Capitolo 9

9 2 0
                                    

Le sue mani scivolavano sotto l'elastico delle mie mutande. Si avvicinò al mio orecchio e disse "ti era mancato tutto questo?"
Mi svegliai di soprassalto, sudavo e avevo l'affanno. Guardai la sveglia, ero in ritardo.
Mi lavai e raccolsi rapidamente le mie cose e uscì dal dormitorio.

"sembra che tu abbia visto un fantasma! Che ti è successo?!" disse Ava mentre mi osservava rapidamente.
Non potevo dirle del sogno, era imbarazzante, sapevo che avrebbe capito ma sarebbe scoppiata in una risatina fastidiosa che mi avrebbe messo in imbarazzo.
Joe mi passò di fianco, lungo il corridoio, mi osservò e mi sorrise.
"lo hai visto?" mi disse Ava, con voce stridula. Annuì senza commentare.
"dovresti perdonarlo" disse. Mi inchiodai al pavimento, era come se le converse si fossero appiccicate al terreno. Restai a fissarla, perché diceva una cosa del genere ? "io credo che ti stia dicendo la verità, dovresti dargli un'altra chance" disse scrollando le spalle.

Mi accomodai alla poltrona della caffetteria, lui arrivò in orario e non appena si sistemò disse "non voglio metterti fretta ma tra un'ora ci sono gli allenamenti" fece un espressione dispiaciuta, corrugando la bocca. Mi chiese cosa avessi fatto durante l'estate, in montana e poi disse
"chissà cosa avrà pensato quell'Oliver quando gli hai detto che avevamo rotto" fece un risolino e restò a guardare il caffè mentre lo girava con il cucchiaino.
Cercai di scacciare le immagini del sogno dalla mia testa, che riaffiorarono non appena lo nominò.
"Lui, non ha detto nulla, era solo dispiaciuto" dissi
Fece un'altra piccola risata e poi disse "penso che cercasse di soffiarti via dalle mie mani, ho odiato quella sensazione" non credevo che Joe potesse provare gelosia, tanto meno per Oliver, non era una persona che pensavo ritenesse superiore a lui e nemmeno lontanamente paragonabile.
"mi hai soffiato via tu dalle tue stesse mani" dissi.
Lo vidi fare un'espressione di sofferenza, come se qualcosa, dall'interno, gli stesse facendo del male.
"mi dispiace" disse. Feci un respiro profondo e poi dissi "senti, possiamo continuare a vederci, ti do la possibilità di dimostrarmi che forse non stai mentendo" parlai tutto in un fiato, per evitare di ripensarci mentre pronunciavo la frase.
Vidi il suo viso illuminarsi in un largo sorriso, mi riscaldò il cuore.

Uscimmo insieme per qualche giorno di seguito, andai ad una sua partita e lo aspettai fuori dallo spogliatoio come avevo sempre fatto.
Passeggiamo per le strade desolate e ,per quanto fosse difficile, evitammo di parlare dell'accaduto, per rendere le cose più semplici. Le gialle luci dei lampioni gli illuminavano il viso, facendo risplendere i suoi occhi azzurri. Mi accompagnò fino al dormitorio, salì il gradino e restai a guardarlo per qualche istante, sentivo il suo profumo riempirmi le narici. Gli accarezzai la guancia e lui sorrise godendosi quel tocco. Mi era mancato. Mi allungai verso di lui fino a sentire il suo caldo respiro riscaldarmi il volto. Le nostre labbra si toccarono in un bacio a stampo, non fu rapido, ebbi difficoltà a staccarmi da lui. Mi guardò, mi tirò a se avvolgendomi con un braccio e riprese a baciarmi. Sentì le farfalle nello stomaco quando la mia lingua toccò la sua. Sapeva di menta, come sempre.
Aprì la porta del dormitorio e quando si spalancò quasi finimmo per terra.Sentì il caldo respiro della sua risata sul mio volto e poi riprese a baciarmi. Lasciammo cadere i cappotti sul pavimento e poi mi mise seduta sul letto. Mi sfilò lentamente i pantaloni e quando sentì le sue mani fredde toccarmi le cosce fui percorsa da un brivido. Mi baciò delicatamente l'interno coscia "vuoi che continuo?" bisbigliò. Gli dissi di si e lui eseguì. Lo sentì salire, sempre ti più, poi alzò la testa e mi sorrise maliziosamente. Mi sfilò la maglietta e io feci lo stesso, rivelando i suoi muscoli.Lasciai scorrere la mano sulla sua schiena e mi eccitai quando sentì la sua spalla contrarsi. Si sfilò i pantaloni e poi i boxer "sicura di volerlo fare" mi guardò, e i suoi capelli, seppur più corti dell'ultima volta, mi solleticarono il volto. "si, lo voglio" gli dissi. Lui si allungò verso il mio comodino, sapeva che avrebbe trovato lì i preservativi. Restai ferma a guardarlo mentre lo infilava e poi mi sorrise, si chinò verso di me e mi baciò. Quando lo infilò senti tutto il mio corpo palpitare, mi era mancato "sei sicura ?" disse
"ti prego..." sussurrai. Lui mi baciò ancora una volta e continuò "cazzo se mi sei mancata" disse. Iniziò ad entrare e uscire con rapidità, sussultai e lui si eccitò ancora di più.

Mi strinsi tra le sue braccia "mi sei mancata davvero" disse, sembrava emozionato "credevo che non mi avresti mai più dato la possibilità di sfiorarti" bisbigliò.Mi lasciai accarezzare da lui e mi addormentai tra le sue braccia.

