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"Ma è mai possibile che vengano fatti i lavori alle sette di mattina!"
Mi svegliai sentendo Ethan lamentarsi del forte rumore proveniente dall'esterno.
Mi girai nel letto, ancora con gli occhi chiusi, cercandolo con le mani, ma lui non c'era.
Spalancai gli occhi: era tutto buio.
Dopo circa un minuto aprì la porta e accese le luci dei led attaccati alla parete.
"Ti sei svegliata?" domandò rimettendosi a letto.
"Si, sai era un po' impossibile non farlo tra i rumori e te che urli."
"Scusa"
"Hai sonno?"
"In realtà no. Alla fine ieri ci siamo messi a dormire presto."
"Oddio, ma non c'è scuola oggi?" Domandai improvvisamente.
"No, è domenica. Rilassati." disse accarezzandomi i capelli.
"Allora pomeriggio devo anche studiare." sbuffai.
"Ti aiuto io"
"Ah si? Da quanto non studi te?"
"Mi sottovaluti. Guarda che non sono male a scuola, anche se non studio molto."
"Però quando ti metti quegli occhiali sei proprio sexy" dissi ridendo.
Allungai il braccio verso il comodino e afferrai i suoi occhiali da vista, neri, che metteva solo per leggere da vicino.
Glieli misi e mi posizionai a cavalcioni su di lui.
"Quante hanno un prof così" continuai a ridere.
"Ehi quando hai finito di prendermi in giro dimmelo"
"Non ti sto prendendo in giro. Ti donano davvero."
"Allora li metterò più spesso."
"Perché non vieni da me a studiare?"
"Da te? Chi sono il tuo fidanzato?"
"Anche gli scopamaci possono studiare assieme."
"Ma noi non siamo scopamici"
"E cosa siamo?" domandai incuriosita.
"Amici"
"Però scopiamo."
"Perché mi piaci." disse dandomi un bacio e facendo scendere le sue mani verso il basso.
"Ci sentiranno, meglio di no." dissi staccandomi.
"Oh ma allora sei stronza."rispose scoppiando a ridere.
"Vieni da me oggi, gli altri vanno al centro commerciale. Abbiamo la casa per noi."
"Va bene Ferrari, mi hai convinto."
Appena i suoi genitori lasciarono casa ci alzammo per fare colazione. In cucina trovai Angela che stava mangiando.
"Buongiorno piccioncini" disse vedendoci entrare in salotto.
"Chiudi quella bocca" rispose acidamente suo fratello.
"Lisa, a te ho preparato la colazione. A te no Ethan."esclamò acidamente Angela.
Era intuibile fossero gemelli diversi, perché erano davvero differenti ma uguali.
A primo impatto non si somigliavano molto, ma gli occhi, i gesti, le espressioni, erano identiche.
Le loro teste erano opposte, ma avevano entrambi un cuore buono.
Rientrai a casa felice e riposata. Dormire con Ethan mi faceva bene.
Peccato che non si poteva dire lo stesso per il resto della famiglia.
Mattia era super angosciato, stava sul divano e guardava in silenzio la televisione, ma le lacrime gli scendevano dagli occhi.
"Cucciolo che succede?" chiesi sedendomi vicino a lui.
Si girò ma non rispose, tornando a guardare la tv.
"Ehi, con me puoi confidarti. Non lo dirò a nessuno. Promesso."
Mi prese per mano e si alzò dal divano trascinandomi in camera sua.
"Lisa questo è il mio più grande segreto. Non puoi dirlo a nessuno."
"Ti prometto che non lo dirò a nessuno."
"Dammi il mignolino"
Allungai il mignolo stringendolo al suo, era quasi impossibile non sorridere di fronte a tale tenerezza.
Prese un lungo respiro e cominciò a parlare.
"A scuola mi prendono in giro. C'è un ragazzo di nome Claudio che ogni mattina mi ruba la merenda, a volte sono costretto a portar loro dei soldi. Mi prendono in giro per i vestiti che indosso, ma io non capisco cosa ci sia di tanto diverso in me." continuò in lacrime.
Lo abbracciai forte prima di parlare.
Le sue lacrime pian piano inzupparono la mia maglietta.
"Matti, io ho 17 anni. Credo di capire qualcosina in più rispetto ai tuoi compagni di classe, fidati, non hai niente che non va."
"E allora perché mi prendono in giro?"
"Perché sono stupidi. Per sentirsi grandi hanno bisogno di prendersela con qualcuno, ma sono loro quelli cattivi, non tu."
Gli accarezzai i capelli, morbidi come velluto.
"Innanzitutto smettila di ascoltarli. Non obbedire a ciò che ti dicono, e cammina sempre a testa alta."
"Se non obbedirò mi picchieranno."
"Beh vorrà dire che domani verrò a scuola con te, e sistemiamo tutta questa storia. Te lo prometto."
"Grazie Lisa, sei la migliore cugina del mondo."

Ethan non venne da me quel pomeriggio, mi scrisse che aveva avuto un imprevisto.
Passai il resto della giornata a studiare e prima di dormire decisi di sfogliare il diario di papà.
Lo facevo quando mi mancava particolarmente.

"Oggi per la prima volta ho insegnato alla mia bambina ad andare in bicicletta.
Non è stato semplice, i graffi sulle ginocchia sono tanti, e la strada percorsa è stata poca. Ma è un inizio.
Mi diceva "Papà, voglio correre come te" e io le rispondevo che la bici non è fatta per correre, ma per ammirare il paesaggio.
Soprattutto in questi giorni in cui siamo in montagna, credo sia lo strumento migliore per stare all'aria aperta, scoprire il luogo che ci circonda e imparare cose nuove.
Ma se un domani dovesse diventare una brava ciclista sarei comunque fiero di lei."
-Marco

"Primo giorno delle elementari. Elisabeth ha un grembiule blu con sopra un ricamo di titty.
È impaziente di conoscere le sue maestre e
i suoi compagni, si sente più grande.
Ieri sera abbiamo preparato lo zaino, la borraccia, la merenda, i quaderni e i colori.
E lei ha passato un po' di tempo a scegliere la pettinatura che Sara avrebbe dovuto farle.
Questa mattina, energica come non mai, ha accettato volentieri di scattare delle foto prima di varcare la soglia di quel nuovo capitolo. Ve ne lascio una qui, siamo sorridenti. Le auguro questo sorriso per tutta la vita.
-Marco

"In data 28 marzo, scrivo su questo diario attaccando il lavoretto della festa del papà che mi ha portato la mia bambina. Quando l'ho visto ho subito dovuto cercare di nascondere le lacrime, l'emozione era tanta. Ti amo vita mia."
-Marco

Mi asciugai le lacrime che puntualmente avevano la meglio. Conoscevo tutte quelle pagine a memoria, ma leggendole mi sembrava di sentire la sua voce.
Era come quando da bambina mi raccontava la storia della buonanotte. Ero nel letto, con un libro in mano, e non stavo leggendo sola. Era lui che leggeva per me.

Qui e oraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora