LAURA

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La monotonia è un male. 

Ho davvero bisogno di pericolo ed eccitazione.

Freddie Mercury.



Click .

Non era stato il rumore della foto appena scattata. Bensì era stato il rumore dello spegnimento del mio cervello. Proprio come quando schiacci il pulsante per spegnere la luce.

Frenesia .

Era la velocità con la quale il mio cuore aveva iniziato a battere.

Ebbene sì, era proprio lì. In tutta la sua statuaria bellezza. Tirato di tutto punto e stava scendendo dalla sua moto.

Formicolio.

Quello che iniziai a sentir scorrermi sotto la pelle, quando lo vidi sfilarsi il casco e puntare proprio nella mia direzione.

Scappa.

L'unica parola che la mia mente riusciva ad elaborare. Ricordandomi che era tutto sbagliato, e soprattutto a senso unico.

Osa .

L'unica azione che il mio corpo voleva davvero fare.

Ero lì, abbracciata a Mia, la stringevo forte come a cercare l'appoggio giusto per reggere il mio corpo diventato liquido come un ghiacciolo sotto il sole.

<Non avevi detto che non c'era?> Sibilai tra le labbra schiuse in un sorriso estremamente tirato.

<Infatti non doveva esserci. Te lo giuro mi aveva detto che sarebbe uscito, l'ho pure visto prepararsi per andare via.> Anche lei, come me, sembrava davvero stupida dal suo arrivo.

Schiaffo in faccia.

La sensazione di una verità ricevuta sul volto, che mi credevo? Lui non era sicuramente li per me, magari anzi, quasi sicuramente aveva un appuntamento con una bella ragazza, che scema .. pensai mentre il mio cuore continuava a pompare troppo forte.

<Scusami davvero> Continuò, giustificandosi di una colpa che in realtà non aveva.

La strinsi di più nell'abbraccio <Tranquilla, basta non pensarci, non sarà difficile>

Credo.

Detto ciò, volente o nolente dovevo assolutamente ignorarlo, anche se, ignorare lui voleva dire ignorare il mio corpo, ancora una volta. Ma non potevo, non potevo assolutamente permettermi di cedere, dovevo ignorarlo, e dovevo farlo per Marco, già il fatto che ancora non ero riuscita a dirgli la verità mi faceva sentire in colpa, ma, l'idea che lui possa solo pensare che il motivo sia Austin, o che io lo abbia tradito con lui no, quello non se lo meritava proprio.

Tecnicamente poteva anche essere vero, tra me ed Austin era successo qualcosa, ma appunto, era qualcosa. Un qualcosa di stravolgente, almeno per me, ma così forte da farmi odiare dall'unica persona che non mi aveva mai fatto male? No.

Presi aria e scrollai le spalle, Marco era lì, nella sua bolla e mi guardava come nulla fosse. Per fortuna. Così, approfittando della sua dolce ingenuità, e sicuramente troppa fiducia e stima in me, lo raggiunsi.

<Andiamo dentro?> Domandò lui, mentre con la mano raccolse la mia per farmi strada.

Dopo poco io e Marco eravamo dentro, Mia invece aveva raggiunto il fratello.

Una volta entrata nel locale, venni colpita da una vastità di luci riflettenti. La barca era suddivisa in zone.

Al centro vi era la pista da ballo, ai lati dei tavolini ed in fondo il bancone del bar. Era gigante quel posto.

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