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Solita giornata di scuola, solita mensa, solito cibo non commestibile, solito tavolo, solita merda.

Mi guardai intorno, osservando i vari studenti che ridevano e scherzavano ai propri tavoli con i rispettivi amici, non preoccupandosi di fare meno chiasso o di sembrare meno felici.

Patetici.

Roteai gli occhi, infastidita da tutto quel casino. Cercai di concentrarmi sul mio piatto di carne proveniente dalla scadente mensa della scuola. Arricciai il naso, sapendo di doverla mangiare se non volevo morire di fame. Sospirai e tagliai un pezzo di carne, portandolo alla bocca e inghiottendolo velocemente. Volevo solo finire di mangiare e andarmene in cortile a fumare una sigaretta.

Non potendo aspettare oltre seguii l'istinto e mi diressi fuori dalla mensa, lasciando il vassoio pieno di cibo sul tavolo.

Uscii fuori dall'edificio scolastico respirando appieno l'aria pungente, tipica invernale. Mi diressi al mio solito posto, quello più silenzioso e lontano da occhi indiscreti.

Cercai il pacco di sigarette dentro la tasca e ne accesi una, non curandomi di guardarmi intorno per vedere se ci fossero professori nelle vicinanze: scommettevo fossero da qualche parte a mangiare il loro pranzo o a flirtare con qualche altro collega.

Espirai, facendo uscire dalla bocca una nuvoletta di fumo. Oggi era la tipica giornata noiosa in cui mi sentivo più sola del solito. Cercai però di non pensarci più di tanto e, dopo aver finito di fumare velocemente la sigaretta, rientrai a scuola.

Presi un profondo respiro.

Tra poco sarei ritornata a casa, era solo questione di tempo. E di pazienza.

          ¤¤¤¤¤

"Emily, sono tornata!" gridai non appena varcai la soglia di casa.

Mi accolse un silenzio quasi inquietante e capì che non c'era nessuno ad aspettarmi.

Alzai gli occhi al cielo. Adesso mi sento decisamente meno sola, pensai ironica.

Attraversai il salotto e salì le scale, diretta verso la mia camera, lanciandomi poi letteralmente sul letto. Se mi avesse visto Emily mi avrebbe sgridato per circa un quarto d'ora ma...beh, lei non c'era.

Chiusi gli occhi per un'istante, mettendomi un braccio sul viso e immaginando come fosse avere una vita con attorno un sacco di persone che ti facevano sentire sempre amata e al sicuro.

Abbassai il braccio, poggiandololo sul materasso e aprendo poi gli occhi. Osservai il soffitto per quello che mi sembrò un'eternità, completamente immersa nei miei pensieri, fino a quando sentì un forte rumore provenire dalla camera dei miei genitori.

Mi sedetti di scatto, spalancando gli occhi.

E quello cos'era?

Alzandomi velocemente dal letto mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa con cui colpire il malintenzionato, ladro o killer. La scelta era tra un cuscino, una scarpa e un libro. Scelsi ovviamente quest'ultimo, incamminandomi verso la stanza da cui proveniva il rumore udito pochi minuti prima.

Vidi una figura indistinta vicino la finestra, quasi un'ombra.

Maledì Emily per aver deciso di non tirare su la serranda e far restare così al buio la stanza.

"Chi-- chi sei?" la mia voce tremava di paura.

Una risata echeggiò in tutta la stanza, leggera ma decisa. Un brivido mi percorse la schiena e le mani presero a tremare.

"Chi diavolo sei?" ripetei, indietreggiando dalla figura che a passo deciso mi si avvicinava.

Adesso potevo vedere con un pò più di chiarezza chi avevo davanti. Era un ragazzo alto, moro, con la pelle mulatta e un'irritante e pauroso ghigno stampato in viso.

My Guardian Angel //Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora