Capitolo 13

10 2 0
                                    

4 anni prima 
                                        OLIVER
Mi ribolliva il sangue nelle vene, non avevo mai creduto di poter provare così tanta gelosia, ma quando la vidi abbracciata a Jason Foster, il capitano della squadra di basket, mi sentì come esplodere e che il fumo di quell'esplosione sarebbe uscito a scoppio dalle mie orecchie. Era la notte sotto le stelle, erano tutti un po' ubriachi, ma Amelia no.
Jason la baciava pronunciando parole biascicate, ebbi l'impressione che da un momento all'altro le avrebbe potuto vomitare sopra. Ogni tanto lei mi guardava, dall'alto della sua popolarità. Era evidente che fosse diversa, non era popolare perché le piacevano le attenzioni e la fama, lo era perché era bella e simpatica "Oliver vieni qui" mi intimò battendo la mano sul tronco su cui era seduta. Mi accomodai tra lei e Jason, le spalle di lui mi schiacciavano contro di lei ma non provai nulla, solo fastidio. Lui mi passò un drink e tirai un sorso, la gola mi bruciò e tossì come un drago sputa fuoco
"dai a me" disse Amelia. Era il suo primo drink della  serata e forse anche l'unico. Quando Jason la fece sedere su di lui fu come se gran parte del mio cervello stesse per scoppiare in un urlo, così mi alzai e andai verso il mio nuovo,ma già da rottamare, pick up. Ci entrai dentro e poggiai la testa sul volante stremato, come se quella visione mi avesse risucchiato via tutte le energie. Ero uno stupido, perché io non riuscivo ad essere così ? Perché non riuscivo a dirle che,in ogni centimetro del mio corpo, mi piaceva.
Lei diede un colpetto al finestrino del sedile del passeggero, aggrottò la fronte e si strinse nelle spalle, io mi allungai verso la maniglia e la aprì. Lei strisciò dentro e disse  "che ti prende?" le avrei voluto dire che quando la guardavo con quell'essere di Jason Foster avevo la sensazione che mi si sarebbe staccata la pelle dal corpo rimanendo come un ammasso di muscoli e nervi "non capisco, all'inizio dell'anno mi era sembrato che non ti piacesse" commentai veloce, per la prima volta non mi sentì imbarazzato ad enunciare i miei sentimenti, era come se la lingua, spinta dalla rabbia, sputasse fuori le parole.
"non ho mai detto questo.." disse lei fissando il retro della macchina parcheggiata davanti a noi "in quel periodo credevo che lui fosse interessato a me ma era stato sorpreso a palpeggiare Nora dietro la scuola, quindi quando quella volta lo abbiamo incontrato al lago ero furiosa con lui" disse rapidamente. Tutti i puntini si collegarono, io avevo ingenuamente creduto che lei fosse venuta via con me perché mi preferiva, ma in realtà era solo arrabbiata con il suo nuovo fidanzatino. Il dolore si fece spazio nella rabbia e mi sentì frustrato.
"voglio andare a casa" commentai con un filo di voce
"se tu hai intenzione di restare qui con dei perfetti idioti sei libera di farlo. Io non ho intenzione di sprecare un altro secondo del mio tempo a vederti con quello lì" la guardai, era come paralizzata e fu a quel punto che desiderai non aver mai detto quelle parole. Lei aprì la portiera e uscendo disse "sei un tale stronzo Oliver" poi la chiuse con violenza e andò via. Scesi con rapidità dall'auto e urlai "io sono lo stronzo ?". Lei si fermò, le converse consumate strisciarono sulla brecciolina e quando la guardai aveva gli occhi piedi di lacrime.
"ma è possibile che sei così stupido?" gridò mentre mi veniva incontro. Arrivata a pochi centimetri da me mi spinse e disse "cazzo ma non capisci che mi piaci, è tutto l'anno che ti sto dietro e tu non mi dai nemmeno un segnale. Sono sempre io a doverti cacciare fuori dalla bocca delle belle parole. E adesso che mi avvicino ad un altro improvvisamente sei innamorato di me??" strillava arrabbiata, credevo di aver messo a posto tutti i pezzi del puzzle ma a quelle parole mi frammentai. Io le piacevo, ero stato un codardo per tutto l'anno, impaurito dal fatto che lei mi avrebbe potuto rifiutare. "io ti piaccio?" gli chiesi con un filo di voce. Senti che sulla mia forte si stava creando un velo di sudore. Lei si passò le mani sulle guance per asciugarsi le lacrime e disse "non era evidente?" e in effetti lo era. Amelia mi aveva sempre confessato i suoi sentimenti, era lei a spingermi ad uscire insieme ed era lei a cercarmi sempre, ero solo un codardo. Avevo paura che la mia presenza la facesse imbarazzare davanti ai suoi amici ma in realtà non era affatto così. Continuavo a guardarla, non sapevo che fare, non sapevo nemmeno che dire "mi dispiace" dissi con un filo di voce "credevo che tu avessi capito che mi piacevi" ero come paralizzato, non credevo che sarei mai riuscito a tirar fuori quelle parole da dentro di me.
Lei fece un risolino nervoso e poi disse "vado a casa" si girò e iniziò a camminare nella direzione opposta alla mia e io la lasciai andare.

Passarono le settimane e io e Amelia non ci vedevamo dalla serata sotto le stelle. Mi occupai della ditta di mio padre e mi portai avanti con i compiti per le vacanze.
"si può sapere quando ti riprenderai?" la voce di Liam mi passò attraverso le orecchie e io feci finta di non sentirlo. Liam era il mio migliore amico e forse l'unica persona con cui condividevo i miei interessi, insieme ad Amelia.
"cazzo Oliver ti sto parlando" con un rapido gesto spense il pc e vidi l'alieno blu in primo piano sparire nello schermo nero. Mi voltai sbuffando verso Liam e gli dissi "cosa vuoi?" lui rise come per dire "fai sul serio?" e poi passandosi una mano nel lungo ciuffo di capelli neri disse "non puoi più stare così per lei" Liam era dell'idea che lei avesse preso la sua decisione e che nonostante fossi stato un completo idiota a non confessare i miei sentimenti a lei, ormai il treno era passato e dovevo riprendermi.
"andiamo alla festa di stasera, a casa di Dylan" annunciò lui su di giri. Non ci volevo andare, odiavo le feste e odiavo ancora di più QUELLA festa perché sapevo che lei era lì, con Jason. "no, io non ci vengo" dissi posando una mano sul tasto di accensione del pc. Liam me la tolse in un brusco gesto e con voce sicura disse "no! tu ci vieni!"

Percorsi il viale della villa di Dylan seguendo a ruota Liam. Dalle grandi finestre fuoriuscivano luci a strobo colorate e la musica da discoteca era così forte da farmi pensare che la casa sarebbe anche potuta crollare. Alcuni ragazzi erano stesi sul prato a pomiciare e io distolsi rapidamente lo sguardo. Entrammo nella casa, era piena di ragazzi del nostro anno e alcuni più grandi. L'odore di erba e di sigarette mi riempi le narici pungendomi il naso.
Henry, un amico di Liam, ci salutò e ci aggregammo a lui seguendolo in cerca degli alcolici. Entrammo nella cucina, Nora era seduta sul bancone e Jason si faceva spazio tra le sue gambe mentre la pomiciava. Liam mi rivolse uno sguardo e io pensai subito 'dov'è Amelia?' . Henry ci diede una birra e io la iniziai a bere, non mi piaceva, ma da quando lavoravo sotto al sole per la ditta di mio padre, le persone me la offrivano di tanto in tanto e io iniziai ad apprezzarla.
Seguì Liam nel soggiorno della casa, era la zona dove le persone erano più concentrate. Alcune ragazze mi si strusciarono sopra, come un formaggio spalmabile e io mi divincolai da ognuna di queste e Liam mi guardò male. Mi guardai intorno, odiavo essere lì, il cattivo odore, le persone ubriache e la musica a palla. Quando mi voltai verso le scale la vidi, o meglio, la riconobbi dalle converse scolorite e i capelli ondulati. Dopo un istante sparì al piano superiore. Mi feci spazio tra le persone mentre Liam mi urlava "dove vai?" non gli risposi e arrivato alle scale le salì rapidamente. Lei era lì, seduta per terra con la schiena poggiata al muro, guardava ripetutamente l'orologio mentre con voce sottile faceva un lieve conto alla rovescia "5...4...3..2...1.." poi chiuse gli occhi e fece un lungo sospiro.
"buon compleanno" bisbigliai. Lei si voltò e mi rivolse un lieve sorriso. Il volto era rosso e gli occhi lucidi.
"si sono dimenticati tutti" disse. Mi sedetti affianco a lei, le strinsi una mano e mi sentì come se avessero accesso un fuoco che ormai era spento da troppo tempo. Lei posò la testa sulla mia spalla e non disse nulla. "io non mi sono dimenticato" bisbigliai. Frugai nella tasca della giacca e tirai fuori una scatolina rosa su cui avevo posizionato un grande fiocco rosso. Lei fece rimbalzare lo sguardo dalla scatolina a me. Le sorridi e poi prese la scatola tra le mani. La aprì e adagiato a nascondere il regalo c'era un piccolo bigliettino su cui avevo scritto 'mi dispiace' . Lei non mi guardò ma fece un lieve sorriso alzando lievemente un lato della sua bocca, poi sollevò il foglio e osservò la sottile catenina dorata. Girò il ciondolo e lesse la frase che avevo fatto incidere "If whatever happens remember, I did, I do And I will love you" fu la mia mossa, la mia giocata finale del mio personalissimo videogame e quando lei alzò lo sguardo ricolmo di lacrime per guardarmi capì di aver vinto. Quando si avvicinò a me e mi accarezzò la guancia sentì il mio cuore accelerare, come un cavallo al galoppo. Sentì il calore delle sue labbra avvicinarsi alle mie e quando si toccarono fui pervaso da un'esplosione di emozioni. Mi sentì trasalire quando la mia lingua toccò la sua e mi percorse un brivido quando la sua mano mi attraversò i capelli, sapeva di zucchero, come una piccola fragola dolce. Quando le nostre labbra si toccarono avevamo la fronte poggiata l'una sull'altra, sorridemmo e quando senti il calore della sua risata sul volto pensai che ne volevo ancora e ripresi a baciarla.

Nei giorni seguenti mi costrinse a portarla nella gioielleria in cui avevo preso la sua collana e ne acquistò una identica alla sua per me. Da quel giorno decisi che non l'avrei mai più tolta.

Hidden TruthsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora