7. Domiciliari

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"E sto every day-day in giro solo con i miei, miei
Ciò che voglio, che vorrei-rei, ma non cambio, cambierei-rei lei, lei"

Zaccaria's pov

Il letto sembrava più comodo del solito. Quella notte era tutto così tranquillo.
Sentivo le sue braccia attorno al mio corpo ed il suo respiro leggero. I suoi lunghi capelli castani mi solleticavano il collo ed io mi sentivo in paradiso.
Certo, il braccialetto alla caviglia mi dava un po' fastidio, ma dormire con qualcuno era una cosa che non mi capitava, di solito.
Anna aveva un cuore enorme. Fin dal primo giorno avevo capito quanto fosse speciale. Il giorno dopo aveva lezione eppure era rimasta con me, mi aveva preso dal penitenziario e ora stava dormendo nel mio letto solo perché io gliel'avevo chiesto. Non si faceva ripetere niente due volte. Mi addormentai sereno, sapendo che al mio risveglio lei sarebbe stata lì, accanto a me.

***
Anna's pov

Il giorno seguente mi svegliai piuttosto presto e decisi di andare al supermercato per acquistare alcune cose, soprattutto per la colazione. Decisi di preparare dei pancake, sia perché ne avevo voglia, sia perché volevo far trovare qualcosa di speciale a Zac.
Dopo un po' lui si materializzò in cucina stropicciandosi gli occhi e sbadigliando.
"Buongiorno... cosa stai facendo?" Chiese fissandomi.
"Buongiorno. Ho preparato i pancake... spero ti piacciano. Poi se vuoi c'è del caffè, il latte caldo o ti faccio una spremuta..." risposi. "A meno che non preferisci una colazione salata. Ti faccio le uova, se vuoi."
Scoppiò a ridere.
"Neanche al bar hanno tutta questa scelta. Comunque no i pancake vanno benissimo e prendo un po' di caffè con il latte. Sei stata così gentile a preparare tutte queste cose."

Fece alcuni passi in modo tale da avvicinarsi a me che stavo sistemando la Nutella e lo sciroppo d'acero sulla penisola, per poi baciarmi delicatamente.
"Io non ho niente da offrirti. Perché fai tutto questo per me?" chiese con insistenza.
Chiusi le mani in dei pugni ed abbassai la testa, cercando di controllare la rabbia che mi stava pervadendo.
"ZACCARIA SMETTILA." urlai. "Smettila di pensare che non meriti niente. Sono io che devo offrirti una vita migliore. Quella che finora non hai avuto."
"Scusa." rispose. "É solo che tu sei così gentile con me..."
"Adesso mangia e smettila" risposi quasi ridendo, perché non riuscivo a rimanere seria quando ero intorno a lui.
Lui si mise lì e mangiò tutto quello che avevo preparato: sembrava piacergli davvero.
Sentii il campanello suonare e Zac mi fece cenno di andare ad aprire la porta. Non appena la scostai dall'uscio vidi che era proprio il suo avvocato.
"Buongiorno. Ho buone notizie. Posso entrare?" Chiede con un sorriso stampato sulle labbra.
Io annuii e gli feci strada. Lui si avvicinò a Zac e si sedette accanto, posando sul piano alcuni fogli che portava con sé.
"Come ben sai fra meno di un mese abbiamo il ricorso." Esordì. "Ci sono delle prove a tuo favore. Sono certo di poterti scagionare del tutto."
Zaccaria fece spallucce.
"Io lo so che sono innocente. Ho solo paura che loro non saranno convinti di questo" sospirò.
"Non ti preoccupare." Lo rassicurò l'avvocato. "Andrà tutto bene." Dopo si rivolse a me "Tu verrai vero quando ci sarà questo processo?"
"Quel giorno avrò un esame" ammisi. "Però posso chiedere di essere interrogata per prima così poi posso venire subito da voi."
I due mi fecero un cenno di assenso; in seguito il suo legale si congedò e ci lasciò di nuovo soli.
"Senti Zac... alle 11 ho lezione. Quindi non sarò a casa per pranzo ma rientro nel pomeriggio. Vengo a studiare qui e poi stasera torno a casa mia perché ho delle cose da fare. Va bene per te?" Domandai.
"Sì. Va bene per me. Vai pure. Ci vediamo più tardi."

***
Le ore a lezione trascorsero in fretta e prima di tornare a casa andai in comunità per parlare con Don Mario, lui era sempre molto interessato a quello che faceva Zaccaria e a come stesse, poi insomma ci teneva a sapere se ci fossero novità riguardanti il processo. Facemmo una lunga chiacchierata ed io lo tranquillizzai dicendogli che il legale era una persona molto seria e si stava impegnando affinché le cose potessero essere risolte per il meglio.
Mentre eravamo in cortile a scambiare queste informazioni si avvicinò a noi un ragazzo che sembrava coetaneo di Zac, aveva un taglio sul sopracciglio e dei baffetti sottili.
"Ciao." Disse. "Come sta Zaccaria?" Chiese.
"Bene. É a casa adesso. Certo per ora non può ricevere visite, solo io ho un permesso speciale..." risposi con la voce un po' triste.
"Comunque che maleducato, non mi sono presentato. Sono Mohamed ma tutti mi chiamano Simba."
"Come il leone dei cartoni?" Domandai sorridendo.
"Sì. Sono un amico di Zac. Quando era qui stavamo sempre insieme. Per questo ho chiesto." Spiegò, mentre finiva la sua sigaretta.
Don Mario mi raccontò la storia di quel ragazzo e di come lui e Zac si erano avvicinati all'interno della struttura. Alla fine della stesura dei fatti mi sentii molto triste e vuota: avevano affrontato difficoltà enormi, sopratutto seppi che il padre di Simba era un uomo molto violento e che picchiava sua madre.
"Simba, comunque..." Dissi prima di andare via "appena le cose saranno più tranquille potrai venire a trovare Zac o verremo noi qui, va bene?"
Lui sorrise e annuì contento per la notizia.
Salutai velocemente don Mario e salii sulla mia auto per tornare a casa.
Giunta di fronte alla porta infilai la chiave nella toppa ed entrai.
La scena che mi ritrovai davanti fu molto curiosa ed interessante: Zaccaria stava registrando delle canzoni in salotto con il microfono ed il mixer, quindi io cercai di produrre meno rumore possibile per non disturbarlo. Appena terminò la registrazione mi chiese "Beh cosa ne pensi?"
"Penso che hai talento e che se sarai abbastanza furbo non butterai tutto all'aria." risposi severa.
Dopo questo scambio di battute gli raccontai sia della lezione sia del pomeriggio trascorso con don Mario. Gli feci notare che avevo conosciuto anche Simba, il quale mi aveva detto di portargli i suoi saluti e comunicargli che non vedeva l'ora di rivederlo.
Vidi il suo volto illuminarsi: allora compresi che per lui era una persona speciale e che gli era stato accanto nei momenti difficili. Era bello vederlo sorridere di nuovo, si era riaccesa in lui la speranza di allontanarsi per sempre da tutto ciò che di negativo lo circondava e sapeva bene che c'erano persone a cui importava di lui, incluse quelle che lo seguivano per la sua musica.

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