Vecchie Amicizie

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Sono trascorse alcune settimane dal giorno dolce e insieme amarissimo della giostra, non sono mai stata una persona particolarmente religiosa, ma mi ritrovo seduta su una delle panche della basilica di San Lorenzo dove sono sepolti tutti gli avi della famiglia Medici e dove presto, nel mausoleo commissionato al Verrocchio, verrà sepolto anche il corpo di mio zio. Mi ritrovo a pregare per il futuro della mia famiglia, per il successo di Lorenzo, la felicità di Bianca e Giuliano, e in fondo un po’ anche per la mia. Dopo diversi minuti decido di alzarmi e tornare a casa, Lorenzo e Giuliano sono tornati questa mattina presto da Milano, dove hanno prolungato il prestito di Sforza in cambio di nuove tratte commerciali, certo ora dovranno convincere i Priori a votare a favore di questo trattato, ma se ci riuscissero sarebbe un grande vantaggio per Firenze, e ovviamente anche per la nostra famiglia. Tra poche ore inoltre dovrebbe arrivare Clarice, la moglie di Lorenzo, da Roma. Non vedo l’ora, avevo avuto il piacere di parlare con lei un paio di volte durante il mio soggiorno a Roma e mi è sempre sembrata una persona per bene e gentile, e nonostante le nostre vedute diverse per quanto riguarda i temi religiosi, la carità e il benessere del popolo erano temi che stavano a cuore ad entrambe.

Passando davanti a Palazzo dei Priori mi viene in mente Francesco, non ho più avuto modo di parlargli dal giorno della giostra, tra l’organizzazione del funerale, della banca e dell’arrivo di Clarice ero stata molto impegnata e non ero quasi uscita di casa. L’avevo visto al funerale però, vestito di nero come di consueto, seduto su una delle panche della basilica, ad un certo punto avrei anche giurato di averlo visto piangere.

Una volta arrivata a casa vedo Sandro corrermi incontro. -Finalmente sei arrivata! Lorenzo mi ha dato una notizia bellissima!- dice quasi saltando dalla gioia, -Bè, di cosa si tratta?- domando, un po contagiata dalla sua energia, -Ha detto che mi pagherà una bottega tutta mia!- -Ma è fantastico Sandro!- dico abbracciandolo. -Avrò bisogno di un'assistente però- dice staccandosi leggermente e guardandomi, -ti andrebbe?- -Stai scherzando?- gli chiedo, scuote la testa, -Certo! Certo che mi piacerebbe!- mi prende per mano e con l’altra traccia una tela invisibile, -Te lo immagini? Realizzeremo le opere più belle che il mondo abbia mai visto!- dice ridendo, seguito a ruota da me.

***

È passata l’ora di pranzo quando arriva Clarice. Io, Bianca e Zia Lucrezia andiamo ad accoglierla quando scende dalla carrozza. -Spero abbiate fatto un buon viaggio- dice mia zia ad una Clarice sorridente, affiancata dal Maestro -Maestro de’Becchi è stato gentile a farmi da accompagnatore. Sarà stato un ottimo tutore per Lorenzo.- -È stato un privilegio- dice l’uomo prima di congedarsi. -Lei è mia figlia, Bianca- -Piacere- -il piacere è mio- risponde mia cugina, -e lei è mia nipote Aurora, ma penso che già vi conosciate.- -Si, è un piacere averti tra noi- dico con un sorriso, rivolta a Clarice. -Lorenzo non c’è?- chiede -Sarà qui presto. Puoi aspettarlo nelle sue stanze. Aurora l’accompagni tu?- mi domanda mia zia, -Ma certo. Vieni da questa parte- dico indicando la strada a Clarice, così ci allontaniamo. -ti ha annoiata?- le chiedo, mi guarda con faccia confusa, -Maestro de’Becchi intendo, so quanto possa essere prolisso a volte.- -No, no assolutamente, è stato interessante- -Bene, meglio cosi.-  arriviamo davanti alla stanza di Lorenzo, -Voglio che tu sappia che sono qui per qualsiasi cosa tu abbia bisogno. So quanto può essere difficile un nuovo inizio in una città che non si conosce, soprattutto se non si hanno amici. E anche se non ci conosciamo molto bene vorrei che pensassi a me come ad un’amica.- -Grazie mille- mi dice, accennando un leggero sorriso. -Ora ti lascio ad aspettare mio cugino, mettiti comoda, da oggi questa sarà anche casa tua dopotutto.- la saluto un’ultima volta e me ne vado.

Visto che i preparativi della festa per il matrimonio di Lorenzo e Clarice, che si terrà domani, sono tutti ultimati decido di andare a fare una passeggiata. Giro un pò per la città, finchè non arrivo davanti alla bottega di un artigiano, un orafo, su un tavolo all’ingresso della bottega sono disposti gioielli di vario tipo, ma ce n’è uno che mi colpisce particolarmente, è una collana in perle con un ciondolo in oro lavorato a forma di fiore all’interno del quale c’è incastonata una bellissima pietra blu. Il proprietario mi si avvicina. -Avete visto qualcosa di vostro gradimento Madonna?- -Sono tutti meravigliosi signore, ma questa, ha qualcosa di speciale- dico indicando la collana, -Uno zaffiro, Madonna, rappresenta la sincerità, la verità e la fedeltà nelle relazioni, e si dice che chi la indossi diviene portatore di pace, saggezza e gioia.- -È meravigliosa.- Non oso neanche chiederne il prezzo, non ho soldi con me, non ne porto quasi mai da dopo l’incidente a Roma, ed inoltre non mi sembra il momento di ostentare, non con le ristrettezze economiche che dobbiamo affrontare da quando il Cardinale della Rovere è diventato Papa e senza il trattato di Milano firmato dai Priori. Esco dalla bottega quando mi imbatto in Francesco. -Aurora- -Francesco- -È da un po’ che non ti vedo, come stai?- mi chiede mentre mi fa passare in un vicolo nascosto. -Abbastanza bene, tu?- -Si bè bene, le solite cosa sai, la banca, mio zio…- -Capisco…- -Che cosa ci facevate in quella bottega? Avete acquistato qualcosa?- -Stavo solo curiosando, non ho comprato niente, anche se c’era una collana davvero stupenda, ma non è il momento giusto per spendere soldi- -Capisco, la riunione dai Priori non è andata molto bene, molti sono contro il trattato proposto da Lorenzo, anche mio zio ovviamente.- -Già, ho saputo- sospiro abbassando lo sguardo, -Sai una cosa, ho un’idea, ti ricordi il belvedere dove andavamo sempre da piccoli?- mi chiede, -Quello che dà sul fiume?- -Si, esatto. Vediamoci lì, stasera, alle nove.- -Come mai questa proposta?- -Voglio passare un pò di tempo assieme, come ai vecchi tempi.- -Per recuperare il tempo perso, giusto?- dico citando la sua lettera, -Si, esatto, allora ci sarai?- gli sorrido, -Non mancherò-. -Bene, allora a stasera- mi saluta dandomi un bacio sul dorso della mano, -A stasera- lo saluto, allontanandomi.

Il lupo e la volpe || Francesco PazziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora