Capitolo 1 - La fine

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Baggio, Mi

-Dalia... svegliati- lentamente aprii gli occhi uscendo dal mio sonno.

Era ora di andare a scuola ma non ne avevo proprio voglia.
Dopo essermi alzata e preparata prendo il mio caffè, la mattina il caffè è d'obbligo, senza non posso fare nulla.
Durante la colazione controllai il telefono, solitamente Ismail, il mio ragazzo, mi dava sempre il buongiorno ma questa mattina non trovai alcun messaggio ma non gli diedi molto peso dato che poi l'avrei visto a scuola.

Come sempre ero in ritardo quindi una volta arrivata corsi in classe, nel frattempo continuava a non arrivare alcun messaggio così gli scrissi io.

Dalia
Ehi Isma, tutto bene? Non ti sei fatto ancora sentire

Ismail
Ciao Da, ti aspetto fuori a ricreazione

Dal messaggio capii che c'era qualcosa di strano anche se magari non lo voleva esprimere, lui non era mai così freddo.
Aspettai con ansia la ricreazione e appena suonó mi fiondai in cortile, lui era già lì appoggiato ad un muro.

Isma era secondo me uno dei ragazzi più belli che avessi conosciuto, alto sull'uno e ottanta, abbastanza magro ma quello che mi colpì da subito furono i suoi ricci e gli occhi, gli occhi di uno come me una vita tranquilla non l'aveva mai passata.
Venuto qui da piccolissimo da Marocco viveva in un quartiere a fianco al mio, ma tra il mio e il suo in realtà non scorreva buon sangue ma fortunatamente non era mai stato un problema per noi, il padre di Ismail entrava e usciva dal carcere ormai da anni, la madre lavorava giorno e notte per i suoi figli ossia Isma, suo fratello Akram, più grande di lui di un anno e la sorellina Noor.

Io e Isma stavamo insieme da sette mesi ma ci conoscevamo già da anni e per uno strano motivo nel breve tragitto per arrivare da lui ogni momento passato insieme tornó a girare per la mia mente.

-Ehi...- lo abbracciai timidamente, non era proprio da me ma anche la situazione non era abitabile, mi salutò con la mano senza dire nulla e mi diede una sigaretta.

-Dobbiamo parlare vero- stava aprendo la bocca per parlare lui per primo ma lo precedetti.

-Si... mio padre è di nuovo dentro- iniziai a provare un fortissimo dispiacere ma conoscendolo le parole non sarebbero servite a farlo stare meglio -tornerò in piazza Dalia e sai che nessuno approverebbe la nostra relazione-

-No aspetta- mi fermai per elaborare le informazioni -vuoi tornare a spacciare e vuoi lasciarmi per poterlo fare tranquillamente, come se nulla fosse?-

-Se vuoi metterla così, Da mi dispiace, ma a me servono soldi e tu...- alludeva sicuramente all'importanza che io e mio fratello avevamo una certa importanza nel nostro quartiere.

-Com'è possibile? Ieri era tutto normale e oggi lasci andare tutto a puttane...- la tristezza e la delusione stava iniziando a percorrere ogni parte del mio corpo -e tutte le tue promesse? Andremo, faremo... stronzate su stronzate-

-Mi dispiace Da- crecó di distogliere lo sguardo dai miei occhi.

-La verità è che tu il mio aiuto non l'hai mai voluto, avevi già che deciso che tra di noi sarebbe finita prima o poi- tirai per l'ultima volta la sigaretta per poi buttarla a terra.

Lo guardai dritto negli occhi e me ne andai velocemente all'interno della struttura trovando nel corridoio fermo davanti alla finestra proprio Akram, con lui avevo instaurato un bellissimo rapporto già da prima che stessi assieme a Ismail.

-Dalia mi dispiace- mi prese il braccio per fermarmi -ho cercato di fargli cambiare idea-

-Io non so che gli sia preso, stavamo benissimo fino a ieri e sapeva di poter contare su di me, ho sempre fatto di tutto per aiutarlo ma a quanto pare il mio aiuto non lo vuole...-

Akram si avvicinò a darmi un abbraccio e proprio tra le sue braccia cedetti e scoppiai a piangere.
Dopo qualche minuto mi ricomposi, o almeno quanto bastava per uscire da quel posto, infatti non tornai in classe ma iniziai a camminare verso casa.

Dopo 45 minuti arrivai davanti al mio palazzo, corsi a casa e andai subito a in camera mia ma il silenzio che pervase la camera era devastante.
Rimasi a pensare ad ogni momento trascorso con Ismail, i sogni, i viaggi organizzati ma che ormai non faremo e poi mi mancavano già i suoi abbracci, in realtà tutto iniziava già a mancarmi.

-Dalì!- il mio gemello interruppe con il suo grido il mio strazio.

-Marwan- tirai leggermente la testa fuori dalle coperte sotto la quale mi ero nascosta -sono in camera-

Sentivo i suoi passi raggiungermi e poco dopo il peso del suo corpo che si lasciava cadere sopra il mio.
Mi tirò via le coperte trovandomi in lacrime e a quel punto dovetti raccontargli ogni cosa.

-Sorellina mia... vederti così non mi piace affatto, se vuoi vado a picchiarlo- inizió ad accarezzarmi i capelli per farmi rilassare, io presi l'altra mano libera e strinsi la sua più forte che potessi.

-Non devi picchiare nessuno- dissi con un filo di voce.

Dopo qualche ora mi calmai ma già sapevo che sarebbe stato solo l'inizio della mia fine.

Gli occhi del blocco / Baby GangDove le storie prendono vita. Scoprilo ora