AUSTIN

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Quanto sei disposto a perdere per nascondere un segreto che non è tuo?

Martina G.

QUALCHE ANNO PRIMA

<Va bene, accetto>

<Non avrai più il tempo per nient'altro>

<Ho detto che accetto>

PRESENTE

<Forza razza di rammolliti! Muovete il culo, o ve lo prenderò a calci se venerdì perdete!> Fu il Mister ad esordire così.

<Cazzo, questo è un fottuto massacro>, commentai probabilmente a voce troppo alta dato che nel giro di un secondo mi trovai faccia a faccia con il Mister, sentii le gocce di sudore scivolarmi sul collo per terminare poi la loro corsa disperata nella stoffa della canottiera, alcune riuscirono per sino ad arrivare ai pantaloncini.

<Thomson, Cosa succede? Non ti vedo per niente in forma>Ringhiò a denti stretti.

Il suo sguardo era tutt'altro che contento, io lo guardavo esausto, ero davvero stanco e non più abituato a tali fatiche, non ero più entrato in campo da parecchio tempo, ma nonostante ciò avevo comunque continuato ad allenarmi con i pesi, testimone ne era il mio fisico scolpito.

< Non parlo della tua stazza Thomson, ti vedo stanco, e sto parlando di una stanchezza mentale oltre a quella fisica.>

Aveva ragione. Ero stanco, esausto, spompato, dalla vita. Dopo tanto tempo ero riuscito ad ottenere uno sconto.  Ero riuscito ad avere il permesso di tornare a scuola. Almeno avrei potuto portare a termine il percorso di studio. Dopo giorni di lotta, la strega aveva accettato il nuovo compromesso; gli stessi risultati in meno tempo.

Scrollai la testa, in segno di negazione e, con il mio solito fare indifferente riuscii a convincere il Mister di aver sbagliato. Gli avevo spiegato che sarebbe bastato qualche allenamento in più per poter tornare in piena ferma e, non saprei dire se per arresa o per speranza sembrò convincersi.

<Ti tengo d'occhio> Concluse prima di posarmi una mano sulla spalla.

Tornai poi verso il centro in attesa del fischio di ripresa da parte sua.

Nonostante la sua grande severità, sapevamo tutti che il Mister aveva grande rispetto per noi. Ci trattava come figli, lui credeva in noi, forse era l'unico professore a farlo veramente. Proprio per questo che nessun componente della squadra aveva mai riservato brutti commenti verso di lui, a parte qualche maledizione del tutto meritata per l'intensità dei suoi allenamenti.

Dopo altri esercizi e corse varie finalmente la fine.

<Ehi amico, allora?! Come è stato il grande rientro?> Mi raggiunse Mike una volta dentro lo spogliatoio. Anche lui, nonostante non avesse mai perso un allenamento era molto provato.

<Tutto bene> Risposi vago.

In realtà, sapevo benissimo dove volesse arrivare. Lo conoscevo a memoria, conoscevo il suo modo di guardarmi quando doveva chiedermi qualcosa o quando aveva in mente qualcosa, infatti, stanco si, ma rincoglionito no. Lui ormai si era messo in testa di andare al Bloom, e quella era la sua paura. Aveva paura che gli dessi buca.

< Tranquillo, ci vengo al Bloom, però dammi tregua, ho bisogno di andare a casa prima> Lo anticipati avvisandolo però del mio pseudo cambio di rotta.

Diversamente da quanto avevamo deciso in classe, dove gli avevo promesso di uscire subito dopo l'allenamento, avevo deciso di saltare la fase pizza e passare prima per casa. Avevo bisogno di riposare in vista anche dell'impegno che avrei avuto dopo l'uscita con Mike.

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