AUSTIN

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Senza troppi particolari, ho un labirinto nella mia testa, due binari: reale e finto.

A volte non voglio sapere qual è quello giusto perché se ci penso a ciò che è vero, sai, provo disgusto.

Bugie. 

Cit. Ernia.


PRESENTE

Che due coglioni.

Era di nuovo Lunedi. Ed il mio cervello sembrava essere capace a formulare solo quella frase. Ero stanco. Tra il ritorno a scuola, gli allenamenti e gli impegni serali non avevo avuto modo di potermi riposare. Non avevo voglia di iniziare un'altra settimana. Non avevo voglia di iniziare e basta.

Perché si dice 'iniziare'? Iniziare di solito si associa a cose belle. Iniziare un'avventura. Iniziare una nuova giornata. Iniziare una nuova Vita. Ed io non ho niente da iniziare, al massimo ho qualcosa da continuare. Continuare con la solita vita di merda.

Quella mattina era stato Mike a smuovermi dal mio solito sbatti mattutino, mi aveva tartassato di messaggi tra cui l'ultimo, dove mi incitava a sbrigarmi.

              Ti do 5 minuti per arrivare qui. Esci da qualsiasi corpo in cui sei incastrato e muovi il culo                 cazzone.

Non risposi, mi limitai a brontolare mentalmente per poi infilarmi sotto la doccia.

Ero un continuo lamento, anche farmi la doccia quella mattina si era trasformato in una tortura del cazzo.

Si, solitamente quelli erano per me minuti di silenzio, di pace e distacco dal mondo, e invece, l'acqua che continuava a scivolarmi sul corpo sembrava volesse portarmi allo sfinimento, il getto d'acqua mi sfiorava, mi segnava, percorreva tutti i miei muscoli, e sembrava lo facesse piano, non era come al solito, era delicata quasi impercettibile, eppure, la mia pelle non smetteva di elettrizzarsi, anche il suo rumore, sembrava parlare, sussurrarmi all'orecchio qualcosa che io non volevo assolutamente ascoltare. Il suo nome.

Per quale cazzo di motivo mi era venuta in mente lei? Pensai, mentre di getto mi fiondai fuori dalla doccia.

Ancora nudo, con la pelle bagnata e la testa in palla mi accesi una sigaretta.
Non capivo, non capivo perché da quando quello cazzo di ragazzina rompi palle era arrivata in America il mio cervello non riusciva a pensare ad altro.

Non solo il cervello.

Lei non lo sapeva. Non sapeva che con il suo modo di essere. Con il suo corpo. Con i suoi cazzo di balletti aveva avviato una grande lotta dentro di me.

Devo scopare. E non una qualunque devo scopare lei.

L'incoscienza non mi stava dando manforte. O forse sì. Continuava a ripetermi di farlo, e anche subito. Eppure, avevo paura, di cosa? Non saprei, ma sentivo di doverne avere.

Scrollai l'idea di dosso e mi preoccupai di non aumentare il mio ritardo, dopo poco infatti ero già sulla mia moto.

Una volta arrivato al campus. Anche se in netto ritardo accesi comunque una Marlboro, non sarei mai stato in grado di affrontare un allenamento senza una dose massiccia di nicotina.

Assorto tra i piaceri di quest'ultima intravidi Mia, che, con il suo splendido modo di fare stava chiacchierando con uno dei ragazzi del corso. La salutai con un cenno di mano e lei non perse tempo per venire da me.

<Ciao ciccio, siamo un po' in ritardo?> Era così dolce, come potevo arrabbiarmi con lei? le scoccai un bacio sulla fronte senza dire niente. Lei però continuava a guardarmi con occhioni da cucciolo.

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