e quel fottuto culo sul mio bacino e la penetrai ancora e ancora, sempre più giù, sempre più forte ed è in quella posizione, con il suo copro tra le mani, la sua bocca sulla mia e i suoi occhi fissi su di me, che scoppiammo entrambi, uno sulla pelle dell'altro per poi rimanere incastrati alla perfezione per qualche secondo, volevo riempirmi i polmoni dei suoi respiri e gli occhi del suo volto. 

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