26. Calma Piatta

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-"John b guarda che so camminare!"- brontolai per la quindicesima volta.

Dopo essere scappati da quel manicomio noto come "Villa degli orrori Cray" i ragazzi insistettero per riaccompagnarmi a casa. Fortunatamente lo Zio Liam era momentaneamente fuori casa per degli affari di lavoro, se no sarebbe risultato difficile spiegare il perché dell'emorragia che avevo sulla mia coscia destra.

-"Lydia devi andare all'ospedale, subito"- non capivo se fosse arrabbiato, preoccupato o semplicemente John b.

-"te l'ho già detto, non posso andarci all'ospedale dato che, essendo minorenne, avviserebbero subito mio zio e lo sai pure tu che non lo possiamo permettere"- dissi esasperata.
-"quindi è meglio morire dissanguata?!"- esclamò urlando. Non risposi e serrai le labbra per evitare di creare un ulteriore scontro.

-"dammi il telefono"- disse ad un tratto Sarah.

La guardai confusa ma mi limitai a consegnarglielo in silenzio.
La bionda cominciò a digitare qualcosa sulla tastiera del cellulare e poi partì il solito bib-bib-bib segno che stava chiamando qualcuno..

-"chi stai chiamando?"- chiese John b ma venne zittito da Sarah la quale cominciò a parlare con non so chi.

Dopo pochi minuti terminò la misteriosa chiamata e mi riconsegnò il telefono.
-"con chi parlavi"- riprese a domandare il moro. Mentre io controllavo il registro chiamate...quella piccola...

-"Jason? "-

-"sul serio Sarah?!"- la ripresi,

-"tra pochi minuti dovrebbe arrivare, e non guardarmi così lo sai anche tu che è bravo in quello che fa, e poi..potresti imparare qualcosa"-

-"la mia idea di imparare è completamente diversa da questo!"-

Lei alzò gli occhi al cielo per poi trascinare tutti fuori da casa mia una volta che sentì il campanello suonare.

-"la paziente Brown e il dottor Clay hanno bisogno di tranquillità e privacy, quindi tutti fuori di quì!"- esclamò la mia amica facendomi un occhiolino.
Quella stava tutta fumata...

-"Quindi ti sei ferita con un coltello da cucina mentre tagliuzzavi delle carote?"- chiese di nuovo Jay guardandomi, ancora una volta, con scetticismo.

-"sì, proprio così"- sbuffai.

-"e dove sono le carote?"-

-"nella mia pancia"- indicai il mio ventre.

Lui non proferì altro e continuò con la ricucitura della ferita. Iniziavo a pentirmi di non essere andata in ospedale, non perché Jason non fosse bravo, anzi, ma per il semplice fatto che non poteva di certo utilizzare dell'anestetico senza autorizzazione e senza, soprattutto, un minimo di esperienza.
Ciò nonostante continuava a ripetermi frasi dolci cercando di distrarmi dal dolore.

-"Finito!"- esclamò accarezzando il punto dove poco prima stava giocando con ago e filo, mentre ora era invece coperto da una garza bianca.

-"non so ancora come ringraziarti"- dissi mentre il ragazzo quì di fronte mi aiutava a scendere con delicatezza dal bancone in marmo della cucina dove mi aveva fatto distendere per "l'operazione".

-"non devi ringraziarmi..è stato un piacere"- mi guardò con i suoi occhi grigio-azzurri per poi abbozzare un sorriso contagioso..

-"sei bellissima...anche in fin di vita"- ridacchiò beccandosi da parte mia un pugnetto amichevole sulla spalla sinistra.

-"lei è ridicolo e aggiungerei anche poco professionale, dottore"- nascosi il lieve rossore che si era andato a formare sulle mie guancia con il mio solito sarcasmo.

𝐎𝐜𝐞𝐚𝐧 𝐁𝐥𝐮𝐞 𝐄𝐲𝐞𝐬 ┊𝑱𝑱 𝑴𝒂𝒚𝒃𝒂𝒏𝒌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora