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CARLOS

Budapest, 23 luglio 2023

Sono trascorsi venti giorni da quando io e Lando siamo andati a letto. Venti lunghi giorni in cui ho pensato molto. Mi sono posto molte domande. Di una cosa sono certo: non mi sono pentito.

Quella sera mi sono sentito bene, ho spazzato via le preoccupazioni e i pensieri negativi.

Lando è il mio migliore amico. In qualunque modo riesce a risollevarmi l'umore e a farmi sentire apprezzato. In questo ci riesce perfettamente. È l'unico, in realtà.

Con Hélène è diverso: ho dubitato fino all'ultimo secondo se mi amasse, ma ho capito tardi che il suo cuore apparteneva a un altro. In un certo senso ha fatto molto male sapere che mi ha tradito con Charles, il mio compagno di squadra. Di lui mi sono sempre fidato ciecamente. Mi ha pugnalato alle spalle e lo odio.

È lui che odio, non Hel.

Forse dovrei includere anche lei ma non riesco, perché so che lei rimarrà un capitolo importante nella mia vita.

Quanto a Lando...Be', avrei dovuto capire molto prima che provasse dei sentimenti nei miei confronti. O forse avrei dovuto pormi più di una domanda visto che quella sera a Monaco avevo tentato di baciarlo due volte.

Sono trascorsi venti giorni e ora mi trovo dinanzi la sua porta con una tuta da jogging addosso e il pugno a mezz'aria, indeciso se bussare o meno. Alla fine lo faccio. Sono le sei del mattino, dubito mi avrà sentito.

Invece mi apre. Deglutisco alla vista del suo petto nudo e riporto lo sguardo sui suoi occhi verdi.

«Che ci fai qui?» domanda stropicciandosi gli occhi, trovandolo adorabile.

«Devo parlarti»

«A quest'ora? Non possiamo vederci al bar e parliamo con calma?»

«No, non posso aspettare».

Afferro il suo viso tra le mani e incollo le labbra sulle sue. Lando chiude la porta e mi sbatte contro di essa. Mi stringe i fianchi e approfondisco il bacio, tirandolo di più a me. Le nostre labbra si modellano alla perfezione e non vorrei più staccarmi da loro, da lui.

«Che...che vuol dire?» mormora guardandomi, nei suoi occhi c'è speranza.

«Vuol dire che voglio dare un'opportunità a noi. Non mi sono pentito quella notte. Voglio te. Te e nessun altro».

Lando sorride e mi bacia ancora, ancora e ancora.

«Come faremo con i giornalisti? E se ci chiedessero della nostra vita privata?»

«Diremo di farsi una manciata di cazzi loro. Sei mio, Lando. Le altre ragazze possono solo invidiarmi». Il pilota della McLaren si morde il labbro. «Lo stesso vale per te, muppet. Ci apparteniamo»

«Dai, vestiti, così andiamo a correre in circuito. Come i vecchi tempi, no?»

Lando annuisce contento, raccatta una tuta dalla valigia e si veste alla velocità della luce. Usciamo dall'albergo e ci rechiamo verso il circuito. A quest'ora è deserto. Arrivati in curva due, Lando mi trascina verso la barriera di protezione, in un angolo appartato. Poggia una mano sul fianco e si avvicina per baciarmi.

«Sai, mi hai reso molto felice prima», dice bonario, un sorrisetto sulle labbra. «Ah, sì?» ribatto e lo spingo verso la barriera. «Sì», risponde col fiato mozzato quando infilo una mano nei suoi pantaloni.

Mi prende il viso tra le mani e mi bacia.

«Però non sarebbe un luogo consono per succhiarmelo», dice a fatica quando inizio a fare su e giù con la mano.

Flatline // CarLandoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora