Capitolo 7

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Mary's pov

È da tutto il pomeriggio che entro ed esco dai locali per vedere se qualcuno ha bisogno di personale.
Il vecchio posto dove lavoravo ha chiuso e adesso devo trovarne un'altro al più presto possibile. Altrimenti mia madre non riesce a pagare per tutta la famiglia.

La mia famiglia è molto numerosa, sono la maggiore di sei fratelli e ognuno si prende cura dell'altro. Poiché tutti sono ancora piccoli, posso solo andare io a lavorare, oltre a mia mamma.
Non abbiamo un padre perché ci ha abbandonati 4 anni fa. Quello stronzo ha preferito andare con una più giovane di lui, ha preso tutti i soldi della famiglia ed è scappato; ci ha lasciati senza nulla e non lo perdonerò mai per quello che ha fatto. Ma non ci voglio neanche pensare, devo avere la mente libera se voglio un lavoro.

I miei fratelli sono un insieme di emozioni in una botta sola.
Josh, il secondo genito, ha 13 anni ed è sempre stato un ragazzo ribelle, ma, nonostante questo, capisce quali sono i limiti da non superare.
Marcus, 10 anni, è il bambino più dolce su questa terra, buono con tutti e sempre gentile.
Alicia, 9 anni, una bambina furba, lo si capisce dai suoi occhietti vispi e dal sorrisino malefico.
Jack, 7 anni, è il buffone della famiglia, ha sempre la battuta pronta e fa ridere tutti.
Lexi, la più piccolina, 5 anni, una bambina tranquilla e dal cuore grande.

Infine mia madre, la donna che stimo e ammiro, è la mia figura di riferimento, è forte e coraggiosa, non si è abbattuta dopo l'abbandono di mio padre e ha sempre pensato al nostro bene.

Mentre cammino vedo un locale con la scritta a neon illuminata, decido di entrare, ormai ho fatto trenta facciamo trentuno.

Apro la porta e faccio qualche passo.

<<Buonasera.>> Sento una voce darmi il benvenuto. Alzo la testa e mi blocco sul posto.
Altea Johnson è dietro al bancone e mi guarda con stupore.
Subito dopo fa un ghigno e mi squadra dall'alto verso il basso, si passa la lingua sul labbro inferiore e, dio mio, sento un calore improvviso.
Mary, svegliati subito.

<<Bene, bene, bene, guarda un po' chi c'è qui. Mary Clark, ma che sorpresa, che c'è, ti mancavo troppo?>> Mi chiede con un sorriso da stronza qual'è.

<<Johnson, quando mi mancherai,  significa che sarò così tanto disperata da venirti a chiedere compagnia. Quindi, oggi non è quel giorno.>> Rispondo di rimando.

<<E allora che cosa ci fai qui?>>

<<Sono venuta a chiedere se servisse una nuova barista o qualsiasi altra cosa. Appunto per questo, mi potresti dire dove si trova il tuo capo?>> Lei mi guarda di nuovo e va dietro ad una porta, dopo poco, esce con un'altra persona. L'altra donna, che presumo sia la padrona, avrà sui quarant'anni, ha i capelli biondi legati in una coda alta e mi rivolge un sorriso.

<<Buonasera, Altea mi ha detto che stai cercando lavoro, vieni pure nel mio ufficio che ne parliamo.>> Annuisco e la seguo nell'ufficio, entro e le pongo la mano presentandomi.

<<Salve, sono Mary Clark.>> Mi porge la mano anche lei e si presenta.

<<Ciao, io sono Jenny e, da quel che ho capito, vorresti lavorare qui, giusto?>> Mi chiede gentilmente.

<<Si, ne ho davvero bisogno di questo lavoro. Sono andata da qualsiasi parte e mi hanno sbattuto tutti la porta in faccia. Spero che lei mi possa prendere.>> In questo momento mi faccio pena da sola, ma purtroppo è così, ho fottutamente bisogno di un lavoro.
Jenny mi guarda con tenerezza e vedo nei suoi occhi la compassione.

<<Va bene Mary, ti faccio fare un mese di prova, se vai bene ti pago quel mese e ti assumo a tempo pieno. Inizi lunedì, va bene?>> Al sentire queste parole sgrano gli occhi e guardo Jenny come Axel guarda Sex and the City, con meraviglia.

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