La luce del mattino entra da dietro le tende, apro gli occhi lentamente cercando di abituarmici e sento bussare alla porta, -Aurora sei sveglia?- La voce di mia zia giunge ovattata alle mie orecchie. -Si-. Mi alzo lentamente dal letto, mi lavo, mi pettino ed indosso il vestito che ho preparato la sera prima, poi esco dalla camera.
Mi dirigo verso la stanza di Bianca, dalla quale vedo uscire mia zia Lucrezia. -Buongiorno, hai dormito bene?- mi chiede, -Abbastanza, sono un po agitata, non vedo l'ora di arrivare a Firenze.- Mi sorride -Chiedi a qualcuno di darti una mano con i bagagli- -Certamente- rispondo e lei se ne va.
-Posso entrare?- chiedo aprendo leggermente la porta della camera di mia cugina Bianca. -Ma certo, entra pure!- mi risponde mentre seduta su una sedia si spazzola i capelli -Allora, sei pronta?- mi sorride. -Assolutamente! Non vedo l'ora di essere a casa, scommetto che sono cambiate molte cose da quando sono partita- -Ed è così. Vado a chiamare Lorenzo, prima che mia madre lo trovi- dice ridacchiando, mentre si alza dalla sedia, la seguo e usciamo dalla stanza ma anziché andare con lei a cercare Lorenzo chiedo ad uno ragazzo della servitù se mi aiuta con i bagagli.
Esco dal palazzo dove poco dopo mi raggiungo Lorenzo, Poliziano e Sandro, -Sei pronta a tornare a casa?- chiede quest'ultimo, -Certo.- Per quanto possa sembrare strano ero legata a Sandro da un legame quasi fraterno. Anche se Bianca, Lorenzo e Giugliano erano miei parenti di sangue, crescendo ho sempre avuto più cose in comune con il ragazzo che con i miei cugini, e credo che la cosa che ci abbia uniti di più fosse che tutti e due avevamo perso i genitori in tenera età e che Piero e Lucrezia ci avevano cresciuto come loro figli. Ci raggiunge anche Giuliano e rimaniamo a parlare per un po' quando vediamo uscire Piero appoggiato al suo bastone da passeggio, Lorenzo ci saluta e va ad aiutare il padre.
Poco dopo siamo pronti a partire. Mia zia e Bianca prendono la prima carrozza, Poliziano e Sandro quelle dopo e io e mio zio saliamo sull'ultima, mentre Lorenzo e Giuliano montano su due cavalli, e subito partiamo.
Ad una parte di me dispiace lasciare Roma, ma l'altra parte, spera in questo modo di poter dimenticare il terribile evento accaduto poco più di due settimane fa.
***
Sono passati poco più di quindici minuti quando la nostra carrozza viene attaccata.
Il cocchiere cade a terra morto e il cavallo spaventato scappa facendo ribaltare la carrozza. Mio zio sbatte la testa -Zio!- grido spaventata -Non mi sono fatto niente, tranquilla.- Cerco di aprire lo sportello mentre sento Lorenzo e Giuliano che ci chiamano dall'esterno. Finalmente riesco nel mio intento e Giuliano mi aiuta ad uscire e subito dopo aiuto mio zio, un uomo si avvicina a noi e mio zio lo scolpisce con il suo bastone, viene colpito alla gamba da una freccia e lancia un urlo straziante. Giuliano, che aveva appena atterrato un'altro degli assalitori, si volta verso di noi e viene a darci una mano mentre Lorenzo insegue un altro uomo nel bosco. Ci ripariamo dietro la carrozza e Giugliano toglie la freccia dalla gamba del padre, poi strappa un pezzo della camicia e lo lega attorno alla ferita. -Restate qui- dice mentre si dirige nella direzione in cui poco prima si era diretto suo fratello. Passano pochi minuti, che sembrano interminabili e li vediamo tornare indietro.
***
Finalmente arriviamo a Firenze e la nostra carrozza entra nel cortile di Palazzo De Medici. Scendo dalla carrozza e Giuliano e Lorenzo aiutano loro padre mentre ci raggiungono Bianca e zia Lucrezia. -Aurora, dì come ho colpito quell'uomo con il bastone- -Smbravate il dio greco di una delle storie di Poliziano, zio- -Un vero dio greco con la gotta- aggiunge. Mia zia ordina ad un domestico di chiamare un dottore e ad altri di portare il marito in camera.
Bianca mi abbraccia, -Stai bene?- mi chiede, -Si, sono solo un po’ turbata, non è così che mi aspettavo il mio rientro a Firenze- -Vieni, ti porto nella tua stanza-. Quando entriamo è identica a come la ricordavo. -Ti lascio, riposati un po’- dice lei, chiudendosi la porta alle spalle. Mi corico sul letto e la stanchezza si impossessa di me facendomi addormentare.
***
Cammino tranquilla per le strade di Roma, il sole sta per tramontare, e ormai sono quasi arrivata a casa. Svolto in un vicolo, sul ciglio c'è rannicchiato un senzatetto, Roma ne è piena, i Medici a Firenze hanno portato una certa stabilità economica tra il popolo, ma qui la chiesa chiede tasse pesanti e i cittadini finiscono per strada. Tiro fuori qualche moneta dal sacchetto che ho legato in vita e gliela porgo, -Prendete- -Così pochi Madonna? Dai vostri abiti deduco che siate ricca, potete sforzarvi un po ' di più- mi prende il braccio e mi strattone verso di lui. -Non posso fare di più al momento, lasciatemi vi prego- cerco di liberarmi dalla sua presa, ma non molla, vedo l'altra mano uscire da sotto il mantello, sta impugnando un coltello. Succede tutto velocemente. Si alza, tenendomi ancora per il braccio e infila il coltello nel mio addome. Cado a terra. Mi dà un calcio e poi un altro, poi si abbassa su di me e con un gesto veloce slega il sacchetto con le monete e scappa via. Rimango a terra, le mie mani sull'addome mentre cerco di non fare uscire sangue. Mi sforzo di alzarmi in piedi e cerco di chiedere aiuto, ma le parole non escono. Dopo qualche tentativo riesco a tirarmi in piedi e sorreggendomi alla parete cerco di raggiungere la fine del vicolo che da' sulla piazza. Una volta raggiunta la piazza mi gira la testa, e la vista mi si annebbia. Mi trascino a fatica verso la prima bancarella, il negoziante mi vede e fa attempo ad aferrarmi subito prima di perdere conoscenza.
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Il lupo e la volpe || Francesco Pazzi
Fanfiction-Io ti amo, più di quando io abbiamo mai amato qualsiasi cosa in vita mia- dice mentre sfila il suo anello dal dito, -Tienilo, e ricordati di me- Aurora Tornabuoni è la cugina di Lorenzo De Medici, dopo tre anni passati a Roma farà ritorno a Firenze...