Usando un eufemismo mi viene da dire che ormai il grande giorno è arrivato e tutto il mio coraggio nell'affrontare quella che per me sarà una sfida colossale, minaccia di battere in ritirata allo scoccare di ogni secondo.
I palmi delle mani sudano in un modo indecente e mentre vedo la mastodontica struttura della Riverside Church farsi sempre più vicina e nitida, una forte nausea minaccia di farmi fare una figuraccia sboccando sul bus di linea.
Il cielo di oggi sembra essere particolarmente di cattivo umore per essere nel pieno dell'estate.
Il grigiore delle nubi si riflette sulla mia pelle chiara, sottolineando le occhiaie ottenute dall'ennesima notte passata in bianco mentre l'ansia mi divorava, dimostrando la mia scarsa voglia di tornare all'ovile.
Inspiro ed espiro rumorosamente per non rischiare di collassare; l'avvicinarsi della mia fermata mi rende esageratamente nervosa.
Mentre le porte automatiche del bus mi si chiudono alle spalle, degli schizzi sottili di pioggia mi costringono ad attraversare il parco verde e raggiungere di corsa l'entrata della chiesa e mi sento come se mi stessi consegnando nelle grinfie di un malefico demonio.
Le grandi porte di legno massiccio, intagliate con maestria da secoli, hanno sempre quel caratteristico cigolio che attira l'attenzione di tutti i presenti su chi varca la soglia.
Speravo che la melodia dei grandi organi attutisse quel fastidioso rumore, in modo da lasciar passare inosservata la mia presenza, ma ahimé, tutta la platea si volta nella mia direzione.
Il forte odore di incenso e cera bruciata mi arriva alle narici riportando a galla una miriade di ricordi e mi blocco per un attimo in cerca di mantenere il controllo della mia persona.
I fedeli mi fissano sfacciatamente facendomi sentire quasi colpevole, e contemporaneamente avverto il bisbigliare delle pettegole del quartiere che danno il via a un maleducato passaparola, intente ad avvisare tutti dell'arrivo della figlia disgraziata del reverendo Fuller.
Immediatamente noto mia sorella Eleanor e suo marito Darius, pavoneggiarsi in prima fila, mano nella mano, vestiti di tutto punto con i loro completi eleganti e abbinati, mentre mostrano le loro virtù di coppia perfetta, quasi eterea; sposati da dieci anni vengono proclamati come esempio di vita e benessere sociale ma soprattutto spirituale, poiché si sono donati l'uno all'altra con amore e devozione.
Personalmente posso dire di vedere solo tanta tristezza in quel matrimonio e una dannata ipocrisia.
I miei genitori non hanno fatto altro che inculcarmi questo malato ragionamento: alla luce del giorno bisogna brillare, mostrarsi perfetti, altrimenti chissà cosa potrebbe pensare il nostro vicino di casa che poco dopo andrebbe a riferirlo al fruttivendolo che lo direbbe alla donnina con venti nipoti che va a fare spesa al mercato ogni venerdi.
"L'apparenza prima di tutto" diceva sempre mia madre, tanto a nessuno importa veramente quanto stia male il prossimo, l'importante è che nessuno osi parlar male di noi.
Ovviamente io non faccio testo, dopotutto per essere l'eccezione che conferma la regola mi è stato affibbiato il ruolo di pecora nera e almeno posso evitare di nascondere il mio disappunto.
In fondo non è rilevante che in un luogo che dovrebbe essere esclusivamente di culto e preghiera, vi sono soltanto una miriade di persone che ogni giorno fanno a gara a chi ostenta la maschera più appariscente e gloriosa.
Prendendo umilmente posto in uno dei banchi liberi e più in penombra, sento che il grande e superbo reverendo non mi stacca gli occhi di dosso; la sua contrarietà è evidente e probabilmente odia il fatto che io sia arrivata nel bel mezzo della sua funzione, quasi come se avessi disturbato.
Darius segue lo sguardo di mio padre; non si era accorto della mia presenza e nel notarmi gli compare in volto un sorriso smagliante, dimostrandosi l'unico volto amico per la sottoscritta, ma sempre agli occhi di chi vede le apparenze.
