Manhattan, 20 luglio 2023
L'avere una coscienza martellante come la mia, porta a dover prendere delle decisioni, fare delle scelte e sbagliare di conseguenza il più delle volte.
Avverto sempre quell'incessante e fastidioso bisogno di valutare fin troppo ogni azione da compiere, affinché io possa evitare di arrecare del malcontento nei confronti del prossimo, anche a mio discapito.
Ho perso da tempo la spontaneità di agire e correre dei rischi; mi sono adagiata in una modalità di comfort apparente, al riparo dai sensi di colpa per aver potuto ferire qualcuno, sicura di aver così scampato un altro fallimento.
Ogni santa volta mi riprometto di cambiare e scegliere il mio benessere prima di tutto, ma è più forte di me; il mio senso d'inadeguatezza e sottomissione, mi porta costantemente ad auto sabotarmi e mi ritrovo quindi a subire di tutto e in silenzio, abbozzando magari anche dei sorrisi di circostanza, finendo poi sola con me stessa alle prese con una cronica gastrite ulcerosa.
Proprio questa mattina ho dovuto fare colazione con un muffin e una pasticca di antiacido, dopo aver ricevuto, ieri sera, una telefonata di mio padre che da troppo tempo stavo evitando.
Continuo costantemente a ripetermi di rinnegare le mie origini, visto quanto io stia male con i loro soliti giudizi, ma non ci riesco; mi lascio sempre impietosire dal legame di sangue che ci unisce, perché nonostante io sia considerata la pecora nera della famiglia, credo fin troppo negli insegnamenti che mi sono stati inculcati.
Guardo l'orologio, il ticchettio delle lancette mi provoca un sussulto, sono già in ritardo sulla mia immaginaria tabella di marcia.
Andrew sta ancora dormendo e io devo andare a coprire il turno lavorativo di una mia collega a cui devo un favore e invece di sbrigarmi, continuo a rimuginare sulla conversazione avuta col mio vecchio; questo malessere mi accompagnerà per tutta la giornata e ogni volta che ci penserò avrò voglia di prendermi a schiaffi per aver assecondato ancora una volta i capricci dei miei genitori.
《Mamma!》
Andrew urla improvvisamente dalla sua camera, distogliendomi momentaneamente dai miei tormenti.
Mi precipito da lui preoccupata.
《Che succe-de?》dico interdetta, notando subito il problema.
Mio figlio ha appena dato di stomaco sul suo letto e sulla moquett e questa proprio non ci voleva.
《Mi fa male la pancia mamma!》dice il bambino, che intanto se ne sta immobile per evitare di toccare il suo stesso vomito.
Il buongiorno si vede dal mattino e a quanto pare le prospettive sulla giornata la dicono lunga e non promettono nulla di buono.
Senza perdermi troppo d'animo, prendo mio figlio e lo porto in bagno, dritto nella piccola vasca; controllo la temperatura dell'acqua e dopo averlo spogliato, lo ripulisco per bene da quello schifo e nel frattempo provo anche a mettermi in contatto con Betty, la mia vicina, per chiederle di badare a lui.
Ovviamente le sventure capitano sempre tutte insieme; la mia unica ancora di salvezza è fuori città, quindi, sarò costretta a portare Andrew con me, sperando che non si sia beccato un qualche virus e che l'episodio di questa mattina sia solo un caso isolato.
Riesco a uscire di casa in mezz'ora, senza badare troppo all'abbigliamento e con ancora una macchia di dentifricio all'angolo della bocca.
Arriviamo sul posto di lavoro con appena quindici minuti di ritardo senza ricevere nessun rimprovero grazie a Claire, una delle mie colleghe, che avrebbe creato un diversivo per distrarre il capo nel caso fosse stato necessario.
《Kate, si può sapere cos'hai?》chiede Claire mentre riordiniamo gli scaffali.
《Sembra che qualcuno ti abbia scaraventato una casa in faccia!》continua schietta.
Per tutta risposta, fingo indifferenza con un'alzata di spalle e un buon repertorio di sospiri, sperando di aver reso chiara l'dea di non volerne parlare.
《Hai sentito i tuoi non è così? 》chiede rimanendo con la prezzatrice ferma a mezz'aria in attesa di una mia risposta.
Lei è una delle pochissime persone a cui ho raccontato un po' dei miei problemi personali e sapevo che avrebbe intuito subito la provenienza della mia angoscia.
Evito di guardarla, ma posso sentire i suoi scuri occhi nocciola rabbuiarsi sempre più a causa del nervosismo.
《Già!》rispondo vaga e malinconica, piegando i cartoni vuoti e lanciando qualche occhiata a mio figlio che se ne sta tranquillo a osservare curioso le aragoste nella zona pescheria.
《Avevi detto che non gli avresti parlato più!》bisbiglia severa la mia amica affiancandomi.
《Che posso farci? Lo sai come sono!》rispondo come a volermi discolpare per aver commesso chissà quale reato.
《E dimmi, ti hanno parlato della super big sister? Mh?》chiede riferendosi a mia sorella maggiore, lei è così che l'ha soprannominata.
Ancora una volta ha centrato in pieno il problema e mi ritrovo ad annuire confermando.
《Darà una festa per il decimo anniversario di matrimonio!》spiego.
Claire mi guarda in malo modo, il disappunto è palese e posso notare il suo imminente rimprovero scivolarle sulla punta della lingua pronto a mettermi in riga, ma qualcosa o qualcuno, attira la sua attenzione lasciandola a bocca aperta, accantonando momentaneamente la mia pena.
Mi volto e noto Jasmine, la collega a cui dovevo un favore, camminare euforica tra le corsie del market, ondeggiando i suoi lunghi capelli biondo platino, pavoneggiandosi a braccetto con un tipo che però non sembra particolarmente entusiasta della sua compagnia.
《Kate, Claire, che piacere vedervi!》dice Jasmine in tono civettuolo avvicinandosi.
《Tenetemi il gioco vi prego!》sussurra mentre mi abbraccia calorosamente, strizzando un occhio in segno di intesa.
Guardo Claire che si mostra estremamente confusa, ma lei non coglie i miei segnali, è troppo occupata a sbavare dietro a quel tipo che si avvicina mentre osserva i cibi proteici.
《Kevin, ti presento due amiche di vecchia data!》dice Jasmine tirando quell'uomo per un braccio.
Costui, a sua volta, sospira infastidito e dopo una plateale alzata di occhi verso il cielo, ci rivolge di malavoglia l'attenzione.
I suoi occhi blu mi freddano all'istante, riportando a galla un episidio che ancora non ho ben digerito e provocandomi lo stesso disagio di circa un mese fa; non può essere lui, di certo non è l'unico ad avere delle iridi così, penso tra me.
《Lei è Claire!》dice indicando la mia amica mulatta, intenta ad attorcigliare nervosamente una ciocca di capelli.
L'uomo libera la presa dopo aver spostato un casco da motociclista sotto al braccio sinistro e le stringe cordialmente la mano, accennando un cenno col capo.
《Lei invece è Kate!》dice Jasmine presentandomi.
《Piacere!》dice Kevin porgendo la mano, guardandomi in un modo che non so spiegare, ma che non mi piace.
Rimango per qualche secondo di troppo a fissare quella mano prima di afferrarla.
《In realtà il mio nome è Katrine》dico sbalordita da me stessa.
《Ma la chiamiamo tutti Kate!》si affretta a spiegare Claire, sgranando gli occhi.
《Non è esatto》chiarisco a mia volta 《sono Kate solo per gli amici!》preciso seria, lasciandomi condizionare dal fastidio che provo alla vicinanza di quel tipo.
《Ma che ti prende?》bisbiglia Claire a denti stretti, dandomi un colpo in un fianco col suo gomito.
《Piacere di conoscerti, Katrine!》risponde Kevin cogliendo perfettamente il mio distacco ed è proprio mentre ci stringiamo la mano che noto la grafica sul casco e una scossa divide immediatamente la nostra stretta; non ci posso credere, questo è il volto di quell'imbecille che ha trattato me e mio figlio come feccia al cimitero.
