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" Mirko senti, questa volta stai esagerando.
Si,sono seria. Non sarà come le altre volte.
Non ti cercherò più. Non ti voglio più sentire!"
Stella urlava queste parole dalla sua stanza. Aveva il tono di voce cosi alto che si sentivano benissimo anche dal piano di sotto.
Bussai alla porta.
"Stella? Tutto ok? Posso entrare?"
"Si." mi rispose con voce arresa.
"Che succede?" dissi entrando e richiudendo la porta.
Lei mi abbracciò e rimase qualche secondo senza dire nulla. Poi iniziò a giocare nervosamente con il fazzoletto che aveva tra le mani.
"È quel coglione di Mirko."
"Questo lo avevo intuito."
"Ho comprato un vestito nuovo, da mettere alla festa sabato. "
"E?"
"Non vuole che io lo indossi. Dice che è troppo scollato, e che dietro la schiena è troppo scoperta." Subito mi tornò in mente il commento che aveva fatto la sera della festa.
"Gesu, ma in che anno è nato questo?"
"Non lo so, vedi adesso mi sta richiamando."
"Non rispondere, prima calmati, se no litigate di nuovo."
Il telefono però non la smetteva di squillare, così, presa dalla rabbia risposi io.
"Mirko?"
"Lisa?"
"Si sono io. Ascolta Stella in questo momento sta poco bene. Non è che potresti richiamarla più tardi?"
"Dì a Stella che se non butta quel vestito glielo brucio con le mie mani."
"Mirko sai che c'è? Fottiti" urlai chiudendo la telefonata.
"Stella io non ricordavo affatto che fosse così "
dissi prendendole la mano per consolarla.
"Non lo era prima. È sempre stato geloso, ma non in maniera ossessiva. Ultimamente passa tutto il tempo a controllarmi."
"Non va per niente bene. Dovreste chiudere."
"Magari fosse così facile." rispose sospirando.

Più tardi Mattia mi chiese di accompagnarlo a casa di un suo amico. Siccome era vicino casa di Angela decisi di passare per farle un saluto.
Bussai alla porta ma nessuno aprì.
Siccome non rispondeva ai miei messaggi pensai che stesse dormendo, quindi suonai un'altra volta.
"Sto arrivando cazzo!" urlò una voce maschile dall'altra parte del portone.
Dopo qualche secondo mi ritrovai davanti un ragazzo mai visto prima.
Aveva i capelli castani con dei lunghi ricci, gli occhi di ghiaccio e delle labbra carnose con un taglio affianco.
"E tu chi sei?" domandò squadrandomi dalla testa ai piedi.
"Elisabeth, sono un'amica di Angela."
"Ah, sei amica di mia sorella. È uscita al momento. Se vuoi puoi aspettarla qui."
"Ci mette molto?"
"Nah, non credo. È uscita senza avvisare." Disse allontanandosi dal portone.
Provavo un grosso imbarazzo. Sapevo che avesse un fratello ma credevo fosse più piccolo. Sembrava anche più grande di me.
"Oh comunque mi chiamo Ethan, piacere."
"Il mio nome già lo sai." risposi stringendogli la mano.
"Si, ti nomina qualche volta." rispose accendendo una sigaretta.
"Tu fumi?" continuò
"Si"
"Vuoi una sigaretta?"
In realtà le avevo nella borsa. Ma non sapevo fra quanto Angela sarebbe arrivata, dunque era il modo più semplice di rompere il ghiaccio.
"Si" risposi avvicinandomi.
Ethan prese una sigaretta e me la appoggiò tra le labbra. Poi prese l'accendino e mi fece accendere. Aveva gli occhi fissi su di me, sembrava riuscissero a leggermi i pensieri.
Improvvisamente la porta si spalancò rivelando Angela.
"Ethan vedi che..Ah, ciao Lisa"
"Scusa, ero passata per un saluto e tuo fratello mi ha invitata ad entrare."
"Non c'è problema. Vieni di sopra con me."
"Tu non hai capito!" esclamò Angela chiudendo velocemente la porta della sua camera.
"Cosa?"
"Diciamo che l'altro giorno ti ho dato ascolto. Ho portato i miei quadri alla mostra. Sono piaciuti a molte persone, un paio li ho anche venduti."
"Angi ma è fantastico.."
"Non finisce qui, un critico d'arte mi ha chiesto di collaborare con lui. Mi ha detto che ci sono tantissime altre mostre in cui mi porterà per farmi pubblicità. Secondo lui i miei quadri andrebbero venduti a prezzi molto più alti."
"Ovvero?"
"Considera che quelli che ho venduto l'altro giorno, li ho venduti a 15€. Lui mi ha detto che potrebbero salire anche a 50 oppure 80€. Cioè potrei mettermi un po' di soldi da parte se riuscissi a venderne una determinata quantità."
"Hai visto? Non devi mai mollare, sei un talento!"
"Non è sicuro che riuscirò, mi ha solo proposto di andare."
"Ma è già un inizio, non credo lo abbia proposto a tutti. Ha comunque riconosciuto il tuo valore."
"Hai ragione, a volte non mi accorgo di quanto sia fortunata." disse mangiandosi le unghie.
"Comunque non sapevo avessi un fratello così grande, credevo fosse più piccolo."
"Ethan? Fa il quarto anche lui. Siamo gemelli eterozigoti."
"Che figata!"
"Ti ha detto qualcosa di strano quando io non c'ero per caso?"
"No, perché?"
"Curiosità. È una testa calda. Oh hai fatto matematica?"
"No. C'erano compiti?"
"Si"
"Facciamoli assieme."

Dopo circa un'ora e trenta guardai l'orologio.
"Forse è ora che io torni a casa, sono quasi le otto."
"Certo. Ci vediamo domani a scuola"
"Si" risposi salutandola con un bacio sulla guancia.
Scesi al piano di sotto e trovai Ethan sul divano concentrato a guardare la televisione.
"Te ne vai di già?" domandò girandosi.
"Si"
"Peccato. Sei l'unica amica accettabile di Angela."
"Wow accettabile, che bel complimento."
Ethan sorrise e si avvicinò a me.
Io nel frattempo avevo aperto già il portone.
"Ci vediamo a scuola" disse mantenendo il contatto visivo.
Per tutto il tragitto continuavano a risuonarmi in testa quei grandi occhi celesti. Non so perché mi aveva fatto quest'effetto, lo avevo visto solo per cinque minuti. Eppure mi incuriosiva, sembrava volesse nascondere qualcosa.
A casa la situazione non era affatto migliorata.
Stella era stesa sul letto di camera sua e stava piangendo.
In casa sembrava non esserci nessuno. Zia e zio avevano il collegio docenti, e sarebbero poi passati a prendere Mattia.
"Stella che succede?" domandai preoccupata.
"Mirko è stato qui." disse poggiando una mano sul viso.
"Avete parlato?" domandai
"No, si, cioè più o meno" rispose singhiozzando.
"E cosa ti ha detto?"
"Niente, il solito. Prima abbiamo litigato per il vestito, poi ha iniziato a cacciar fuori il fatto che io trascorra del tempo con i miei amici maschi, che a lui dà fastidio perché non si fida di loro ecc."
Le accarezzai i capelli e la feci girare verso di me, mentre stavo per risponderle vidi una cosa che non avrei mai voluto vedere.
"Stella perché hai un livido sulla guancia?"
Non rispose.
Mi alzai e andai in bagno a prendere un po' alcol e di cotone per disinfettarglielo.
Le appoggiai delicatamente il cotone sulla pelle.
"Questa cosa non deve ripetersi mai più."
Lei mosse la testa come per annuire.
"Dovete chiudere Stella, ma definitivamente."
"Lo abbiamo già fatto, l'ho mandato via."

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