Ammetto di essere sbalordita però, quando anche Eleanor sembra gioire nel vedermi e se non fosse che tra noi è sempre esistito dell'astio, giurerei che il suo entusiasmo sia quasi incontenibile.
Sistemo un ciuffo di capelli che sfugge dall'acconciatura improvvisata da Claire per nascondere le mie doppie punte ed evitarmi una seduta d'emergenza da qualche parrucchiere, non potendomela permettere.
Devo concentrarmi più del dovuto per reprimere il bisogno di stropicciarmi gli occhi e imbrattare il volto con quel filo di trucco che non sono abituata a portare.
Il fastidio che provo nell'indossare l'abito di fine sartoria di Claire, mi costringe a chiudermi sempre più nel giacchetto di raso, mostrandomi da elegante a goffa nel giro di un secondo, sentendomi sempre più sbagliata agli occhi di tutti.
Appena la funzione è conclusa, mio padre benedice la coppia di piccioncini, dopodiché li raggiungo per congratularmi e salutarli, smuovendo un altro forte brusio di voci verso l'uscita della chiesa.
《Ehm.. congratulazioni!》dico raggiungendo mia sorella e lei senza darmi modo di reagire, mi abbraccia calorosamente, stringendomi con una forza non necessaria a mio parere.
Darius stringe la mia mano esile tra le sue e mi guarda fisso negli occhi con le sue iridi vitree, con un sorriso eccessivamente dolce, facendomi rabbrividire.
《Siamo estremamente felici che sei venuta!》dice Eleonor carezzando la schiena di suo marito e rivolgendogli uno sguardo d'intesa.
《Dov'è tuo figlio?》chiede diretto mio padre, senza salutare nemmeno, mentre si chiude la sua giacca nera e con due dita si sistema la barba.
《Non stava molto bene!》rispondo senza spiegare nei dettagli, rimanendo vaga insomma.
《Ecco perché non si dovrebbero avere figli prima del matrimonio, non si è pronti ad accudirli!》interviene mia madre guardandomi dall'alto verso il basso, sventolando un ventaglio e raggiungendoci con aria altezzosa.
《Comunque meglio così, ci siamo risparmiati un altro argomento di chiacchiere!》continua disgustata per poi darmi le spalle e salutare alcuni fedeli con cordialità e gentilezza.
Ancora una volta ammortizzo l'ennesima batosta, ribellarmi e pretendere un po' di rispetto in più sarebbe inutile, devo solo resistere per qualche ora e potrò buttare alle spalle anche questa giornata.
La cosa certa è che è stato un bene che Andrew sia rimasto con Claire, abbiamo evitato che la luce dei prediletti venisse oscurata dal bambino figlio del peccato; come sciagura per oggi direi che basto e avanzo io.
Un temporale fatto di fulmini e saette si sta scagliando sulla città come se l'inferno stesse decidendo di dominare il mondo e sono costretta ad andare in macchina con i festeggiati per raggiungere la casa per nulla modesta dei miei genitori, dove è stato organizzato un ricevimento con pochi invitati ma di rilevanza notevole.
L'odore dei sedili in pelle mi da il voltastomaco e un senso di claustrofobia minaccia di farmi implodere nell'immediato.
Mi pare di vedere l'abitacolo restringersi fino a compromermi e stritolarmi; posso giurare di sentire dolore alle costole mentre annaspo in cerca di ossigeno.
《Qualcosa non va Katy?》dice Darius guardandomi dallo specchietto retrovisore.
Il suo tono di voce a tratti cantilenante mi destabilizza dandomi quasi il colpo di grazia.
Vedo che siamo in prossimità della nostra destinazione e mi costringo a non cedere stringendo i denti e cercando di ripristinare il respiro.
La crisi di panico che sto reprimendo minaccia di farmi morire di asfissia e quando noto un uomo, dall'aspetto familiare, ripararsi sotto un ombrello nero mentre pare attendere proprio noi, penso che il diavolo abbia deciso di punirmi per la mia esistenza.