《Ci siamo forse già visti?》chiede Kevin scrutandomi sicuro di se e io non riesco a sostenere il suo sguardo e mi limito a guardare altrove rispondendo《non penso proprio.》
Nel frattempo Andrew ha preso a correre verso di me urlando《mamma, mamma, devo vomitare》e proprio appena ci raggiunge, si piega in due e rovescia la sua bile proprio sulle scarpe di Kevin.
Improvvisamente il tempo sembra essere rallentato e vedo Jasmine strabuzzare gli occhi, Claire che si porta una mano alla bocca sconvolta e il terrore prende il sopravvento su di me.
Rapidamente afferro Andrew e con timore alzo lo sguardo verso Kevin, aspettandomi una strigliata degna di nota.
《Cristo!》impreca disgustato《e che cazzo!》continua sempre più orripilato scuotendo i suoi piedi uno a uno.
《Scusa mamma》dice Andrew realmente mortificato 《scusami tanto》ripete con maggiore enfasi, con gli occhi pieni di lacrime, squarciandomi il cuore.
《Non ti preoccupare Andrew, va tutto bene!》dico rassicurando il bambino.
Claire si prodiga immediatamente a prendere uno straccio per pulire a terra prima che il titolare possa accorgersi di questo casino e nel frattempo Jasmine, estremamente paonazza, prende dei fazzoletti dalla sua borsa e inizia a pulire le scarpe di Kevin.
《Che diamine Kate! Guarda che cosa ha combinato tuo figlio!》dice Jasmine accasciata ai piedi di quel tipo, perdendo definitivamente la dignità.
《Mi dispiace mamma, non volevo》esclama Andrew ancora in pena per l'accaduto, scosso da tremori.
《Sta tranquillo, non è colpa tua!》dico calmando il bambino, toccandogli la fronte per verificarne la temperatura.
《Posso pagarle un lavaggio in tintoria per rimediare》dico mortificata, dopotutto penso tra me e me che non sia piacevole trovarsi del vomito sui piedi e da persona civile, questo è il minimo che io possa fare e permettermi.
《Dovresti ricomprargliele, queste macchie non andranno via nemmeno con un miracolo!》interviene Jasmine fulminando il bambino con gli occhi.
《Ma che ti passa per la testa?》interviene Claire, delusa dall'atteggiamento della biondina.
《Lascia stare, in ogni caso non potrebbe permetterselo!》esclama il tipo con tono burbero e arrogante.
La delusione riprende il sopravvento nella mia anima; ancora una volta sono stata ferita dalle parole di uno sconosciuto.
《Si ricordi del mio consiglio!》bisbiglia guardandomi negli occhi 《il reparto animali domestici è da quella parte!》continua indicando una corsia 《un guinzaglio sarà una manna dal cielo!》conclude sorridendo con uno sguardo cattivo, facendomi capire che si era ricordato di noi.
Presa da un incontrollabile impulso, afferro il secchio che Claire aveva preparato per pulire il pavimento e gli scaravento addosso tutta l'acqua sporca, incurante di tutte le conseguenze.
《Nel ripulirsi da questo schifo, si ricordi di lavarsi anche quella bocca piena di merda!》esclamo furiosa.
《Kate ma che diavolo ti prende oggi?》esclama Jasmine prendendomi per un braccio《sei forse impazzita? Dio! Stento a riconoscerti!》dice sconvolta dalla mia presa di posizione.
Sposto il mio sguardo da Kevin a Claire e infine a Jasmine.
In lontananza vedo il direttore farmi cenno di seguirlo in ufficio e dopo aver preso Andrew in braccio oltrepasso i presenti pronta a perdere il lavoro, ma prima di andare via guardo la biondina e le dico 《da oggi sono Katrine anche per te!》
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Dannatamente oltre
RomansaLa vita cos'è? Per Katrine è solo una punizione. Tutti noi dobbiamo fare i conti, presto o tardi, con le difficoltà che il destino ci riserva, ma spesso la forza, la fiducia e il coraggio, vengono meno e l'anima si imprigiona in un costante malesser...