XII

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Il mattino seguente mi sveglio ancora una volta abbracciata a lui, potrei farci l'abitudine. Il suo profumo mi inebria i sensi ancora attenuati dal sonno, facendomi sentire cullata tra le sue braccia. Mi chiedo dove stiamo andando a finire, io e lui distesi nel letto assieme. Chissà cosa immagina nella sua testa, cosa pensa in questi momenti. La sua presa si fa più stretta e i suoi occhi si schiudono lentamente. Lui sorride e io lo guardo imbarazzata, sul volto ancora presenti i solchi precedentemente creati dalle lacrime.

«Potrei abituarmi all'idea di dormire con te, Black.»

«Assolutamente no.»

Rido mentre scivolo via dalla sua presa cautamente. I miei occhi sono ancora rossi e il viso leggermente paffuto dal pianto. Draco mi scruta cercando di capire se io sia ancora triste o se stia meglio.

«Come ti senti oggi?»

«Un po' meglio, ho bisogno di riprendermi e migliorare l'umore.»

«Vuoi che usciamo o organizziamo qualcosa con gli altri?»

«No no... mi sento ancora stanca.»

«Vuoi che.. rimanga? Posso lasciarti sola se vuoi.»

Certo che no, non voglio che tu te ne vada, apprezzo la tua compagnia e mi sento a mio agio per la prima volta con un ragazzo.

«Potresti restare?»

Un piccolo sorriso si presta sulle mie labbra e lui ricambia, ridendo leggermente e annuendo con la testa.

«Perché non mi suoni qualcosa? Potremmo andare nel tuo dormitorio e suonarmi qualcosa al pianoforte. Mi tirerebbe su il morale.»

L'ultima frase ha un tono scherzoso, quasi volessi stuzzicarlo e lui coglie l'intento. Si alza dal letto e così faccio anche io, Draco apre la porta e mi fa segno di uscire prima di lui.

«Siamo galanti stamattina, eh?»

«Sono sempre un gentiluomo con le donne.»

Come chiude la porta mi prende per mano e ci dirigiamo al suo dormitorio, passando per la sala comune e salendo le scale dell'altra sponda. Entriamo con calma e mi siedo sul suo letto mentre mi versa un bicchiere d'acqua prima di sedersi a sua volta sullo sgabellino di legno nero. Solleva il copri tastiera e accarezza i tasti con esitazione, quasi si vergognasse.

«Suona pure quello che più preferisci, non voglio metterti ansia.»

Lui scuote la testa sorridendo e preme un tasto, poi un altro, le sue dita affusolate si muovono sinuosamente sulla tastiera, le vene risaltano ad ogni movimento delle candidi mani. Lo ammiro, incantata dalla sua concentrazione e dalla passione che emerge nella melodia da lui suonata. I miei occhi sono incollati sulla sua figura, è rapito dal vortice di note che si susseguono a catena in modo dinamico, armonioso e frenetico. Le sue dita scorrono sulla tastiera catturando la mia anima, perché è questo ciò che fa la musica, l'arte. Draco conclude e si volta verso di me, come posso non sorridere stupita.

«Sei bravissimo, davvero.»

«Grazie.»
Una smorfia modesta compare sul suo volto e io mi alzo per avvicinarmi a lui e al pianoforte nero. Accarezzo il dorso di quest'ultimo, Draco ha un'aura accattivante, misteriosa ma al tempo stesso artistica. È l'energia di chi apprezza l'arte, l'espressione dell'Assoluto.

«Hai detto che suoni da quando eri bambino, giusto?»

«Si, mia madre ci teneva che sapessi suonare uno strumento e che mi avvicinassi all'arte. È una donna raffinata, ha sempre voluto istruirmi e avvicinarmi alla cultura.»

«Sembra una donna intelligente.»

«Lo è, penso che ti piacerebbe.»

«Davvero? Com'è?»

My sweet little creature Where stories live. Discover now