Capitolo 6

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mi sveglio, sono solo le 6... solo eh?
salto giù dal letto e mi guardo nello specchio, in sottofondo sulla sedia, i miei vestiti... cazzo c'è l'ho fatta.

mi giro e inizio a vestirmi, faccio colazione, e scendo prendo la mia macchina e parto.

arrivo alla stazione, entro e mi dirigo verso l'ufficio del comandante... dopo un paio di minuti, mi fanno entrare

-buongiorno, dottoressa Dose... so che è il suo primo giorno, ma già ci sono dei crimini da risolvere... abbastanza piccoli, ma ci sono.-

-sono pronta-

lo sono veramente?

-bene lèggerà tutto nel fascicolo-

dice passandomi una cartelletta beige e sopra di essa il mio distintivo.

esco dall'ufficio e mi dirigo nel mio studio, è spoglio, solo una tavolo e una sedia, ma poco mi importa.
mi siedo e la poltrona da ufficio, inizia a scricchiolare, sarà qui da vent'anni.

apro il fascicolo e lo esamino in dieci minuti.

una ragazzina, l'hanno derubata, un bracciale d'oro... bello come primo caso, sembra tranquillo.

esco dalla centrale prendendo una recluta e salgo sulla volante, che però non guido io.

arriviamo a casa della vittima e inizio a chiedere informazioni alla famiglia.

padre madre, e il fratello... 30enne
che non smette di fissarmi, mi guarda e sorride, gli faccio una domanda, mi guarda negli occhi e poi sorride...

finisco di interrogarli e io fratello mi accompagna alla porta

-dovremmo andare a bere qualcosa-

buttiamoci.

-sta sera, esco con degli amici, vieni?-

-ovviamente, scrivimi-

dice dandomi un foglietto di carta, lo prendo e lo infilo nella tasca dei Jeans... frettolosa? un po' ma poco importa.
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esco dalla centrale, c'è l'ho fatta caso risolto, come se nulla fosse.
estraggo il cellulare dalla tasca dei jeans, e insieme cade anche quel biglietto... destino?
lo prendo e scrivo al ragazzo.

-passi a prendermi, alle 7?

salgo in auto e mi dirigo a casa
salgo su, mi ha risposto

-manda indirizzo.

così faccio, poi mi cambio, un paio di pantaloni di velluto neri e una camicia corta pero, mi metto i tacchi e mi trucco.

scendo poi, è già li, appoggiato alla macchina con una sigaretta in bocca,
i capelli divisi a metà, gli cadono davanti ai occhi color ghiaccio

mi avvicino e gli sorrido

-stai bene così sai?-

-non sei male nemmeno tu-

lui mi sorride e butta la sigaretta per terra, poi apre la portiera e mi da la mano per accompagnarmi alla porta dell'auto, mi siedo, mi giro ma lui è già sparito, la portiera non la chiudi?

arriviamo poi al locale

-neanche so come ti chiami però-

-Manuel-

manuel? mi sa di un mammone...

entriamo nel locale, e sono già tutti seduti al tavolo

arriviamo e mi guardano tutti un po' confusa

-ciao, lui è manuel... il mio.. ehm-

-ci stiamo conoscendo.-

dice finendo la mia frase e sorridendomi.

what if I fall in love? ~ Daniel D'addettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora