Prologo

208 38 27
                                        

20 Giugno 2023
Cimitero di Green - Wood

Le lacrime scendono copiose lungo le guance, mentre osservo silenziosamente quella foto lievemente sbiadita e incorniciata da una fascia di ottone, posizionata con cura sul freddo marmo della lapide.
Sono oramai passati diversi anni dalla dipartita di mia nonna, ma il dolore che provo per la sua scomparsa è ancora vivido.
Continuo a maledirmi per non essere riuscita a darle un ultimo saluto, perché sempre troppo indaffarata e costantemente di corsa per potermi permettere una tregua dall'essere me.
《Andrew smettila di correre》dico priva di tono a mio figlio, che continua a scorrazzare tra le tombe con le braccia aperte, imitando la planata di un aereo.
Il bambino mi affianca per un attimo, prendendo a saltellare sul posto innervosendomi ancora di più.
Ho atteso tutta la settimana per potermi recare al cimitero e ora che sono quì, non sono riuscita nemmeno a dire una misera preghiera per mia nonna; colei che ha sempre preso le mie difese quando tutti mi puntavano il dito contro.
《Mamma andiamo a casa?》chiede il bambino tirandomi lievemente la gonna.
《Sì, tra poco!》rispondo distrattamente, ripercorrendo il ricordo di quei momenti felici passati con la donna che mi ha vista crescere.
《Mamma ho sete!》dice ancora Andrew, tirandomi questa volta per una mano pur di attirare la mia attenzione.
Apro la mia enorme borsa e prendo una bottiglina d'acqua che preventivamente avevo portato con me e gliela porgo.
《È calda, non mi piace!》risponde facendo una smorfia e lasciandola cadere.
《Vuol dire che non hai davvero sete!》esclamo severa, veramente stanca dei suoi capricci.
《Ho caldo, voglio un gelato mamma!》continua lamentandosi e io sbuffo esasperata ed evito di dargli ulteriormente corda, onde evitare altri problemi.
《Andiamo sulle giostre?》chiede spingendomi verso l'uscita con insistenza.
《Adesso lascio questi fiori alla bis nonna e andiamo, potresti darmi almeno cinque minuti?》chiedo accovacciandomi, mettendomi allo stesso livello di mio figlio, proprio come suggeriscono tutte le riviste pediatriche, contando silenziosamente sino a dieci per non perdere le staffe.
《Ma io mi annoio!》risponde piagnucolando, iniziando a infastidire anche le altre persone in visita ai loro cari.
Guardo ancora nella mia borsa e spero di trovare un diversivo che distragga il bambino a sufficienza, in modo da riuscire a portare a termine la mia missione senza incombere in uno show di capricci.
《Ecco tieni!》dico ad Andrew porgendogli un aereo improvvisato con la ricevuta della sartoria.
Il bambino riprende la sua planata immaginaria, simulando il rumore del motore, correndo sul prato appena tosato che circonda la grande cappella.
Riesco frettolosamente a posare un'orchidea rosa nel portafiori e a pulire il terriccio e la corteccia che sporcavano la tomba bianca.
Sto per salutare mia nonna, abbracciandola mentalmente come quando mi recavo a casa sua e per un attimo ho giurato di sentire il suo buon profumo di sapone di Marsiglia.
La mia visione si interrompe quando sento il pianto di mio figlio giungere alle orecchie.
Mi guardo immediatamente intorno e lo vedo a pochi passi da me, caduto sul selciato dopo essere andato a sbattere contro un tipo che mi ricorda tanto RoboCop.
Raggiungo subito il bambino e dopo essermi assicurata che non si fosse fatto troppo male, lo prendo in braccio, pronta a scusarmi con quel signore.
《Dovrebbe legarlo a un palo, come si fa con i cani!》dice l'uomo anticipando ogni mia mossa e parandosi avanti con prepotenza.
《Come?》chiedo confusa, sicura di aver certamente capito male.
Il tipo ha una tenuta da motociclista e indossa un casco integrale nero, con la grafica della testa di Medusa che gli copre tutta la circonferenza con dei serpenti di colore oro.
Risulta veramente difficile  comprendere le sue parole imbacuccato in quel modo.
L'uomo, come se avesse intuito i miei pensieri, alza la visiera, rivelando uno sguardo contrito e degli intimidatori occhi blu notte.
《Ho detto che dovrebbe legare il bambino a un palo, come si fa con i cani oppure potrebbe pensare di mettergli un collare e un guinzaglio!》dice più chiaramente confermando i miei sospetti e infierendo anche.
Le sue parole mi lasciano sbigottita, chi diavolo si crede di essere?
《Ma come si permette? È solo un bambino!》esclamo prendendo ovviamente le difese di mio figlio.
《È un bambino maleducato e visto che lei non è in grado di gestirlo, le ho suggerito io un metodo efficace!》risponde saccente, senza la minima intenzione di rimangiarsi la parola.
《Scommetto che non ha figli, vero?》chiedo io infastidita; soltanto una persona solitaria potrebbe essere così cinica e arrogante.
《Certo che no, ma ho un cane, per questo so come vanno trattate le bestie!》
Resto basita dall'ennesima risposta malefica; non posso proprio credere che un perfetto sconosciuto si prenda la libertà di parlarmi in questo modo.
Ammetto che Andrew è particolarmente vivace e anche eccessivo nei momenti meno opportuni, ma ha sei anni, non posso imporgli di comportarsi come un ventenne.
《Lei è veramente un cafone!》sbotto infastidita verso il tizio sapientone.
《Cafone è colui che l'ha fecondata per poi abbandonarla con un figlio disgraziato!》ribatte lui senza mettere ancora un filtro alla sua bocca.
《Ma chi si crede di essere per venire a sputare sentenze su di me, mh?》domando arrabbiata.
《Nessuno, ma è talmente evidente che è così; conosco bene le donne come lei!》continua mostrandosi sempre più odioso.
《Ah si?》chiedo temporeggiando nel tentativo di trovare una risposta secca che lo zittisca una volta per tutte.
《Già! Non indossa una fede, ha i capelli sporchi e gli abiti sgualciti》proferisce mettendomi ancora più a disagio《 le occhiaie poi confermano che ha tutto un carico di responsabilità sulle sue spalle! Il bambino poi, che scorrazza indisturbato in un cimitero, dimostra che lei non ha alcun potere autoritario su di lui!》conclude abbassando di nuovo la visiera oltrepassandomi fino a darmi le spalle.
Le lacrime riprendono a colarmi lungo le guance con somma delusione; chi è costui che si permette giudicarmi? E poi è realmente così che appaio agli occhi degli altri?
Perché non si nota che faccio due lavori al giorno per poter mantenere me e mio figlio da sola? E cosa fa sembrare che io sia stata abbandonata? Siamo in un cimitero potrei essere una vedova no? Oppure potrei essere io ad aver mollato il padre di mio figlio!
Perché i pregiudizi hanno sempre la meglio a discapito delle donne?
Senza dire una parola, alzo i tacchi pronta ad annegare nella commiserazione più totale.
《E comunque non dovrebbe piangere per le parole di un uomo che non conosce nemmeno!》
Il tizio si volta per farmi dono dell'ennesima perla di saggezza.
Che cosa sta cercando di dimostrare?
Prima mi calpesta e poi vuole farmi una morale sulla vita?
《Non si dia tutta questa importanza, ho smesso di piangere per gli uomini già da tempo!》dico asciugando maldestramente le lacrime.
Prendo Andrew per mano e con passo svelto ce ne torniamo a casa, pronta a continuare la mia giornata di merda.

Dannatamente oltreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora