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"Quando i begli occhi di una donna sono velati di lacrime, è l'uomo a non vederci più chiaro."
DELPHINE GAY DE GIRARDIN.

Non mi piaceva piangere davanti ad altre persone, e se accadeva, poteva essere solo con chi avevo molta confidenza. Sfortunatamente quella sera mi vide quel ragazzo con gli occhi a mandorla, tanto bello quanto arrogante. Raiden.

Sospettai che a Blair piacesse molto, perché appena ci propose di fermarci da lui prima di andare, parve entusiasta. Accettai anche se controvoglia. Mi sentii a disagio a stare con loro e soprattutto con lui. Non eravamo amici e il nostro rapporto non andava a gonfie vele.

L'appartamento di Raiden non era modesto ma a me sembrava di essere intrappolata in quelle pareti. Non vedevo l'ora di andarmene. Avevo talmente sete che ho preso quei cocktail alcolici, dato che non potevo bere nient'altro ed era anche gratis. Mi girava la testa e volevo semplicemente tornarmene a casa.

Guardai Isobel aspettando una sua risposta, doveva prendere l'autobus, quindi c'era la possibilità che probabilmente sarei rimasta da sola.

«Non sei da sola in mezzo alla strada, Raiden non ti mangerà!»Ribatté parlando a bassa voce.

«Si spera.» Risposi.

Lui però mi guardava costantemente, come se volesse scoprire qualcosa che tenevo nascosto. Avrà capito il motivo delle mie lacrime?

«Anche io ora me ne devo andare.» Disse Isobel, con una faccia come per dire:"Non odiarmi" , dato che ero rimasta sola. Tutti gli altri se ne erano già andati.

«Mia mamma non è ancora qui, credo che ci metterà un po'.» La guardai chiedendole aiuto in modo discreto.

«Non posso fare altrimenti, e comunque non sei sola, sono sicura che non sarà la fine del mondo se rimani per un po' insieme a lui.»

Mi arresi perché non potei fare altro. Incrociai lo sguardo di Raiden, si notava una scintilla nei suoi occhi.

Isobel se ne andò, e io prima di lasciarla andare la abbracciai e le dissi:«Me lo ricorderò». Lei mi diede un bacio sulla guancia e mi sorrise per farsi perdonare.

Rimasi in piedi mentre Raiden mi guardava aspettando una mia mossa. Era difficile quella situazione, soprattutto se lo avevo davanti in canottiera. Si accese la sigaretta e me la offrì.

«No, grazie. Non fumo.» Rifiutai.

Fece spallucce e mi invitò a sedermi. Vicino a lui.

«Sto bene in piedi.»

«Basta fare la timida un po' acida.» Borbottò, sembrava una provocazione.

«Assolutamente no, vedi ora sei contento?» Gli chiesi mettendomi comoda sul divano.

Rise. Era la prima volta che non rideva maliziosamente. Sembrava quasi carino.

«Che ridi?»

«Nulla. Sei una ragazza particolare.»

«Cosa intendi con particolare?»

«In senso positivo, non era per insultarti.»Precisò.

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