Non avevo più la scusa del progetto, quindi per tornare spesso in quella comunità feci richiesta per fare del volontariato.
I gestori furono entusiasti e io e Zaccaria potevamo vederci quasi sempre, quindi fu un'ottima idea.
Il sabato seguente mi recai presso la struttura verso le 19, poiché avevamo il compito di preparare la cena per tutti.
Appena arrivata indossai il grembiule e raccolsi i capelli in una coda, poi inziai a tagliare i pomodorini a metà, perché avevo pensato che una pasta al pomodoro fresco sarebbe stata l'ideale.
Ad un tratto sentii una mano avvolgere la mia coda e tirarla leggermente per attirare la mia attenzione.
"Ciao bellissima."
Era Zac. Aveva indossato anche lui un grembiule e si era messo accanto a me.
"Ciao" accennai un sorriso.
"Posso aiutarti?" Domandò.
"Sí, certo." dissi. "Se vuoi comincia a mettere l'acqua nella pentola così bolle e appena il sugo é a metà cottura mettiamo la pasta."
Lui fece cenno di sì con la testa e si mise a fare ciò che avevo chiesto.
Il gestore dopo qualche minuto venne a controllare un po' cosa stessimo combinando.
"Bravi, si vede che vi impegnate." Osservò. Poi si allontanò rapidamente dalla stanza e ci lasciò soli.
Zac si mise a ridere, ma cercò di soffocare quell'impeto. Sembrava stranamente divertito, probabilmente dalla situazione.
Poi si avvicinò a me per aiutarmi a finire di preparare il tutto.
"Perché hai riso?" chiesi.
"Perché oggi il gestore mi ha chiesto se ho più voglia di stare qui perché ci sei tu... e io gli ho detto che mi piaci molto." Ripose.
"E come l'ha presa?" Ribattei.
"In realtà bene. Secondo lui è una buona cosa che io frequenti una ragazza come te."Ci mettemmo a sistemare tutto l'occorrente e servimmo la cena a tutti. Poi ritornammo in cucina.
"Ce n'è un po' per noi. Ti va?" Chiesi io porgendogli la forchetta.
"Sì, mi va." rispose.
Avevamo un solo piatto ed una sola forchetta quindi condividemmo il pasto, continuando a parlare.
Il nostro turno era finito, quindi ci togliemmo il grembiule e restammo a chiacchierare con gli altri ragazzi e tutti gli educatori.
La serata sembrava proseguire con tranquillità.
Dal nulla la porta dell'ingresso si spalancò provocando un rumore insopportabile.
Due agenti della polizia giudiziaria varcarono la porta, avanzando con passo pesante verso di noi.
"Abbiamo un mandato d'arresto per Zaccaria Mouhib" disse uno di loro, mentre l'altro si avvicinava pericolosamente a Zac.
Il ragazzo sgranò gli occhi, sollevandosi dalla sedia sulla quale si trovava.
"Sono innocente, non ho fatto niente, ho sempre rigato dritto da quando sono fuori." affermò con un tono agitato e confuso.
L'agente afferrò i suoi polsi ed avvolse intorno ad essi delle manette, poi con un movimento delle dita fece dare uno scatto perché fossero sicure."Lei ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio". Recitò la formula necessaria in casi come questo.
Zac si girò verso di me, i suoi occhi mi cercavano, io mi avvicinai di scatto prima che si allontanassero con lui e lo baciai. Le nostre labbra si sfiorarono delicatamente, mentre io gli accarezzavo il volto con entrambe le mani.
"Non ti preoccupare" gli dissi "se sei innocente ti prometto che si risolverà tutto."
Lui annuii con gli occhi lucidi. I due cominciarono a trascinarlo via con la forza, ma lui si rivolse nuovamente a me.
"Promettimi che mi verrai a trovare, promettimi che mi scriverai" alzò di colpo la voce mentre i due agenti iniziarono a strattonarlo con forza.
"Certo che ti scriverò. Ti verrò a trovare sempre. Ti prometto che ti starò vicina."Era una promessa.
Lo vidi allontanarsi insieme a loro. Sentii un dolore forte in mezzo al petto; d'altronde sapevo bene in cosa mi stavo cacciando. Sarebbe stato doloroso, difficile, soffocante. Eppure volevo stargli accanto, perché sapevo che Zac voleva davvero cambiare vita, voleva essere una persona migliore. Ne avevamo parlato durante il nostro primo incontro.
Aveva avuto un passato molto difficile. Era cresciuto per strada in mezzo a gente poco raccomandabile. Aveva dormito per terra, mangiato qualunque cosa, aveva vissuto la vera miseria. Nonostante le difficoltà ha iniziato a dedicarsi alla musica e la vedeva come una possibilità di riscatto, un nuovo capitolo della sua vita. Sapevo bene che non avrei dovuto abbandonarlo a sé stesso: ero la sua ultima possibilità.Il silenzio calò nella stanza. Nessuno parlava; avevamo assistito ad una scena da film, ma non in senso positivo.
Diedi una mano per rassettare e poi mi congedai.
Mi misi in cammino verso casa, la temperatura era bassa e la strada mi sembrò lunghissima.
Avevo la nausea, non potevo pensare che Zakaria era in qualche cella al freddo, mentre io non potevo farci nulla.
Arrivata sull'uscio di casa misi la chiave nella toppa e la girai per aprire. Avanzai dapprima nell'ingresso e poi mi diressi in bagno.
Feci una lunga doccia, avevo bisogno di schiarirmi le idee e rilassarmi.
Tuttavia niente funzionò: né la doccia calda, né la tisana, né un film.Ci rinunciai e decisi di infilarmi sotto le coperte per riposare. Inutile dire che il sonno non riusciva a raggiungermi, dato che l'ansia mi aveva pervaso il corpo.
Tirai un lungo sospiro e poi poggiai la testa sul cuscino provando a rilassare tutti i muscoli del corpo e calmarmi.
Avrei fatto tutto il possibile per stargli vicina, era questo ciò che contava. Non era da solo questa volta, c'era qualcuno dalla sua parte a cui importasse davvero.
Nota dell'autrice
Ciao! Spero tanto che questa storia vi piaccia. É da tanto che non scrivo una fanfiction, mi auguro di non essere troppo banale e che sia una storia che possa appassionarvi. Ovviamente se vi va ditemi cosa ne pensate. Alla prossima!! ❤️
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INNOCENTE
Romance"Ma chérie, [...] Voglion dividerci perché hanno visto la fama" Una studentessa di giurisprudenza ed un ex detenuto si incontrano per un progetto. Nonostante le diversità sapranno comprendersi e tirare fuori il meglio l'uno dall'altra? - Dopo anni d...