Dovevo dare retta a Claire e starmene a casa con mio figlio e invece mi lascio sempre sopraffare dal timore, dal costante potere di controllo che ha la mia famiglia sulla mia psiche fragile e ne pago anche le conseguenze.
La giornata sono certa che durerà un'eternità e alla fine sarò ridotta in frantumi, in piccoli granelli di cenere, distrutta nel profondo e messa alla gogna non solo dalla mia famiglia, ma anche da un uomo pressoché sconosciuto.
Scendendo dall'auto riprendo per un attimo vigore sentendo il fresco a contatto con la mia pelle e me ne resto in disparte, con lo sguardo basso, riparandomi sotto l'ombrello di Eleonor, mentre Darius rapidamente saluta quel tipo e ci fa strada verso l'ingresso, temendo sua moglie sotto braccio.
《Avvocato Howard, grazie per la sua presenza!》dice mio cognato posando l'ombrello sull'uscio di casa.
《Dovere! Semplice dovere!》risponde il tizio《congratulazioni per l'anniversario!》continua stringendo freddamente la mano di Darius.
《Congratulazioni signora!》aggiunge poi stringendo la mano di mia sorella e baciandone galantemente il dorso.
《La ringrazio avvocato!》risponde Eleonor leggermente paonazza.
《Avvocato, le presento Katy, mia cognata, le abbiamo parlato di lei!》dice Darius avvicinandomi verso il suo nuovo amico tirandomi per un polso.
《Piacere Katrine!》dice l'uomo porgendomi la sua mano, usando il mio nome per intero, guardandomi con gli occhi ridotti a una fessura e accennando un sorriso derisorio che non preannuncia nulla di buono.
Prendo un enorme sospiro, mi armo di coraggio e sostengo con lo sguardo quegli occhi blu che ultimamente sto incontrando troppe volte.
《Il piacere è solo suo》dico nervosa《con permesso》aggiungo poi, facendomi spazio tra loro e oltrepassando l'avvocato mostrandomi superiore almeno verso quell'antipatico.
Istintivamente avrei desiderato telefonare Claire e raccontarle tutto, ma sono certa che avrebbe dato di matto mandandomi ulteriormente in tilt, venendo a prendermi di corsa.
Tralasciando gli sguardi degli illustri ospiti che nessuno osa presentarmi, raggiungo la sala da pranzo e seguendo le indicazioni dei domestici prendo posto a tavola.
Il pranzo procede stranamente in tranquillità, tra brindisi vari, auguri e complimenti alla coppia perfetta e battute infelici a discapito della sottoscritta; per fortuna ho la possibilità di rispondere con sorsate di vino bianco e in caso di necessità anche rosso e tutta la tensione inizia a darmi un po' più di audacia.
《Katrine!》
Sussulto nel sentir pronunciare il mio nome con tono autoritario dal reverendo e per poco non mi faccio la pipì addosso per il timore, sentendomi colpevole di aver trasgredito qualche legge suprema.
《Vieni nel mio ufficio!》dice dandomi le spalle, mentre tutta la tavolata mi osserva in silenzio.
《Con permesso!》bisbiglio posando il tovagliolo che avevo sulle gambe sul tavolo, strusciando maldestramente la sedia sul parquet.
Noto immediatamente che l'avvocato, Darius ed Eleanor imitano i miei movimenti e insieme si accodano come a voler formare una processione.
《L'ultimo chiuda la porta!》ordina mio padre sedendosi sulla sua poltrona in pelle, dietro alla scrivania di legno massiccio lucido e laccato di cera.
《Siediti》ordina ancora intimorendomi e io come se fossi un burattino nelle sue mani eseguo i suoi ordini alla lettera, con il cuore in gola.
Mio padre mi porge una penna e fa un cenno all'avvocato che per tutta risposta mi consegna dei fascicoli.
《Dovresti mettere un paio di firme, giusto per una questione burocratica!》dice come se mi stesse sfottendo, sottovalutando la mia intelligenza.
"Contratto di gestazione per altri"
Leggere quelle poche parole in grassetto mi fanno sprofondare in un mare di vetri rotti pronti a ferirmi incondizionatamente.
Ancora non ho letto nulla di più dettagliato, ma sono sicura di aver capito cosa mi si sta chiedendo.
《È uno scherzo, vero?》chiedo con determinazione e speranza, notando mio padre innervosirsi all'istante.
《Vedi Katy, io e Eleanor vorremmo tanto avere un bambino, ma purtroppo i nostri corpi non sono in grado di farlo》dice Darius avvicinandosi in tono stucchevole, parlandomi come se fosse un figlio dei fiori, stringendo la mano della sua amata come se fosse una preziosa reliquia.
《Ci sono milioni di bambini che aspettano di essere adottati》dico pensando a tutti gli orfani del mondo.
《Vorremmo un bambino geneticamente nostro》esordisce Eleanor nervosa, mettendo fine a tutta la farsa sdolcinata che aveva messo in scena.
《Ci sono delle cliniche specializzate in questo》aggiungo ancora.
《Preferiremmo che la cosa rimanga in famiglia》interviene mio padre.
《Beh, dovrete cercare qualcun altro!》dico stizzita, la cosa è fuori discussione; solo al pensiero provo un ribrezzo esorbitante.
Mio padre si alza di scatto, facendo sbattere la poltrona sul muro alle sue spalle; batte il palmo di entrambe le mani sul piano della scrivania raggelando tutti i presenti.
La sua rabbia è tale che temo possa prendermi a schiaffi da un momento all'altro e non sarebbe la prima volta.
L'avvocato si schiarisce la voce prima che il reverendo possa dire altro.
《Mi permetto di intervenire e spiegare alcune clausole più rilevanti del contratto, dopotutto sono quì per questo!》esclama con saccenza, guardandomi con il volto coperto da un'ombra di negatività.
《Non mi importa delle clausole, non ho intenzione di fare da madre surrogata!》rispondo categorica perché è vero, non mi sottoporrò a questo capriccio, è troppo persino per me.
《Non dia risposte affrettate, potrebbe pentirsene》dice l'avvocato sfogliando il contratto e ignorando completamente la mia decisione 《sua sorella e suo cognato verserebbero sul suo conto una quota mensile che le permetterebbe di fare la bella vita senza lavorare!》dice accenndo un sorriso e capisco che sta pensando alle mie disastrose condizioni economiche che a quanto pare non passano inosservate.
《Avrà a disposizione un alloggio nei dintorni dove potrà trasferirsi con suo figlio, consideri il salto di qualità che le stanno offrendo i suoi cari in cambio di nove mesi di maternità!》dice superficialmente, come se non mi stessero chiedendo di mettere al mondo una vita.
Mi alzo sconvolta e persa, sentendomi uno schifo come persona, come madre e come donna; non mi capacito di come io possa esser giunta in questa situazione scomoda, ma è tempo di mettere un freno alla mia disastrosità.
《La mia vita non è perfetta, ma sono felice di quel che ho e sapete una coda?》dico a denti stretti trattenendo le lacrime《tutto quel che ho fatto l'ho ottenuto da sola e sono fiera di questo, soprattutto perché non dovrò ringraziare mai nessuno di voi!》Lascio la stanza ignorando l'escandescenza di mio padre e sentendomi per un secondo fiera di me per aver fatto valere la mia dignità.
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Ciao a tutti, volevo lasciare due parole per dirvi grazie per il supporto che mi date, ogni stellina e commento mi rendono veramente felice perché mai avrei pensato che qualcuno leggesse questa storia.
Mi scuso per il ritardo nella pubblicazione, ma cerco di impegnarmi il più possibile e il tempo che ho a disposizione è veramente poco.
Chiedo scusa per eventuali errori, scrivendo dal telefono e avendo il correttore automatico di scrittura è molto più facile che dei refusi risultino inosservati; quando la storia sarà conclusa farò una revisione più dettagliata.
Vi auguro una buona giornata 😍
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Dannatamente oltre
RomanceLa vita cos'è? Per Katrine è solo una punizione. Tutti noi dobbiamo fare i conti, presto o tardi, con le difficoltà che il destino ci riserva, ma spesso la forza, la fiducia e il coraggio, vengono meno e l'anima si imprigiona in un costante malesser...