AUSTIN

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Don't come any closer,   -   Non ti avvicinare.

Don't try to change my mind,  - Non cercare di farmi cambiare idea,

I'm being cruel to be kind.   - Sono crudele per essere gentile 

Adele. 



ANNI PRIMA

<Sei mio Austin. Sono io che ti possiedo>

<Io non sono di nessuno. Mettitelo in testa>

<Ne sei sicuro?>

PRESENTE

<Resti qui a dormire?> Cristina, o forse Cristal, non ricordavo bene, ma era lei ancora a gambe aperte sul letto a pregarmi di restare a dormire insieme.

La guardai, con quello sguardo da porca, da libidinosa e da donna troppo consumata dalle sue lussurie .

Non lo nego, era una bella donna, prosperosa, generosa, in tutti i sensi, non si poteva dire che non dava tutta sé stessa, ma il resto? Quello era sconosciuto, non avevo visto un'anima, un pensiero, un'idea, niente di niente, solo tanto e stremato sesso violento.

La osservai ancora da sotto le ciglia,tremava ancora, respirava ancora a fatica dopo l'ennesimo orgasmo volato da quelle labbra tinte di poco pudore, e la guardavo, più la guardavo più io mi sentivo dentro ad un meccanismo di auto-sopravvivenza, tutto quello schifo da un certo punto di vista era uno schifo che mi permetteva una piccola vittoria contro la vita, ed io ne avevo un disperato bisogno, sempre.

Come può un errore essere l'unica soluzione?

Bene, la mia vita era quella, un errore ripetuto in loop solo per andare avanti. Sbagli su sbagli per smettere di sbagliare.

<No> Tagliai corto.

Voleva ancora essere sbattuta come una donna di poco conto, se piaceva a lei, se ne era contenta lei perché non avrei dovuto accontentarla?

Potevo farlo, o forse dovevo farlo, ma non ne avevo più assolutamente voglia, io facevo sesso per dovere, verso chi? Non lo so, forse verso me stesso o forse perché era quello il mio posto nel mondo, restava il fatto che non volevo più sentire quella voce disperata e stremata in cerca di orgasmi e non avevo più voglia di quella pella, di quei capelli, volevo solo andare via, lasciare che la moto mi portasse in un altro posto diverso da quello in cui mi trovavo, almeno per un po'.

<Almeno dammi un bacio> Supplicò lei ancora mezza nuda.

<Io non bacio quelle come te> Troncai rapidamente.

Non volevo assolutamente concederle il lusso di baciarmi.

Avevo bisogno di fumare, di dimenticare, di non sentire più niente, di schiacciare quel fottuto tasto per reset.

Gettai il mozzicone consumato e mi fiondai sulla moto.

La velocità mi donò attimi di libertà, ma una volta fermo, al semaforo, le ore precedenti mi presentarono il conto tutte insieme.

Un forte senso di disgusto verso le mie azioni mi prese a pugni in pancia, e il mio cuore, o quello che ne rimaneva volò verso mia sorella. L'avevo trattata malissimo, l'avevo fatta soffrire, non lo meritava, mai, e nonostante gli sforzi di ogni giorno, per evitare di farla soffrire erano davvero intensi, non ci ero riuscito, avevo spaccato tutto cazzo, l'avevo spaventata.

Dovevo farla sorridere sempre, dovevo dedicarle tempo, ma non ne avevo mai abbastanza. Era sempre più difficile andare avanti ormai, eppure lo facevo, continuavo a farlo. Continuavo a farmi usare e ad usare. Andavo avanti, senza fermarmi, senza cadere mai. Anche perché, i fili che comandavano la mia vita non me lo avrebbero mai permesso.

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