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Il garage di Ethan stava man mano diventando casa nostra. Ognuno di noi lo aveva personalizzato con qualcosa.
Io avevo portato un quadretto con una nostra foto accanto agli strumenti, Noemi aveva portato una fascia del concerto degli ACDC, mentre Manuel aveva fatto delle copie dei biglietti che avevano acquistato per un concerto a cui saremmo dovuti andare assieme.
Quello spazio raccontava di noi in ogni angolo, ed era stupendo vedere un progetto comune prendere vita.
Manuel arrivò alle prove particolarmente nervoso, sbattendo la porta.
"Fratello fai piano" lo rimproverò Ethan.
Dietro di lui entrò Noemi, anche lei confusa.
"Sono nella merda." continuò Manuel.
"Perché?" domandai.
"Mio padre ha trovato la rivista porno che tenevo nascosta in fondo all'armadio."
"Collè scusa ma nel 2022 compri ancora le riviste porno?" domandò Ethan sorridendo, facendo emergere un po' di accento romano.
"Non l'ho comprata recentemente. La comprai a 12 anni."
"A dodici anni facevi già lo zozzone." disse Noemi stappando una birra.
"Sentite non è questo il punto. Mio padre non sa che sono gay, e ha dato di matto quando l'ha vista. Devo trovare un modo per convincerlo che io sia etero."
"Scusa ma tu dovevi fare coming out, ormai cogli la palla al balzo e diglielo." continuò Ethan.
"No, mi spacca la faccia. Poi dovrete sostituire un membro della band."
"Che poi non dovrebbe esserci bisogno di fare coming out. Ognuno dovrebbe poter stare con chi vuole e basta." continuò Noemi.
"Si Noemi dillo a mio padre." continuò toccandosi nervosamente i capelli.
"Va bene va bene, la troveremo una soluzione. Sei un bel ragazzo, troverai una persona con cui fingere di stare assieme. No?" risposi.
"Ma forse dovremmo fingere sempre, sia mai si sparga la voce."
"Manuel, ma secondo te potrebbe mai venirlo a sapere tuo padre. Dai." concluse Ethan avvicinandosi agli strumenti.
Dopo aver suonato Ethan e Noemi passarono mezz'ora a discutere su come dovevamo impostare la voce, per farle adattare meglio tra loro.
Io bevevo una birra con Manuel, che non sembrava affatto rilassato.
Incrociai le gambe e mi sedetti acanto a lui chiedendogli cosa avesse.
"Te l'ho già detto."
"Ma non hai un'amica, che non sia io o Noemi che che potrebbe fingere?"
"Vabbè ma alla fine mio padre non sa che a Noemi piacciono le donne. Potrebbe anche funzionare."
"Proponiglielo."
"Noé!" urló interrompendo la conversazione tra lei ed Ethan.
"Mica vuoi fingere di essere la mia ragazza per un po' di tempo?"
"Ma che sei matto io sono.. Cioè non sono assolutamente fidanzata ma mi piacciono le donne." rispose modificando la frase dopo che lo sguardo di Ethan si era posato su di lei.
"Quindi tu e mia sorella non state insieme?" chiese
"Più o meno, non è ancora ufficiale."
"Allora non dire che non sei fidanzata."
"Si Ethan non è questo il punto adesso." intervenni.
"Dai io non so se ad Ange possa dare fastidio questa cosa. Ma poi credo che davanti a tuo padre un bacio dovrete anche darvelo eh. Se no non sarebbe credibile." continuò la rossa.
"E ce lo diamo"
"Col cazzo. No Manuel davvero tienimi per ultima nella lista. Chiedilo ad Elisabeth."
"Hey ,hey ,basta te ne trovo una io." disse Ethan.
"Chi?"
"Ma che ne so,nella mia classe ci sono tante ragazze. Ma tipo una vostra amica? Grace? Erica?"
"Grace no." disse Manuel.
"Perché?"
"Ha origini straniere e mio padre è razzista."
"Cazzo ma tuo padre è un pezzo di merda." aggiunse Noemi sbalordita.
"Si è un grosso pezzo di merda. Però Erica potrebbe andare."
"Ragazzi secondo me Erica non lo farebbe, troppo timida." risposi
"Si dai te la trovo io una, stai tranquillo." ribadì Ethan chiudendo il discorso.
Mi dispiaceva per Manuel, sapevo cosa volesse dire avere dei cattivi genitori. Certo, le nostre situazioni erano differenti, ma era frustrante allo stesso modo.
Non essere libero era frustrante, era frustrante doversi nascondere, fingere di essere diverso.
Dovevamo trovare una soluzione.
Nel frattempo, in quello stesso istante Erica era a casa della sua amica Virginia.
Le due avevano legato molto, nonostante Virginia non piacesse al resto del nostro gruppo.
Giravano molte voce su di lei, ma Erica non aveva pregiudizi su nessuno. Forse sbagliavamo anche noi ad averne, dopotutto non è difficile che possano spargersi false voci in giro.
Virginia aveva una casa piccola. Nonostante avesse l'apparenza benestante, in realtà la sua famiglia non se la passava benissimo. Di questo lei si vergognava molto, perché le sue amiche provenivano tutte da famiglie molto stabili economicamente.
Spesso i suoi genitori facevano molti sacrifici per comprarle abiti e marchi firmati, per permetterle di stare al passo con il branco.
Erica era l'unica che non la giudicava, perché era come noi, che non pretendevamo di avere come amiche le proprie fotocopie.
"Ti va di uscire?" le domandò Virginia specchiandosi.
"Certo. Con chi?"
"Ah, al massimo con le mie amiche. Scusa, ma il tuo gruppo non mi sta particolarmente simpatico."
Andò verso lo specchio e cominciò a truccarsi.
Erica di trucco non ne sapeva proprio niente. Ogni volta che provava a truccarsi si sentiva ridicola. Dopo ore passate allo specchio cancellava tutte le tracce con un dischetto di cotone, e usciva mostrando un semplice viso acqua e sapone.
Quando Virginia si rese conto che era rimasta indietro la invitò ad avvicinarsi.
"Te non ti trucchi?"
"In realtà no."
"Perché? Non ti piace?" domandò completando la perfetta riga di eye-liner che aveva disegnato all'angolo del suo occhio.
"Diciamo che non sono molto brava."
"Vieni qui, ti trucco io."
Erica si sedette e la lasciò fare. Virginia la truccò leggermente, le mise un po' di correttore, un po' di mascara, il blush e l'illuminante.
eppure Erica quella volta, specchiandosi si vide per la prima volta più carina.
Era una sensazione mai provata prima, quella di non voler prendere a pugni il proprio riflesso, ma anzi, di voler quasi immortalare quel momento.
"Stai proprio bene così, perché non ti fai una foto?" le domandò la sua amica.
"Dici?"
"Sei bellissima."
"Ok però non guardarmi. Mi vergogno a scattarmi delle foto davanti a te." rispose Erica timidamente.
Virginia si girò e lei scattò un paio di foto allo specchio.
"Vediamo"
"Non sono niente di che"
"Stai benissimo. Credo dovresti postarle."
"No. Non me la sento."
"Mi ha chiamato la mia amica, usciamo che si è fatto tardi."
Erica annuì e la seguì fuori dalla stanza.

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