LAURA

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E io sento Einaudi quando ti muovi sopra di me.

Dipingi con le mani, io rinasco come venere.

Rose Villain.



Si era fatto pomeriggio quando io e mia mamma rimanemmo sole. Non avevamo parlato più di tanto. 

Dopo che Austin ci salutò con finta innocenza, avevo deciso di farmi la famosa doccia che ancora non ero riuscita a farmi.

L'acqua calda, dolce, coccolò il mio stato di confusione che ogni volta arrivava quando rimanevo sola. 

Pensai subito a Mia. Avevo bisogno di parlare con lei, di tirare fuori quel miscuglio aggrovigliato di avvenimenti, emozioni, felicità e paura. Avevo bisogno della mia amica. 

Finita la doccia infatti le scrissi subito un messaggio.

       Ciao bellezza, ti va di prenderci una cioccolata più tardi o qualsiasi altra cosa? l'importante è che ci vediamo ho bisogno di te.

Puntai il telefono, perdendomi nei puntini che preannunciavano l'eminente risposta.

      Ciao Tesoro, possiamo anche stare sedute su un muretto. Ci vediamo tra un'ora? 

Si, a tra poco. Ti voglio bene

Uscii dal bagno e mi vestii. Un paio di jeans, una maglia a maniche corte e la mia solita crocchia poi tornai in sala. 

<Come va la scuola?> Chiese mia madre mentre lavava i piatti.

<Molto bene, è tutto molto bello ed interessante. Ieri c'è stata la partita di Basket e la nostra squadra ha vinto. Per questo oggi la scuola era chiusa> Spiegai entusiasta. 

Lei mi guardava e sentiva. Dico Sentiva e non Ascoltava perché era quello che stava facendo. Stava solo sentendo la mia voce, ma non stava ascoltato quello che volevo dire.

<Tra poco devo andare via> 

<Dove vai scusa?> Quello però lo aveva ascoltato. 

<Vado a studiare dalla mia amica> 

Non era vero. Però che dovevo vedermi con la mia amica sì. 

<Mmm..va bene. Torni per cena?> 

<No mangio con lei, abbiamo tanto da studiare però domani dopo scuola stiamo insieme va bene?> Un'altra bugia. 

In realtà quel ragazzo dalla pelle pregnante, dal profumo inconfondibile, dagli occhi tempesta, aveva ragione. Non avevo smesso un secondo di pensare ed aspettare che rispettasse quello che avevo detto.

Controllai l'ora e mi accorsi di essere quasi in ritardo. Io e Mia avevamo deciso di vederci in un piccolo bar poco distante dal campus. Indossai le scarpe e salutai mia mamma, prima di uscire, presi dal cassetto la copia delle chiavi per darla a lei. 

<Tieni, almeno se vuoi andare a farti un giro sei tranquilla> Sorrisi, mentre lei non si scompose più di tanto.

Arrivai di corsa al bar, Mia era già li, pronta ad accogliermi con il suo affetto dolce. Ci abbracciamo così forte da toccarci il cuore a vicenda. 

In attesa dell'arrivo del nostro ordine, Mia non perse tempo 

<Cosa sta succedendo?> 

Mi guardai in giro, sperando di trovare sui muri, sugli alberi, su qualsiasi cosa delle frasi, dei suggerimenti. Anche se, io sapevo benissimo cosa stava succedendo, eccome se lo sapevo. Ma sapevo che sarebbe stato un disastro.

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