~ Il ragazzo dei peluche ~

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Eravamo sulla via del Luna Park, c'erano così tante bancarelle da far girare la testa, avevo in mano un sacchetto pieno zeppo di caramelle e con il mio compagno, parlavamo di come i giostrai truccassero i giochi per renderti impossibile la vincita. Seppur illegale era una cosa del tutto nella norma, altrimenti sarebbero andati in banca rotta prima ancora di iniziare, perfino due come noi non erano riusciti a prendere anche il più piccolo dei peluche: - Se non avessi la certezza che mi tolgono perfino le mutande, userei la mia di pistola. - disse Nam mangiando una caramella a forma di uovo. Ridacchiai perché pensavo la stessa cosa, andare contro le regole sarebbero stato divertente ma vallo a spiegare poi: - Sarei io, poi, quello a scrivere scartoffie su scartoffie. - a quella frase lui fece uno di quei suoi sorrisi che creavano quelle fossette assurde. Se non sapessi per esperienza che fosse un bastardo con i contro fiocchi, le vedrei come qualcosa su cui affondare le dita ma venni distratto dal trambusto che stava avvenendo a qualche metro da noi, tanto da attirare la mia attenzione e quella di Namjoon.

Un ragazzetto che avrebbe avuto, si e no 17 anni, stava prendendo in "prestito" il motorino di un fattorino poco più distante da noi ma il senso del dovere di Nam era talmente forte che, anche nei momenti di pausa, doveva per forza essere quello che era; un soldato. Guardò con aria di sfida un signore panciuto seduto su una sedia di plastica, prese uno di quei fucili truccati e andò dritto davanti a quel ragazzino che stava avanzando verso di noi. Puntò l'arma e non appena il raggio di azione fu abbastanza vicino da non far male a nessuno se non al ragazzo, sparò tre colpi secchi. Il conducente, colpito al petto, lasciò andare il manubrio e la motoretta fece qualche passo senza alcun conducente, il ragazzino cadde indietro senza poter fare nulla, battendo la testa; dal canto mio, sarei rimasto sempre lo stesso e, con aria curiosa, mi avvicinai. Mi sedetti sui talloni guardandolo dritto in faccia, piegai la testa per osservarlo meglio: - Non hai altro da fare in giornate come questa? - era quasi retorica la mia domanda, c'era il sole, l'aria profumava di torrone e zucchero filato e quella era la mia fottuta pausa. - E a te che cosa frega? - sostenne il mio sguardo ineducato e strafottente ma quando provò ad alzarsi, la sua gamba cedette facendolo cadere nuovamente: - Bene, pare che tu abbia avuto quello che meriti. Sergente Kim, chiami un ambulanza. - nel dirlo cercai di sistemare al meglio quel piccolo delinquente.

Provò di nuovo ad alzarsi cercando di fare il duro, quasi come se niente lo toccasse: - Sta fermo, se lascerai correre ti farà male ancora di più.. - lo dissi calmo, cercando di fargli capire che davvero poteva complicare le cose, probabilmente mi prestò ascolto perché si sdraiò guardandomi senza proferire parola mentre cercavo di tenere ferma la sua gamba in qualche modo, solo qualche minuto dopo lo portarono via. Aveva uno strano sguardo quel ragazzino: - Mi devi mezza giornata di riposo. Un conto è giocare, un conto è lavorare anche quando non mi spetta. - lo dissi imbronciato guardando il dolce che avevo ordinato, dopo esserci assicurati che il ragazzo fosse in buone mani, andammo nella pasticceria più vicina: - Non fare il melodrammatico, ci siamo divertiti. - lo disse con quella sua solita calma mentre giocava con una cannuccia. - Parla per te.. - cercai di essere serio ma fu difficile trattenere una risata, riempii la forchetta con il mio dolce al cioccolato portandolo in bocca, guardai dalla parte di Namjoon perché aveva preso a sospirare: - Chissà se quell'idiota starà bene. - mormorò guardando fuori, come a non voler sostenere il mio sguardo. Fu normale alzare un sopracciglio senza togliere lo sguardo dal mio migliore amico: - Pareva non fosse la prima volta.. vedrai che starà bene.. - ma aspettai comunque una sua risposta, conoscendolo bene sapevo esattamente a cosa stesse pensando. - Anch'io ho fatto cazzate a quell'età.. tutti hanno bisogno di trovare il giusto sunbae. - continuò senza distogliere lo sguardo dalla vetrata che dava su quella stradina poco affollata, piegai la testa, passai la lingua sulle labbra per pulirmi: - Con un cuore così debole, come fai ad essere duro quando si tratta di guerra? - lo chiesi indispettito, come se davandio non avessi il mio Sergente Maggiore. Alla vista Namjoon sembrava un omone cattivo, sempre serio, quasi spaventoso ma se si apriva con te allora capivi che era solo il frutto del suo addestramento, lo stesso che lo faceva essere uno dei migliori militari della mia squadra. Un sorriso si fece spazio sul suo volto: - Appena pensi di conoscere qualcuno... aigo.. - continuai prendendolo in giro, con lo stesso sorriso che si fece spazio tra le mie labbra.

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