Portami in alto come gli aeroplani.
Mr. Rain
Era successo davvero, avevo volato lontano, in alto, là, dove nessuno sarebbe stato in grado di raggiungermi.
Lui era lì, bello come un quadro dipinto su misura, come una canzone studiata nei minimi dettagli, mi guardava, ormai sembrava non riuscisse a fare altro che guardarmi negli occhi.
Ti faccio male?
Quella piccola frase continuava a danzarmi nello stomaco, sembrava essere uscita da un altro corpo e non dal suo, era stato duro, spietato, potente eppure, in qualche piccolo frammento sembrava quasi preoccupato, di schiacciarmi con il suo peso, di farmi male o di trattarmi probabilmente come era solito fare con tutte.
Ti stai facendo troppi viaggi Laura.
Io ero così, mi ostinavo a trovare il colore in qualsiasi scala di grigio. La musica nel silenzio, e me lo sentivo, l'avevo intravisto quel piccolo scorcio di musica colorata.
Dovevo riprendermi, riacquisire lucidità e realizzare il tutto, ma lui non me lo permise..
<Cosa staresti facendo scusa?> Domandò osservandomi mentre mi allungavo verso il mobiletto in alto della cucina.
<Sto prendendo una cosa?>
Bugia, in realtà volevo solo smorzare l'imbarazzo dei famosi minuti dopo il sesso.
Rise, lui rise, ma non era una risata ironica, era una risata sfacciata, illusoria e poi si riavvicinò a me, come un felino in aguato pronto a divorare la preda.
<Laura> Grugnì, divorando la distanza tra di noi ed immobilizzandomi li, con la pancia spalmata sul piano della cucina.
< Davvero ti sei messa in questa posizione per prendere qualcosa dal mobile?> Sussurrò piano al mio orecchio.
Io rimasi li, sulle punte, un braccio allungato verso il mobiletto, il ventre spalmato sul piano della cucina, e il suo addome sulla schiena.
<Si>
<Mmh.. capisco, perché allora mi sa tanto di bugia?> Domandò accarezzandomi piano le spalle per poi arrivare al braccio che era ancora a mezzaria.
<Ti sbagli Austin> Rimbeccai.
<E sai una cosa?>
A quel punto mi voltai appena, ma lui con una mano aperta mi spinse la schiena in avanti lasciandomi così ancora una volta completamente esposta davanti a lui e mi aprì le gambe. Due colpi secchi con la caviglia, prima sulla gamba destra e poi sulla sinistra.
<Vai pure avanti Italy, continua con quello che stavi dicendo, sono proprio curioso> Mi provocò.
Ma aveva vinto, di nuovo. Ed io non riuscivo a respirare di nuovo.
Mi schiarii la voce e provai a resistere. <Penso che tu sia troppo presuntuoso>
<Io invece penso che stai proprio bene in questa posizione piccola Italy> Sentenziò mentre io mi persi tra i suoi movimenti.
Ad ogni movimento sentivo un pezzo di me incendiarsi, ogni volta che quelle mani mi toccavano l'aria diventava sempre più difficile da trovare.
E cavolo, quando sentii il suo respiro tra le cosce tutto il resto esplose i miliardi di pezzettini impazziti.
Chiusi gli occhi, ed iniziai ad immaginarlo a dare forma a ciò che stava facendo. Lo sentivo fin sotto la pelle. Riuscivo perfettamente a scandire ogni movimento. Dapprima si fece strada con una mano per permettersi il giusto spazio poi si avvicinò con la bocca ed iniziò a mordicchiarmi il linguine e poi.. e poi dimenticai di essere in grado di controllarmi, di capire dov'ero e cosa stavo facendo. La sua lingua, mi mandò di estasi, movimenti lenti accarezzavamo il mio clitoride, e poi movimenti circolari, e io.. io iniziai a muovermi, contro la sua bocca, iniziai a gemere senza riuscire a fermarmi. Le gambe mi tremavano, il cuore mi batteva forte e gli occhi non volevano saperne di restare aperti.
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ARE YOU MY MELODY?
ChickLitQuesta è la storia di un'anima venduta, rubata, presa con forza e strappata via. Austin aveva appena 18 anni quando decise di accettare un patto terribile, ma lui non lo sapeva, non poteva immaginare che quella opzione al momento l'unica possibil...