Chapter 14

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LEONARDO'S POINT OF VIEW

Mi rigiro nel letto tutta la notte. Non riesco a chiudere occhio, non appena ci provo mi compare il viso di Rebecca rigato dalle lacrime e il cuore mi si riempie di tristezza.

Alle otto mi decido ad alzarmi. Il mio riflesso nello specchio quasi mi spaventa per via delle evidenti occhiaie. Bevo distrattamente un caffè, impiegandoci un tempo che mi sembra un'eternità. Ogni movimento mi costa fatica, vorrei tornare a letto a rigirarmi da un lato all'altro senza fare nulla.

Il senso di colpa mi invade. Mi sento un essere spregevole per aver confessato i miei sentimenti, perché questo ha messo in una brutta situazione la ragazza che amo. Vederla così sconvolta ha fatto rattristare anche me.

Mi faccio una doccia gelida, sperando che l'acqua che scorre sul mio corpo si porti via anche i pensieri negativi. Desidero tornare a quando ancora non avevo incontrato il motivo di quel turbamento. Ero un ragazzo spensierato che non immaginava quanto male avrebbe provocato l'amore. Ero un ragazzo innocente, che pensava solamente a divertirsi e che vedeva lontana la possibilità di conoscere una donna come Rebecca.

Mi vesto in pochi minuti, notando che se non mi muovo farò tardi a lezione. I miei amici mi staranno sicuramente aspettando per fare colazione al bar e chiacchierare un po' prima dell'inizio di quella giornata, ma io sono ancora seduto sul bordo del letto osservando il cuscino dove l'altra notte vi ha dormito la ragazza che mi ha brutalmente rifiutato. Nonostante questo, però, non posso arrabbiarmi con lei. Come le ho detto, aspetterò anche tutta la vita che sia pronta a stare con me perché non mi immagino un futuro senza il suo sorriso, senza i suoi occhioni blu.

Il viaggio in moto mi calma, anche se solo un pochino. Sentire il vento che scompiglia i capelli sotto il casco é una sensazione che mi ha sempre rilassato parecchio. L'ebbrezza che si prova sfrecciando nel traffico quotidiano é la soluzione ai miei problemi, così pigio un po' di più sull'acceleratore. Passo davanti ad un rilevatore di velocità, ma non mi importa se prenderò una multa. Nulla mi importa più come prima.

I ragazzi mi aspettano ancora di fronte all'ingresso dell'università. Parcheggio non molto lontano, soddisfatto per aver trovato un posto così comodo. È difficile trovarne uno a quell'ora, molto spesso mi tocca fare più volte il giro dell'isolato per avere un angolino in cui lasciare il mio mezzo di trasporto.

Giorgio é il primo a notarmi. Noto da lontano che indica nella mia direzione per Stefano e Mattia che, invece, pensano probabilmente che io sia rimasto a letto a dormire. Quando mi trovo a pochi metri da loro ormai tutti si sono accorti della mia presenza.

"Alla buon'ora, pensavamo non saresti più venuto" commenta Tia ridendo. I miei amici sono pieni di vitalità. Hanno voglia di scherzare, di divertirsi, come me fino a poco tempo fa. Ora, che mi é successo? Beh, semplice, ho conosciuto lei.

"Che faccia da morto, ma hai la febbre?" chiede Giorgio, avvicinandosi per sentirmi la fronte. Trattengo il fiato. Ci manca solo l'influenza!

"Tranquillo, tutto a posto, sei gelido nonostante i 30 e passa gradi. Ma dalla tua faccia non si direbbe che vada tutto bene" insiste lui. Vorrei fuggire. Sottrarmi a quegli interrogatori. Correre via, lontano dagli sguardi degli altri. Isolarmi, non vedere più nessuno. Ma non posso. Mi sento come in trappola, obbligato a confessare di essere innamorato pazzo di una donna che non mi desidera tanto quanto io voglio lei.

"Va tutto bene" mento spudoratamente, chinando lo sguardo. Ma chi penso di imbrogliare? So dire le bugie, da piccolo ingannavo sempre la mamma dando la colpa dei miei pasticci a mio fratello Luca. Ma oggi non sono proprio in vena e così la frase che pronuncio fa trasparire tutti i miei problemi.

"Leo, hai fatto after?" chiede ingenuamente Stefano. Potrebbe essere un'ottima motivazione alla stanchezza, ma non voglio iniziare una lunga serie di menzogne che peggiorerebbero solo la situazione.

"Veramente no. Ho chiesto a Rebecca di stare con me, ma non si sente pronta" bisbiglio.

"Puoi ripetere più forte?" mi viene domandato.

"Rebecca mi ha detto di no" confermo.

"Oh cazzo" esclama Gio, seguito a ruota dagli altri due.

Mi limito a voltarmi dall'altro lato sperando che il discorso finisca lì, ma é tutto inutile. I miei amici non si metteranno il cuore in pace finché non sapranno tutto nei minimi dettagli.

"Come glielo hai chiesto?" vuole sapere Mattia.

"Serata romantica con violini di sottofondo".

"Addirittura? Devi essere proprio cotto allora!".

Annuisco. È davvero così. Mi piace ogni minimo aspetto di lei al punto che vorrei trascorrere ore ed ore, giorni e giorni al suo fianco.

" Adesso che farai?" è il turno di Stefano. Mi ha posto la domanda che io stesso continuo a farmi rimbombare nella mente.

"Continuerò a provarci fino a farle cambiare idea, spero di riuscirci " confesso. Il mio amico mi tira una pacca di incoraggiamento sulla spalla.
Sono felice di poter sempre contare su di loro. Sono dei ragazzi fenomenali che si farebbero in quattro pur di aiutare uno di loro in difficoltà.

"Gio, ma tu non eri in fuga romantica con la tua Elisa?" mi ricordo improvvisamente. Ancora non mi capacito di come io possa essermi innamorato di un'amica della fidanzata del mio storico compagno di avventure. Sembra quasi uno scherzo del destino.

"Dici bene, ero in vacanza con lei, ma purtroppo i giorni a disposizione sono terminati" ci scherza su. Era da tanto che non lo vedevo così sereno ed in pace con se stesso, probabilmente il merito di quel cambiamento radicale é proprio della sua donna.

"A proposito" continua "ho sentito Eli parlare al telefono con Rebecca. Diceva qualcosa a proposito di mettere i suoi bisogni al primo posto e poi pensare a quelli di Matilde e Manuele".

"E chi sarebbero?" gli domando.

"L'ho chiesto anche io perché ero curioso, mi ha detto che sono i suoi genitori. Magari non si vuole fidanzare perché questo potrebbe togliere del tempo a loro" mi suggerisce.

"Probabile" rispondo, anche se questo non migliora le mie preoccupazioni. Avrebbe potuto parlarmi di questi problemi di salute o altri tipi di problemi che riguardano sua madre e suo padre. Avrei potuto aiutarla, per lo meno ci avrei tentato.

Mi ritrovo a pensare a questi famigerati genitori. Di certo non devono essere molto vecchi, perché Reb ha solamente 23 anni. Escludo, quindi, che si tratti di malattie legate alla vecchiaia.

Giunge l'orario di inizio delle lezioni che mi distrae dai miei dilemmi mentali. Mi dirigo verso l'aula seguendo la massa con la testa, però, da tutt'altra parte.

Rebecca. Il mio pensiero fisso.

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