Il pentimento si manifesta con maggiore prepotenza, a differenza del coraggio e questo dettaglio mi rende ora una vera e propria pappa molla.
Finalmente ho trovato la forza di ribellarmi al mio stesso sangue e forse solo per questo dovrei essere fiera di me stessa e della mia fermezza, e invece ho paura e vorrei poter tornare indietro nel tempo e vivere gli ultimi quindici minuti della mia vita diversamente, in modo da non ricevere quell'assurda proposta e nemmeno fare i conti con le ripercussioni che so bene arriveranno con la stessa forza di una tempesta.
La mia via di fuga da quella gabbia di matti è una sola e mi costringe a passare per la sala da pranzo dove so che mi attenderà mia madre infuriata non appena si renderà conto del mio rifiuto.
《Katrine dove credi di andare?》urla mio padre alle mie spalle, facendosi spazio nel lungo corridoio per prendermi e impormi la sua autorevolezza come ha sempre fatto.
Mia madre invece, intercettando lo sguardo del reverendo e intuendo il mio colpo di testa si avvicina rapidamente sbarrandomi la strada e stringendomi un polso.
《Che succede?》bisbiglia fingendo una normale conversazione, sorridendo con nonchalance verso i suoi ospiti.
《Continui a essere la solita ragazzina ingrata ed egoista?》chiede a denti stretti, con il volto ricoperto da una smorfia maligna e spaventosa, stringendo sempre più forte la presa con le sue unghie lunghe e smaltate.
《Ancora non hai capito che dopo quello che hai fatto faresti bene a prostarti ai nostri piedi?》chiede ancora, accusandomi tra le righe di essere una vergogna.
Il mio tentativo di fuga fallisce ancor prima di essere messo in atto; mentre i commensali se ne stanno seduti a tavola attoniti e con le posate ferme a mezz'aria tra il piatto e la loro bocca.
《Che cosa ho fatto di male per mettere al mondo una figlia tanto insensibile》dice mia madre in modo teatrale, come se volesse inscenare una tragedia, portando un braccio alla fronte e lasciando la presa sul mio polso per sventolarsi il viso in preda a un presunto mancamento.
《Suvvia Johanne, non giungere a conclusioni affrettate!》dice Darius verso la suocera, mentre consola sua moglie stringendola brevemente e tenta di salvare quel che resta del pranzo e delle loro amate apparenze.
《Sarà meglio che vieni con me!》dice mio cognato, invitandomi a seguirlo fino alla cucina, e benché il mio disprezzo per lui fosse alla pari del resto dei presenti, accetto la sua proposta pur di andare via di lì.
Quando Darius chiude la porta alle nostre spalle, sento come se stessi sprofondando nel vuoto, ancora.
《Ah Katy, Katy, mia tenera Katy!》dice Darius cantilenante, avvicinandosi con un sorriso persuasivo e il volto rosso di rabbia.
《Ti avrò detto un miliardo di volte di non chiamarmi così!》dico prendendo le distanze, indietreggiando fino a toccare con la schiena i fornelli.
Una domestica entra per prendere l'ennesima portata e abbassando il capo va via imbarazzata, lasciandomi in pasto al lupo.
《Perché mi tratti così? Credevo che tra noi ci fosse un'intesa speciale!》dice mio cognato avvicinandosi, posando un dito sul mio polso e tracciando una linea immaginaria in risalita verso la mia clavicola scoperta dallo scollo del vestito.
Quel tocco mi fa rabbrividire e non ho il coraggio di parlare, la mia mente non riesce a elaborare un discorso, sta solo cercando di ricordarmi di respirare.
Tremo in un modo incontrollabile, colta da un attacco di ansia che si tramuterà senz'altro in panico.
Una lacrima mi solca il viso e un lamento sfugge gutturale tra un singhiozzio e l'altro.
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Dannatamente oltre
RomanceLa vita cos'è? Per Katrine è solo una punizione. Tutti noi dobbiamo fare i conti, presto o tardi, con le difficoltà che il destino ci riserva, ma spesso la forza, la fiducia e il coraggio, vengono meno e l'anima si imprigiona in un costante malesser...