Non è il dolore fisico a doverti spaventare, quello passa, un ginocchio sbucciato si rimargina in fretta, ma il cuore, quello se si rompe fa male, ed è difficile sistemarlo poi. Abbine cura, abbi cura di te.Martina G.
Smettila .
Quelle sette lettere, mimate alla perfezione tra quelle labbra dure, continuavano a girarmi nella mente, nello stomaco e negli occhi, in continuazione, giravano così forte da creare un vortice talmente forte da rendermi incapace di prestare attenzione ad altro.
Durante la partita, o meglio durante la pausa del primo tempo, Austin mi aveva fissato talmente tanto da sentirmi quasi mancare la terra sotto i piedi. Aveva lo sguardo rigido, serio e forse nervoso. Era in piedi, in tutta la sua imponenza, con i muscoli prepotenti, la canottiera umida del suo sudore ed i capelli spettinati che, stanchi gli ricadevano sulla fronte. Mi guardava, mi fissava. Era immobile, talmente immobile da far fermare il mondo. In quel frangente niente aveva più rumore, sentivo solo il suono delle sue labbra schiudersi silenziose. Una sola parola, dritta in pancia come un proiettile. Un solo sguardo, fisso per farmi tremare le gambe.
Cosa dovevo smettere?
Era tutto così confuso con lui, così scontante, non ci capivo più niente. Quando ero con lui il mondo girava talmente forte da farmi perdere il controllo, quando non ero con lui invece si fermava inerme, mutava, diventava un grosso, enorme, esagerato punto di domanda.
Era così con lui, emozione allora stato puro e domande. Perché aveva reagito così? Perché mi aveva portata sulla Luna e poi mi aveva lasciata lì? Sola a guardarla da vicino. Perché era scappato via? Perché tutti quei discorsi sul dimenticare su quanto tutto quello accaduto era sbagliato? e perché aveva avuto quella reazione con Marco?
Avevo così tante domande nella testa che avrei potuto scrivere un libro. Ma i libri si scrivono se poi si hanno delle risposte, ed io, di risposte, non ne avevo neanche una.
<Tu lo sai vero cosa significa festa?> Era stata Mia ad esordire così, facendo sgretolare i miei castelli di sabbia cementati di domande.
Una volta rimasti in quattro, si, in quattro perché l'uomo ombra era sparito dalla circolazione subito dopo la partita, Mia mi guardò fiera.
<No, cosa significa?> Quasi all'unisono, io, Mike e Logan la guardammo in attesa di sapere le sue intenzioni. Anche se, a dirla tutta io già immaginavo.
<Andare a fare compere! È così logico no?> Con la faccia da angioletto ci puntò tutti quanti, accentuando l'ovvio con un gesto di mani.
<Tutti?> Ironizzò Mike giocherellando con il piercing.
<Tutti> Scandì seria.
<Centro commerciale sia> Troppo benevole, Mike le diede corda.
Logan, poverino aveva ben poco da dire. Sapeva che tanto l'avrebbe vinta lei.
Salimmo tutti sulla Jeep, io e Mia categoricamente dietro e i due maschioni davanti.
Se fossimo stati soli sicuramente mi avrebbe invasa di domande. Alla fine non avevamo avuto modo di parlare dettagliatamente di tutti gli avvenimenti accaduti. Le avevo raccontato di Marco, di quel gesto imperdonabile e che ancora colorava la mia pelle chiara. E gli avevo detto che io e suo fratello ci eravamo visti ancora ma niente di più.
Sulla Luna e oltre.
<Come stai Laura?> Mike, con occhi fin troppo affilati, prese parola.
Perché me lo chiede? Sa qualcosa che non dovrebbe sapere?
<Si tutto bene> Tagliai corto per paura di farmi scappare qualcosa di troppo.
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ARE YOU MY MELODY?
ChickLitQuesta è la storia di un'anima venduta, rubata, presa con forza e strappata via. Austin aveva appena 18 anni quando decise di accettare un patto terribile, ma lui non lo sapeva, non poteva immaginare che quella opzione al momento l'unica possibil...