III: Litigi e Soluzioni.

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Il suono della sveglia fu come il suono di una mazza di metallo che sbatte prepotentemente.

Era come il suono del gridolino stridulo che Alessandro aveva fatto durante la notte per via di un incubo, uno dei tanti. Alla fine, avevano dormito poco più di un'ora.

Erano le sette, era il momento di svegliarsi, incontrare i fan, andare per le radio, presentare quello che sarebbe stato Brividi.

Questo era quello che si ripeteva durante quei giorni frenetici.

I giorni frenetici di Sanremo. Ore di sonno? Al massimo due per notte. Se hai la fortuna di arrivarci in camera a dormire. Sotto la stanza d'hotel diventata ormai di entrambi i cantanti si presentava un mare di gente.

Quando Brividi fu finalmente data al pubblico, già si preannunciava come canzone vincitrice e Blanco se lo sentiva.

«Vinceremo noi fra'» gli aveva detto nei camerini dell'Ariston. Dietro quelle quinte aveva anche avuto il coraggio di dire verso la telecamera che riprendeva il Dietro Festival “Ti amo Giulia”.

«Ti amo Giulia?! Ma sei serio? E se domani vi lasciate? Rimarrà cosí quella clip lo sai?» disse scocciato Alessandro.
«Oh dai fra', non ho fatto niente di male».
«Si ma...cazzo inutile parlare con un bambino».
«Ma vai a fanculo, non posso mai fare un cazzo? Per te sono sempre un bambino!» urló con disprezzo Riccardo.
«Richi dai, che ora dobbiamo esibirci».

E cosí Blanco gli cantó quelle parole sputandole acidamente, prendendolo per la giacca. Alessandro non si scomponeva e si comportó come se stesse recitando una sorta di copione in cui ci sono questi due amici che devono fare finta di odiarsi e di prendersi a botte. Qualcosa del genere.

Quando tornarono dietro le quinte Alessandro lo strinse a se nonostante la resistenza del più piccolo.

«Ti voglio bene fra'. Scusa» disse quasi piangendo. Riccardo non sapeva resistere. Non se l'aspettava una cosa del genere e lo abbracció anche lui.

Venerdí notte fu la notte più difficile. Riccardo si era sbronzato da qualche parte, tornando in camera sua barcollando alle quattro del mattino. Alessandro era rientrato in camera quasi due ore prima, pensieroso. Quando alle quattro passate si presentó Riccardo fuori camera sua bussando incessantemente avrebbe voluto ammazzarlo, ma stette zitto.

«Quanto hai bevuto?» disse incrociando le braccia.
«Non sei mio padre. Buonanotte» disse girandosi nelle coperte.
Amareggiato, Alessandro attaccó a blaterale.
«Sai. Domani, anzi no, stasera, abbiamo la finale più importante della mia, anzi no, della nostra, anzi no. Vabbé».
«Cosa?» disse tirandosi su Riccardo.
«Tutto ció che succederà stasera, perché ormai sono quasi le cinque del mattino, sarà il tuo passo avanti in questo mondo lavorativo».
«Perché, il tuo no?» chiese stropicciandosi gli occhi.
«Si. Anche il mio. Ma per te é la primissima volta».
Riccardo si scollegó dal discorso senza capirci tanto.
«Volevo farti una domanda».
«Si?».
«Com'é stare con quel figo di Mengoni?».
«Bellissimo. Lo farei altre duemila volte».
«L'anno prossimo si presenterà a Sanremo se stasera lo vinci tu»
disse sdraiandosi di nuovo.
«Ma...che dici?».
«Si. É cosí».
«Vabbé sei ubriaco. Buonanotte Blanchito bebe».
«Buonanotte Ale» disse accarezzandogli il braccio.

E mentre Riccardo si addormentava, Alessandro rimase con gli occhi spalancati a pensare a Marco e a quella parola che aveva detto. Duemila Volte. Chissà perché gli era venuta a mente quella canzone. L'avevano scritta assieme, questo é vero, ma é l'ultima cosa che solitamente gli veniva a mente quando pensava a Marco. Forse era un po' ubriaco anche lui.

«Cercarti tra i ricordi non mi va, Marco». disse girandosi dal lato opposto a quello di Riccardo.

«E stasera vinciamo Blanchito» disse sussurrando.
«E saró fiero di te» disse chiudendo gli occhi. Il suono delle onde del mare che si presentava di fronte all'hotel gli fece venire a mente qualcosa, un po' di ispirazione.

Riaprì gli occhi, prese il telefono, aprì le note e scrisse velocemente "Nel tuo mare" per poi lasciarlo lì sul comodino e per addormentarsi definitivamente, fino alla prossima sveglia traumatizzante che sarebbe stata solo due ore e mezza più tardi.

So che ti fa strano quando chiamo un amico «fratellino» | Mahmood & BlancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora