15 - Avere fede

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-Leila

Quando riapro gli occhi, è mattina. Atlas e David sono già in piedi, o meglio seduti vicino al fuoco ormai spento, di cui restano solo le ceneri. Stanno mangiando e quando si accorgono che ho aperto gli occhi, David mi lancia un tramezzino -avvolto in un tovagliolo di stoffa- che afferro al volo.

Mi alzo in piedi, stiracchiando le gambe. Vado a svegliare Cyra e così facciamo colazione tutti insieme. Finito di mangiare, c'è chi va 'al bagno' e chi a raccogliere l'acqua al fiume. Presto ci rimettiamo in viaggio, ormai vicini alla catena montuosa tanto che le punte più alte -ancora innevate- si intravedono fra gli alberi.

Il sole splende sempre più alto e tutto è tranquillo, finché non intravedo qualcosa di insolito con la coda dell'occhio. Un oggetto fende l'aria così in fretta che non riesco a distinguerlo, tanto che per un attimo mi convinco di averlo semplicemente immaginato.

"Cos'era quello?", chiedo comunque.

"Cosa?"

Nemmeno il tempo di finire di dirlo, che una pioggia di frecce cade tutta intorno a noi. I cavalli nitriscono agitati e accelerano il passo. Mi stringo più forte alla vita di Atlas, ma le frecce continuano a volare, all'apparenza lanciate dai rami degli alberi. Eppure non scorgo nessuno, ma stiamo andando troppo veloce per poter dire di aver osservato accuratamente le chiome di tutti gli alberi.

Deviamo bruscamente dal sentiero, immergendoci fra gli alberi. Solo quando siamo abbastanza lontani e non vi è più l'ombra di alcuna freccia, Atlas e David permettono ai poveri cavalli di rallentare.

"Nessuno si è fatto male?", domanda quest'ultimo e Cyra risponde di no con un semplice cenno del capo.

Prima che io possa dire che sto bene, Atlas volta il capo verso di me e non appena il suo sguardo si posa sulla mia gamba i suoi occhi si spalancano brevemente. Poi cerca di mutare la sua espressione preoccupata in una più neutra.

Corrucciata, seguo il suo sguardo e la vedo: una freccia conficcata proprio a metà della mia coscia. Finora non mi ero accorta né della sua presenza né ho provato alcun dolore, troppo presa dalla frenesia della nostra fuga e forse piena di adrenalina in corpo.

Adesso però vengo travolta da una fitta lancinante nella parte interessata, così forte che mi gira la testa per un attimo e tutto quello che sento è un fischio nelle orecchie. Il resto è ovattato. Mi porto la mano davanti alla bocca, sentendo improvvisamente l'istinto di vomitare, che mi sforzo però di reprimere.

Dopo qualche istante, il mondo smette di girare, così come il mio stomaco. A quel punto, riprendo a respirare in maniera circa regolare.

Atlas ha già smontato da cavallo. "Porta l'altra gamba di qua".

Faccio come ha chiesto molto lentamente e, non appena sono seduta di sbieco sul dorso del cavallo, Atlas mi prende in braccio a mo di sposa. David, anche lui ora con i piedi per terra, afferra le briglie del cavallo.

Atlas mi adagia per terra, con la schiena premuta contro un albero. Sfilandomi il pugnale rubato dal cassetto di mio padre, che portavo sulla cintura, lo usa per tagliare la stoffa dei pantaloni creando un foro abbastanza ampio da permettergli di osservare la mia ferita. Nel frattempo, mi sforzo di rallentare il mio respiro.

"Va tutto bene. Guardami", lo faccio, incontrando gli occhi castani di Atlas. "Va tutto bene", ripete e il mio respiro si tranquillizza, così come il battito del mio cuore.

"È grave?", domanda Cyra nelle vicinanze.

"No, non sembra essere andata molto in profondità per fortuna".

The Other Twin 2 || La Maledizione del CristalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora