LAURA

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Ognuno di noi ha un demone dentro, bisogna solo fargli capire che può sempre diventare angelo. 

Martina G. 


Quella mattina avrei pagato oro per poter restare a letto tutto il giorno. La notte passata era da dimenticare. Non avevo chiuso occhio per colpa di quegli occhi tempesta.

Devo parlargli.

E devo parlare con Marco.

Se con Austin la situazione era del tutto illogica e indecifrabile, con Marco, purtroppo avevo capito tutto.

Ormai era partito e per colpa della mia indecisione, non ero riuscita a parlargli. Ma dovevo farlo, a prescindere da tutto.

Non sapevo cosa volevo, non sapevo cosa fosse successo la notte prima e come sarebbe andata a finire, non sapevo se era stato solo un momento, o se in futuro ce ne sarebbero stati altri, non ero sicura di niente, però di una cosa ero sicura, Marco non era più il mio posto giusto. Mi dispiaceva, mi rattristava molto perché non era giusto, lui mi aveva sempre portata in alto fin da subito, però il cuore va ascoltato, la pelle va ascoltata, ed io volevo ascoltarmi, avevo bisogno di farlo, avevo bisogno di vivere, con un ragazzo, da sola poco importava, perché c'ero io, in quel momento c'ero solo io.

Era troppo tempo che il mio corpo urlava. Il mio cuore urlava ed io non lo ascoltavo.

E ora invece, era lui ad aver preso la scena, si era fatto ascoltare. Dapprima con gli attacchi di panico, poi con le emozioni apatiche verso il mio fidanzato e in fine con il disperato bisogno di mettermi in gioco con Austin sapendo benissimo che mi sarei fatta male.

<Buongiorno Splendore>

Mia, con il suo fare amorevole prese la scena, strappandomi via dai miei tormenti.

Sorrisi, era così bello svegliarsi e sapere di avere una persona al proprio fianco, una persona che con la sola presenza rendeva la tua vita leggera. Lei era così.

Anche quella, era un'emozione nuova per me. L'amicizia vera. Quella che va oltre ad ogni cosa, quella che ti fa saltare dalla gioia e ti scalda l'anima.

<Dai pigrona, ho preparato la colazione> Continuò lei.

La abbracciai. Mi sentivo di farlo e lo feci, senza pensarci.

Sciolto l'abbraccio, Mia uscì dalla camera ed io, a fatica, mi diressi in bagno. Aprii il getto dell'acqua calda e mi lasciai accarezzare la pelle da quest'ultima.

Per fortuna, seppur io non fossi una fanatica del look perfetto, ero molto fissata con l'igiene, in borsa infatti avevo sempre delle mini size di Shampoo, rigorosamente all'albicocca. Di bagnoschiuma anch'esso fruttato e di profumo, Black Opium. Il mio preferito.

Soddisfatta, tornai in stanza e dopo essermi acconciata i capelli in una crocchia spettinata, infilai un paio di leggings neri imprestati da Mia abbinati ad una felpa, ecco di quella non ero rimasta troppo soddisfatta. Per carità era molto bella, ma era troppo aderente rispetto a quelle che usavo io.

Con un piccolo velo di ansia, mi diressi verso la sala, dove, il profumo di uova strapazzate venne subito a bussarmi allo stomaco.

<Buongiorno a tutti> Salutai all'aria, mentre gli occhi erano impegnati a scrutare tutti i presenti.

Mia raggiante come il sole di Agosto era impegnata a porzionare le uova nei piatti, Mike con la sua solita faccia buffa la stava facendo ridere e poi c'era lui, Austin che come una statua era poggiato sul davanzale del balcone, era di schiena ed un forte flashback mi arrivò dritto in pancia come un pugno inaspettato.

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