Capitolo 5

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⚠️ATTENZIONE⚠️ Questo capitolo contiene scene di omofobia e violenza fisica. Se non volete leggere la prima parte del capitolo non preoccupatevi. Detto questo buona lettura!

Jason's pov

Buio.

Il buio è tutto quello che vedo in questo momento. Sono seduto su una sedia e sento che ho i polsi legati dietro la schiena.

Ad un certo punto una forte luce mi viene puntata in faccia e mi ritrovo davanti i miei genitori, con le braccia conserte e la schiena dritta. Mi guardano in modo disgustato e rabbioso e io mi chiedo che cosa diamine abbia fatto.

<<Jason Smith, figlio unico della famiglia Smith e futuro erede della nostra azienda...>> A parlare è mia madre, prende un'attimo di respiro prima di continuare il discorso.

<<Avevi la possibilità di diventare una persona importante e rispettata, ma hai deciso di rovinare tutto.>> Rovinare tutto? Ma che ho fatto adesso? Non credo di aver fatto qualcosa di grave sono sempre stato attento a ciò che facevo.

<<Ma madre non sto capendo, che cosa ho fatto?>>

<<Silenzio!>> Tuona mio padre e io mi zittisco subito, ho sempre timore di lui.

<<Pensavi che non l'avessimo mai scoperto eh? Ti abbiamo visto, più volte aggiungerei, baciarti con altri ragazzi.>> Cazzo. Non è possibile, no, l'ho sempre tenuto nascosto, sono sempre stato guardingo, sono nella merda.

Rimango fermo, con gli occhi sbarrati e il respiro corto.

<<La tua reazione mi dà solo la conferma. Proprio per questo ti meriti una punizione bella tosta.>> Non mi dà neanche il tempo di parlare che sento una presa ferrea ai miei capelli e una mano potente mi arriva sulla guancia. Mio padre mi ha appena tirato uno schiaffo, la guancia mi brucia e credo che mi esca il sangue visto che ha indossato gli anelli per farmi ancora più male.

Trattengo le lacrime, non devo mostrare nessuna debolezza, questo è quello che mi hanno sempre insegnato.

<<Hai osato disprezzare la tua famiglia, infangare il nostro nome. Non meriti neache di avere il mio cognome, mi fai schifo!>> Un'altro schiaffo, ancora più potente, reprimo il dolore e mando giù.

<<Ma soprattutto, hai osato andare a letto con Alex Long. Uno degli Scorpions, fai schifo!>> Sta volta mi tira un pugno sul naso, credo che me lo abbia rotto, reprimo un urlo di dolore. Sento le lacrime agli occhi e il respiro mozzato, ma non mostro nulla, non voglio dargli soddisfazione.

Mio padre ha il respirone. A questo punto prende parola mia madre.

<<Perché ti sei rovinato così, non va bene essere omosessuali, è una cosa sbagliata. Proprio per questo abbiamo deciso di chiamare una persona specializzata nell'eliminare gli impulsi sessuali verso gli uomini.>> A queste parole sgrano gli occhi, non ci posso credere, come può dire, o anche solo pensare, una cosa del genere?

<Spero che tu stia scherzando, io non farò nulla del genere.>> Non ho nessuna intenzione di fare qualsiasi cosa loro abbiano in mente di fare.

<<Ma tesoro, ti farà bene fidati, ti piaceranno nuovamente le ragazze così potrai avere un'erede dopo di te.>>

<<Ma ci pensi prima di formulare una risposta oppure no? Parli dell'omosessualità come se fosse una malattia.>>

<<Infatti è una malattia e tu ne devi guarire.>> Afferma mia madre e ne sembra pienamente convinta.

<Tu sei pazza.>>

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