Il dottor Brown sembrava sollevato nel vedermi riprendere conoscenza. "Signor Gabriel, avete avuto un brutto colpo alla testa," disse con voce preoccupata. "Ma sembra che state tornando in voi. Come vi sentite sente?"
Mi alzai lentamente dal letto, cercando di mettere a fuoco la stanza intorno a me. La mia mente era ancora annebbiata, ma gradualmente le immagini della sala da ballo, del lampadario frantumato e della figura misteriosa iniziarono a tornare alla memoria.
"Non lo so, dottore," risposi con voce flebile, passandomi una mano sulla fronte. "Mi sento confuso, come se avessi vissuto un incubo."
Il dottor Brown annuì comprensivo. "Capisco. Sembra che abbiate avuto un'esperienza molto intensa. Dovreste riposare e lasciare che il suo corpo si riprenda."
Guardai intorno alla stanza, cercando di raccogliere i pezzi sparsi dei miei pensieri. La principessa Cassandra, il lampadario frantumato, la figura misteriosa... Cosa diavolo stava succedendo in quel castello?
"Dottore, cosa è successo alla sala da ballo?" chiesi, cercando di ottenere qualche risposta alle mie domande.
Il dottor Brown esitò per un istante, come se stesse scegliendo le parole con cura. "Sembra che ci sia stato un incidente con il lampadario," rispose infine. "Non sono sicuro dei dettagli esatti, ma sembra che sia caduto improvvisamente durante la festa."
Le sue parole mi fecero rabbrividire. Era come se una parte di me sapesse che c'era qualcosa di più dietro quell'incidente, qualcosa di oscuro e minaccioso.
"Dottore, ci sono delle cose che non tornano," dissi con voce ansiosa. "C'è qualcosa di strano in questo castello, qualcosa di nascosto. Devo scoprire la verità."
Il dottor Brown mi guardò con preoccupazione. "Signor Gabriel, capisco che lei vi sentiate confuso e inquieto, ma dovete stare attento. Non sappiamo cosa possa nascondersi dietro questi eventi."
Ma io sapevo che non potevo restare con le mani in mano. Dovevo scoprire la verità, per me stesso e per tutti coloro che erano coinvolti in quel mistero oscuro che circondava il castello.
Uscii dalla stanza del dottor Brown e mi trovai di fronte al corridoio deserto del castello. Il silenzio pesante era interrotto solo dal suono dei miei passi mentre mi avventuravo alla ricerca di indizi.
Decisi di dirigermi verso la sala da ballo, il luogo dell'incidente, sperando di trovare qualche traccia lasciata dietro da ciò che era accaduto. Mentre percorrevo i corridoi polverosi e ornati di opere d'arte, la mia mente ripassava i dettagli sfocati della notte precedente. Cosa aveva causato il lampadario a cadere? Chi era quella figura misteriosa che avevo intravisto tra le ombre?
Arrivai finalmente alla sala da ballo, e la scena davanti a me era ancora più inquietante di quanto ricordassi. I cocci di cristallo del lampadario erano sparsi sul pavimento, mentre i mobili erano rovesciati e i drappi dei tendoni erano strappati. La luce fioca che filtrava dalle finestre creava un'atmosfera sinistra, come se il castello stesso fosse impregnato di segreti oscuri.
Iniziai a ispezionare la sala, cercando qualsiasi indizio che potesse gettare luce sulla situazione. Ma tutto sembrava confuso e caotico, come se qualcuno avesse deliberatamente cercato di nascondere la verità.
Fissai lo sguardo sul lampadario rotto, cercando di ricordare ogni dettaglio della sua caduta. Ma mentre la mia mente vagava nel passato, sentii improvvisamente una presenza dietro di me. Mi voltai di scatto, ma non c'era nessuno.
Quel castello nascondeva più segreti di quanto avessi mai immaginato, e avrei fatto di tutto per svelarli. Con il cuore che batteva veloce nell'anticipazione dell'ignoto, mi preparai a continuare la mia ricerca di verità nel buio cuore del mistero che avvolgeva quel luogo inquietante.
Non c'era nessuno, era deserta quella enorme stanza, l'aria era cupa, i miei passi echeggiavano sempre di più, confondendo i rumori dei miei passi con quelli dei cocci rotti che venivano calpestati.