Non stavamo insieme, ma ci vedevamo. Facevamo continuamente sesso, nei bagni dell'università, nella sua auto, lo facemmo perfino sul retro dello stadio di Hockey. Le cose andavano bene tra noi due, credo che entrambi volessimo una relazione, ma eravamo troppo spaventati per ricominciare, fino a quando
"stasera ci sarà un gala, ci saranno gli altri ragazzi della squadra di hockey, alcuni si stanno facendo accompagnare dalle loro ragazze mentre altri da amici" avevo paura che me lo stesse dicendo solo per informarmi o per giustificare la possibile presenza di Taylor a quell'evento, ma poi continuò "se vuoi puoi accompagnarmi, non sarà strano" osservai le sue dita accarezzarmi il petto. Pensai al fatto che, dopotutto, sarei potuta andare come sua amica.
"si, certo, ci sono" dissi.

Arrivammo al gala, era in un palazzo color crema, con grandi finestre e un ingresso luminoso da cui si potevano vedere i volti divertiti delle persone nella sala. Il lungo e aderente vestito nero mi provocava un forte prurito su tutto il corpo, passai l'intero viaggio di quattro ore in auto a scollarmelo di dosso.
"sei bellissima" mi disse Joe. Non mi baciò, credo che stesse cercando di non mettermi in imbarazzo davanti a tutti, era una sensazione che conoscevo bene.
Entrammo, percorremmo la grande sala e dopo aver salutato i ragazzi dell'hockey andammo verso il buffet. Vidi Taylor, parlava con il cameriere, lasciai il piatto sul lungo tavolo, mi sentì vuota, come una carcassa lasciata a marcire. Andai verso l'angolo bar e iniziai a buttare giù qualche bicchiere di champagne "vacci piano" disse divertito il barman.
Lo guardai, se aveva intenzione di flirtare, aveva sbagliato serata "puoi farmi qualcosa di più forte....doppio" lo intimai. Lui sghignazzò sotto i baffi e disse "come vuoi" ed eseguì.
Tirai un sorso dal quarto drink che il barman fece, l'aria fresca che triava sul marciapiede mi rinfrescava i pensieri offuscati dall'alcol. Mi voltai verso la sala, lui era lì, bellissimo come sempre e Taylor con i suoi genitori gli scambiavano qualche chiacchiera. Lei rideva, continuava a muovere i capelli di qua e di là mentre suo padre posò una mano sulla spalla di Joe in segno di amicizia. Pensai che era giusto così, il ricco ragazzo, campione di hockey, con la ragazza ricca che ben presto sarebbe diventata modella.
Tirai fuori il cellulare dalla tasca, traballavo sui tacchi e la mano, che oscillava, mi rendeva impossibile leggere le scritte sul cellulare. Mi avvinghiai al muro dell'edificio, quando quasi cascai per terra. Guardai il mio telefono, con lo schermo rivolto verso il pavimento. Lo tirai su quando sentì qualcuno chiamarmi, mi voltai in tutte le direzioni e mi sentii una stupida quando realizzai che la voce proveniva dal cellulare. Lo posai rapidamente sull'orecchio e dissi "prontoo??" le parole fuoriuscivano dalla mia bocca senza alcun controllo, era come se la lingua fosse direttamente collegata al mio cervello "Amelia?" riconobbi immediatamente la voce, era Oliver. Mi senti bruciare. "ei Oliver!" esclami. Lo senti ridere dall'altro lato del cellulare "sei ubriaca?" mi chiese "giusto un po' " risposi, non era vero, ero totalmente, completamente ubriaca.
"Amelia, Joe è con te?" smise di ridere e pronunciò quelle parole con tono preoccupato. Mi voltai verso la sala, guardai Joe e agitando il bicchiere in avanti e indietro dissi "lui è lì dentro a divertirsi, è tutta la sera che parla di affari, adesso sta parlando con TAYLOR" dissi strillando "che coglione" lo senti bisbigliare "io penso che dovrebbe ignorarla, non dovrebbe più parlare se vuole veramente me, nemmeno di affari" dissi con la voce incrinata, stavo per piangere "si,dovrebbe" disse lui. Iniziai a piangere "penso, penso che andrò a casa" dissi iniziando a barcollare per la via buia "Amelia dove sei?" sentì un rumore di chiavi e una porta chiudersi in sottofondo "troppo lontana da permetterti di venirmi a salvare" ridacchiai. Lo immaginai arrivare dentro al suo pick up scolorito e mi scappò un sorriso. "sono a Spokane, in un grande palazzo color crema" mi voltai di scatto e attaccai il telefono quando Joe mi chiamo da infondo la via. Gli corsi incontro traballando sui tacchi. "hai finito di parlare con Taylor ?" gli dissi alzando il bicchiere in aria. Me lo sfilò dalle mani e disse "lo sai che è per l'hockey" e poi mandò giù l'ultimo sorso del mio drink, lasciando cadere il bicchiere plasticoso sul terreno. Mi misi a ridere "tutto è per l'hockey, tutto è per la tua crescita personale, se mi amassi veramente non le rivolgeresti più la parola, ma l'hockey è più importante della tua ragazza, o sbaglio?" gli dissi con tono di sfida. Si passo la mano sul viso e buttò la testa indietro "non le parlerò più se è questo quello che vuoi" disse rassegnato e poi avanzò verso di me, mi mise una mano sulla guancia e disse "abbandonerei anche l'hockey per te" ovviamente non gli credevo, nonostante sembrasse sincero. Mi alzò in braccio "mettimi giù urlai" mi rassegnai quando notai che non ne aveva la minima intenzione.Si incamminò lungo la strada buia. Mi posò sui sedili posteriori dell'auto e chiuse lo sportello, poi si sedette sul sedile anteriore e inziò a guidare.

Hidden TruthsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora