Capitolo 4

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Esmeralda's pov

Flashback                                                                                                            Esmeralda 13 anni, Rafael 15 anni.

10 Dicembre 2020

È una giornata fredda, giusta per questo momento. Oggi è il primo anniversario di morte di mia madre e sono scappata dalla casa dei miei nonni per andare al cimitero a trovarla.

Cammino con mille pensieri per la testa e l'angoscia che mi assale il cuore, non so se sono pronta a vederla. Durante quest'anno non sono mai andata a trovarla, perché ogni volta che mi trovavo davanti al cimitero, mi giravo e me ne andavo via, senza il coraggio di entrare.

Senza che me ne accorga mi ritrovo davanti al cimitero, dove constato che non c'è nessuno, suppongo per il tempo.

Rimango ferma e interdetta. Me ne vado via o mi faccio forza e m'incammino? Diamine è così difficile. Faccio un bel respiro e decido di superare la mia paura più grande ed entro nel cimitero. Vado verso la tomba di mia mamma, lentamente e silenziosamente.

Dopo diversi giri la trovo e mi ci piazzo di fronte. L'ansia mi sta mangiando viva e mi ritrovo un macigno nel petto, che pesa sempre di più, vederla così mi strazia e, inconsapevolmente, inizio a tremare e a non respirare più. Sono bloccata davanti a lei e non ho neanche la forza di fare un minuscolo passo.

<<Ciao mamma.>> Dico con gli occhi lucidi e la voce rotta. Vorrei tanto sentire la sua voce, era soave e gentile e mi tranquillizzava sempre.

Le lacrime fuoriescono senza controllo e il mio cuore batte all'impazzata, incapace di fermarsi. Alla fine crollo, cadendo sulle ginocchia, stringo i pugni e il mio corpo prende a tremare e ad avere spasmi. Mi sento mancare l'aria e a malapena respiro. Non so con quale forza, inizio a gridare, urla di dolore, tristezza, disperazione e tutto ciò che avevo trattenuto fino ad ora.

Vedere la sua tomba è stato come se mi si fosse crollato il mondo addosso, come se solo adesso mi fossi resa conto che lei non c'è più, perché io non lo avevo ancora realizzato, nonostante i funerali e tutte le procedure, avevo ancora quella speranza che lei ci fosse, che un giorno varcasse la porta di casa con il suo bel sorriso splendente e che ritornasse tutto come prima.

Purtroppo non è così e non lo sarà più e devo accettare questa cosa, nonostante mi venga veramente difficile.

Mi calmo un pochino e prendo un bel respiro, mi avvicino di più alla struttura marmorea, l'accarezzo e prendo parola.

<<Come stai? Spero bene, io, invece, non sto passando un bel periodo. Vivo dai nonni, poiché papà non c'è mai, è sempre impegnato con il lavoro e quando è libero non mi guarda e non mi parla. Non capisco perché si comporti così nei miei confronti, non gli ho fatto nulla, eppure, quando provo ad avvicinarmi a lui, mi evita e si allontana. Vorrei tanto che ritornasse il mio Papà, che mi portava sempre in giro con lui e che mi trattava da principessa.>> Mi fermo e respiro.

<<Ma ciò che vorrei più di tutto è che tu ritornassi qui da me e con me. Ho bisogno di vederti, ho bisogno dei tuoi abbracci che mi sciolgono il cuore e dei tuoi baci sulla fronte che mi rassicurano. Ho bisogno delle tue carezze delicate, delle fiabe della buonanotte raccontate da te e del tuo aiuto per farmi le acconciature ai capelli. Ho bisogno del tuo profumo e dei tuoi consigli, perché mi manchi, mi manchi da morire e non riesco a stare senza di te. Ho bisogno che tu faccia ritornare papà com'era prima, di riappacificare il nostro rapporto e ho bisogno di te al mio fianco perché tu sei la mia roccia e la mia ancora di salvezza.>> Un altro respiro.

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