PROLOGO

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Ciao belle/i, vi chiedo il favore di lasciare una stellina se il capitolo vi è piaciuto e se vi va un feedback nei commenti.
Baci, vostra Nyliæ ❤️

Callie

«Will, smettila di fare il cretino.»

«Callie rilassati.»

È possibile che non riesca mai a fare il serio? È il mio migliore amico da quando avevo quattro anni ed è sempre lo stesso idiota.

«Stai attento alla strada e non al telefono» lo sgrido, mentre prova a sbirciare la notifica sul cellulare.

«Noiosona» millanta.

Inizia a cantare a squarciagola, contagiando anche me. Rido e la felicità mi riempie il cuore. È uno dei miei momenti preferiti quando stiamo insieme.

«Eccoti arrivata my Lady.»

«Ti voglio bene my Lord.»

Lo stringo in un forte abbraccio, un bacio sulla guancia e scendo dall'auto. Mi appoggio al finestrino aperto con i gomiti.

«Sta attento e scrivimi quando arrivi a casa.»
Lo redarguisco con uno sguardo assassino. Ogni volta si dimentica di avvisarmi facendomi preoccupare.

Rientro in casa e vengo letteralmente assaltata da Felipe, il mio golden retriever. È un vero cucciolone, ama essere coccolato e difatti mi trascina sul divano per ricevere le sue attenzioni.

«Devo sistemare la mia camera prima che torni la mamma Felipe, non posso giocare con te tutto il tempo.»

La suoneria del mio telefono rimbomba nell'aria. Distraggo Felipe lanciandogli una palla nel corridoio e tiro fuori il telefono dalla tasca posteriore del jeans. È Will. È arrivato così presto?

«Sei arrivato o ho dimenticato qualcosa in auto?» chiedo velocemente.

Nessuna risposta.

«Will?» lo chiamo.
Mi alzo dal divano agitata.
«Will? Tutto bene?» chiamo ancora.

«Callie.» La sua voce è debole.

«Cos'è successo? Dove sei?»
Sto andando nel panico.

«Aiutami» dice con un filo di voce.

«Ragazzo, stai bene?»
Una voce allarmata si sente in sottofondo, poi la telefonata si interrompe.

«No, no, no. Will dannazione» urlo agitata.

«Cosa succede?» la voce di mio fratello risuona nella stanza.

«Credo che sia capitato qualcosa a Will, mi ha appena lasciata a casa. Ho paura» spiego.

Apro l'applicazione trova il mio Iphone, dove entrambi teniamo la posizione condivisa in tempo reale. È ad un quarto d'ora dal nostro appartamento.

«Mi accompagni Alexander?»

«Andiamo.»

Non appena arriviamo vediamo una marea di gente accalcata davanti ad un nastro. Siamo in procinto del centro della città, la confusione non manca di certo.
Gocce di sangue bagnano l'asfalto, pezzi di vetro e materiale plastico; la macchina di Will distrutta sul ciglio della strada.

Sento un vuoto dentro.
Non è più con me, l'avverto.

«Fatemi passare vi prego» dico in direzione degli agenti di polizia, ma per loro sembro insignificante.
«È il mio migliore amico.» Provo un'ultima volta.

Il loro sguardo si addolcisce e mi lasciano scivolare sotto il nastro. Quello che vedo è un signore seduto su un'ambulanza con una coperta sopra le spalle e le mani tra i capelli.

«Non riesco a capire come sia successo.»
Scuote la testa rassegnato lo sconosciuto traumatizzato.

Will dove sei?

Il battito cardiaco aumenta man mano che avanzo nel perimetro. Mi pietrifico sul posto quando vedo una sagoma sull'asfalto. Il mio migliore amico sta disteso inerme, con del sangue che inumidisce i vestiti e dei medici che gli stanno addosso. Alexander si ferma al mio fianco e mi circonda con le sue mani.

«Portate il fibrillatore» urla uno di loro.

«Carica a cento. Uno, due, tre libera.»

Mi dissocio dal mio corpo. Non capisco nemmeno quando io abbia iniziato a piangere, ma sento le guance umide. Mi guardo intorno, sento solo trambusto.

«Riproviamo, carica.»

Per favore, Will non lasciarmi.

«Non c'è più niente da fare. Ora del decesso 19:45.»

Un urlo spaventoso pieno di dolore si propaga nell'aria e mi fa cedere. Sono stata io ad emetterlo eppure non sembro averne la forza; chiudo gli occhi e lentamente scivolo giù nel buio dell'oblio.

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