Mentre scrutavo il disastro, un sussurro leggero risuonò nell'aria. Mi voltai di scatto, cercando la fonte del suono, ma non vidi nulla. Un senso di inquietudine mi pervase, mentre i miei sensi rimanevano all'erta.
Poi, all'improvviso, una figura eterea apparve davanti a me. Era una donna dalla bellezza straordinaria, vestita con un abito che sembrava fatto di nebbia e stelle. I suoi lunghi capelli scuri fluttuavano intorno a lei come se fossero mossi da un vento invisibile, e i suoi occhi brillavano con un'intensità misteriosa. Era lei. La donna che incontrai in quella stanza buia.
"Chi siete voi?" chiesi, la voce appena un sussurro nel silenzio della sala da ballo.
La donna mi guardò con uno sguardo penetrante, come se scrutasse l'anima stessa.
Il mio cuore batteva forte nel petto mentre osservavo la figura davanti a me. Chi era questa donna e cosa voleva da me? Aveva forse le risposte che cercavo, o era lei stessa parte del mistero che circondava il castello?"Perché siete qui?" chiesi, cercando di mantenere la calma nonostante l'agitazione che mi pervadeva.
La donna sorrise, un sorriso che sembrava contenere tutta la saggezza del mondo. "Sono qui per avvertirvi, Gabriel," disse. "Ci sono forze oscure in movimento in questo castello, forze che vanno oltre la tua comprensione. Devi stare attento, perché il tuo destino è intrecciato con quello di questo luogo."
Le sue parole mi colpirono come un fulmine. Cosa significava il suo avvertimento? Cosa c'entrava il mio destino con quello del castello? Avevo sempre creduto che il mio viaggio fosse solo un caso fortuito, ma ora mi rendevo conto che c'era qualcosa di più grande in gioco.
"Siete sempre così vaga... non capisco, chi siete?" Stavo cominciando ad innervosirmi.
Mi fece cenno di seguirla, e così feci. Presi frettolosamente una candela e la seguii per i corridoi bui del castello, con il cuore impaurito ma spinto da una forte curiosità.
Mi portò nella stanza del pianoforte, quella dove ci incontrammo la prima volta. Lei si sedette, poggiò le dita sullo strumento ma non seppe suonare. Allora io, spinto da una forza interiore, mi sedetti accanto a lei. La donna si alzò, accennò un sorriso.
Goffamente, provai a suonare qualche tasto. Inizialmente ero confuso ma poi, come mosso da una forza maggiore, cominciai a suonare una melodia triste ma dolce, a tratti era vivace e a tratti inquietante.La donna chiuse gli occhi e cominciò a danzare nel buio: La sua danza era come un incantesimo, fluida e leggera, come se fosse stata trasportata da una forza invisibile. I suoi movimenti erano pieni di grazia e di mistero, e io restai ipnotizzato dalla sua bellezza eterea mentre continuavo a suonare il pianoforte, lasciandomi guidare dalla melodia che fluiva attraverso di me.
Nel buio della stanza, la luce della candela danzava sul suo viso, creando giochi d'ombra e luce che sembravano dipingere un quadro magico intorno a lei. Era come se il tempo si fosse fermato, e ci trovassimo in un'altra dimensione, lontani dal mondo esterno e dai suoi problemi.
La melodia che suonavo sembrava prendere vita, avvolgendo la stanza con la sua bellezza e il suo mistero. Era come se il pianoforte fosse diventato un ponte tra il nostro mondo e quello dell'incanto, e io ero il suo tramite, guidato dalla donna misteriosa che danzava di fronte a me.
Non sapevo quanto tempo fosse passato mentre suonavamo e danzavamo nella penombra della stanza, ma quando finalmente la melodia si placò e la donna smise di danzare, mi trovai senza fiato, con il cuore che batteva veloce nel petto e la mente piena di emozioni contrastanti.
La donna mi guardò con uno sguardo profondo, come se leggesse nei miei pensieri. "Salvami, Gabriel. Salvami"mi disse, senza scomporsi.
Mi accigliai, profondamente confuso.
"Non lasciare che il Diavolo ti strappi via dalla luce" continuò e poi, mi poggiò una mano su gli occhi. Era gelida.
Dopo qualche secondo, se ne andò, lasciandomi di nuovo lì, confuso, stordito. Improvvisamente sentii un urlo straziante e qualcuno gridò: "La principessa! La principessa è morta!"