LAURA

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Le tue mani
Più letali
Degli spari
Non lasciare la presa rimani
Se cadiamo
Aggrappati
Come un salto giù da dieci piani

Holden.

Si era fatto ormai pomeriggio inoltrato, non avevo fatto praticamente niente tutto il giorno se non pensare a dove fosse finito Marco.
Aveva fatto una scenata raccapricciante, non lo avevo mai visto così e soprattutto non mi era andato giù come mi aveva trattato davanti agli altri. Mi andava bene discutere, ma si discute da soli, sempre. Ho sempre pensato che i problemi di ognuno di noi, non sono di pubblico dominio. E lui lo sapeva, sapeva quanto odiassi spiattellare sul grande schermo della vita, la mia vita.

Gli avevo scritto diversi messaggi durante la giornata e lo avevo anche chiamato ma, neanche una risposta. Il silenzio totale. Ed io avevo bisogno di tutto fuorché di silenzio. Avevo bisogno di parlargli, di spiegargli la situazione e di essere libera, libera di scegliere, di sbagliare, di vivere.

Si, probabilmente la mia scusa era stata abbastanza banale, anche un cieco avrebbe visto che la situazione era calda sì, ma non per colpa del locale affollato ma ben sì, per l'affollamento di emozioni che quel ragazzo, di nome Austin Thomson aveva incastonato in me, era disarmante la facilita con cui il mio corpo diventava fuoco e cenere ogni volta che lui si avvicinava e si allontanava da me.

Esatto, proprio quello ero. Uno di quei fuochi potenti, indomabili e poi Cenere, quella che una volta cessato il fuoco cadeva frivola sulla terra. Era energia pura, una scossa talmente forte da farti perdere la ragione.

Quanto avrei voluto poter parlare con mio Papà, mi avrebbe capita, mi avrebbe aiutata a razionalizzare tutto, con lui niente era difficile.

Mi sarebbe piaciuto anche poter parlare con Mia, dirle che il gioco di cui tanto parlava, lo avevo già fatto iniziare, declassando però lo step: Parla prima con Marco. Avrei anche voluto dirle che se non fossimo stati interrotti avrei tranquillamente preso il biglietto per un viaggio sulla luna. Che lui era la Luna.  E poi, le avrei voluto dire che, porca vacca aveva ragione. Ma chi volevo prendere in giro? Lui era quell'emozione diversa da zero. Lui era ciò che inspiegabilmente avevo bisogno.

Ma, niente di tutto era stato possibile, perché Mia era con sua mamma e non volevo rovinarle il pomeriggio o farle perdere tempo prezioso con lei, sapevo che si vedevano poco e sapeva quanto lei ci tenesse. E mio Papà era lontano, troppo lontano.

Quindi, cosa si fa in questi casi?

Musica Maestro!

A tutto volume, senza sosta. Ero pronta ad ascoltare le sue spiegazioni e a viaggiare nel suo mondo.

Presi il telefono e collegai la mia Play List alla tv ma una notifica si impossessò dello schermo.

Sei a casa?

Persi un battito, un respiro, un attimo di equilibrio. Era lui, seppur non avessi salvato il suo numero, sapevo che era lui.

NO.

Ero comunque offesa anche dal suo di comportamento, mi aveva messa in una situazione scomoda, aveva lui attizzato i nervi di Marco, lui e solo lui. E poi, il modo in cui mi aveva portata in macchina, presa in braccio come un sacco, era stato davvero snervante.

Clicca qui.

Alzai un sopracciglio davanti a quel messaggio, c'era un link. Ovviamente arrabbiata sì, ma non curiosa mai.

Youtube.

Mi aveva mandato una canzone. Titubante e, convinta che come minimo sarebbe partito uno di quei video dove alla fine esce un mostro, schiacciai Play.

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