Capitolo dodici

15 1 0
                                    

"Uraraka, permetti una parola?" chiese dolcemente Kirishima allontanandosi poco dal gruppo e nascondendosi dietro un tronco per avere un po' di privacy.

"Certo, dimmi pure!" sorrise entusiasta la ragazza seguendo il compagno.

"Non c'è bisogno di fingere con me. So riconoscere un sorriso falso" disse calmo il rosso facendo svanire leggermente quella espressione sul volto della compagna.
"Non preoccuparti, non voglio costringerti a parlare se è questo che stai pensando. Voglio solo farti sapere che non sei sola. Il dolore che porti dentro..." Eijiro si interruppe guardando negli occhi la castana.
"So cosa significa avere un peso sul cuore e posso dirti che non sei costretta a tenerlo per te. Sembra solamente che questa cosa non ti permetta di esprimermi liberamente. Cerchi sempre di mostrarti allegra e vivace, ma, nonostante questo, pesi con cura ogni parola e osservi i movimenti di tutti stando sempre allerta. Credimi, so esattamente cosa si prova. Se hai bisogno di parlare con qualcuno hai trovato le persone giuste. Te lo posso assicurare. So che non ci conosciamo da molto ma i ragazzi con cui stiamo viaggiando sanno il fatto loro. Nessuno ti giudicherà. Tutti qui hanno commesso degli errori e sono in viaggio per redimersi, io per primo. Sei in un spazio sicuro" concluse infine poggiando una mano sulla spalla della giovane di fronte a lui.

Il rosso sentì una forte stretta intorno alla sua vita e si accorse che Uraraka lo stava abbracciando. Quella presa era piena di insicurezze e paura che Eijiro riconobbe subito, ricambianfo

"Grazie, Kirishima-kun. Non è facile essere diversi in questo mondo" disse la ragazza portandosi poi una mano alla bocca come per frenare le parole appena dette.

"Soprattutto per una fata scappata dalla sua colonia" disse piano il rosso facendo staccare dolcemente la compagna dalla presa.

"Come-" iniziò Ochaco interrompendosi alla vista di una flebile luce rosa alle spalle del ragazzo dai capelli all'insù.

Eijiro rise e spostò leggermente la bandana sul suo collo per mostrare dei minuscoli accenni di squame rosse.

"Kirishima-kun! Sei un-" 

La castana restò imbambolata a fissare il collo del ragazzo non sapendo come continuare la frase.

"Non so se hai sentito parlare di me, Uraraka" iniziò il rosso rimettendo al suo posto la banda.
"Le fate mi hanno salvato nel periodo più buio della mia vita. So che conosci Mina Ashido"
A quel nome la ragazza ebbe un sussulto.
"Lei mi ha aiutato e presentato alla sua colonia. A quel tempo, le fate erano ancora creature gentili che si mostravano ai bambini e rendevano gioiosi i loro sogni.  Quando scoppiò il caso di Ochaco Uraraka, la fata che si era mostrato ad un adulto, tutta la comunità rimase senza fiato. Poco dopo, tutto cambiò quando Tsuyu Asui fu uccisa dai Villain. Si ritrovarono solo le ali ai piedi di una felce, la sua pianta preferita. La fiducia delle magiche creature vacillò e si ritirarono nei boschi, nelle foreste o vicino i laghi. Io seguii la colonia della mia amica e conobbi le Ali Madrine di persona. Non ero molto apprezzato, ma acconsentirono a farmi restare a causa della mia natura di essere magico. A nessuna altra fata fu permesso di avvicinarsi agli umani e tu venni richiamata dalle Grandi Ali. Ashido mi raccontò che le fate nascono grazie alla prima risata dei bambini, a Yōsei, sotto la Camelia al centro dell'isola e in quella occasione mi spiegò anche la gerarchia fatata. Le Ali Madrine si occupano della gestione globale delle colonie dando regole da seguire per il bene di tutte, mentre le Grandi Ali mantengono l'ordine in una singola comunità. Infine, le Scintille hanno il compito di proteggere tutti combattendo come vere guerriere. Quando si scoprì della morte della compagna, le Ali Madrine trovarono un petalo della Camelia leggermente appassito. Fino ad allora non era mai successo nulla del genere. Alcune Scintille, una volta appresa la notizia, iniziarono a scatenare il panico. Esse si opposero al volere delle Grandi Ali e delle Ali Madrine, fuggendo dalle loro colonie. Furono dichiarate bandite e vennero chiamate Fiaccole. Anche a te imposero di rimanere nella tua colonia per non correre altri rischi, ma questo non potevi proprio accettarlo. L'idea di diventare bandita non era ciò che desideravi ma restare in catene quando fuori da quei tronchi c'era un vero mondo da scoprire... Non riuscivi proprio a sopportarlo. Avresti fatto di tutto per conoscere le meraviglie del creato. Come biasimarti" il rosso portò gli occhi al cielo vedendo le cime degli alberi ondeggiare lentamente mentre il vento gli sfiorava i capelli all'insù.

Nobili e Ribelli -Kiribaku/Bakushima-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora