19 - Un danno irreparabile

186 13 5
                                    

-Leila

Aprendo gli occhi, sbatto le palpebre più volte prima di riuscire a mettere a fuoco ciò che mi circonda. Sono sdraiata sul pavimento della grotta, con la testa appoggiata sulle cosce di Atlas. Quest'ultimo è la prima cosa che vedo, insieme ai suoi occhi marroni che mi scrutano dall'alto.

Lo sento sospirare, mentre mi metto a sedere. Un ampio sorriso si fa spazio sul suo volto e, in un primo momento, sorrido a mia volta. Atlas mi afferra il volto fra le mani, attirandomi a sé e premendo le sue labbra sulle mie. Ricambio il suo gesto con la stessa foga, ma quando ci allontaniamo e ricordo cos'ho fatto per essere qui, il mio volto si rabbuia e le farfalle nel mio stomaco si trasformano piuttosto in tanti piccoli sassolini.

"Ce l'hai fatta", esordisce dopo essersi messo in piedi, tendendomi una mano.

L'afferro e mi alzo a mia volta, corrucciata. L'ultima cosa che ricordo è il momento in cui ho rivelato la mia decisione all'essere immortale, ma prima di ricevere una risposta da parte sua mi sono svegliata.

"Hai superato la prova", la voce della sirena riecheggia nella caverna, rammentandomi della sua presenza. "La maledizione è spezzata".

Aggrottando le sopracciglia, il mio primo istinto è di portarmi una mano dietro la schiena. La trovo piatta, com'è sempre stata.

"Ci vorrà un po' prima che vi spuntino le ali, ma i bambini che nasceranno d'ora in avanti le avranno già".

"E il canto delle sirene non funziona più?"

"Esatto", acconsente la donna. "Vi conviene ripartire, prima che i succhiasangue si accorgano della vostra presenza nel loro territorio".

"I cosa?"

Atlas mi posa una mano sul braccio, attirando la mia attenzione. "Andiamo".

Annuisco, seppure una parte di me fosse desiderosa di sapere qualcosa sugli abitanti di questa terra. L'altra parte però ci tiene alla sua vita. "Allora, arrivederci..."

Voltiamo le spalle alla sirena e percorriamo la strada a ritroso, fino ad uscire dalla grotta. Tornati dai nostri compagni, ci rimettiamo subito in viaggio, fermandoci a riposare solo dopo aver attraversato la caverna che ci avrebbe riportati nella terra degli angeli. Quando poi decidiamo di ripartire, è ormai mezzogiorno.

"È giunto il momento per me di tornare a casa", annuncia Hazel. "Una volta lì, parlerò con mia cugina in merito ad un accordo di pace, non appena salirà sul trono. Nel frattempo, evitate di navigare per quanto possibile".

"Quanto ci vorrà?", domanda Atlas.

"Non molto. Verremo noi da voi, comunque", taglia corto.

Atlas, soddisfatto abbastanza dalla sua risposta, si limita a fare un cenno d'assenso col capo. Guardandomi intorno, mi accorgo che David si è messo in disparte, con la scusa di rimettere le selle sui due cavalli. Cyra accenna un sorriso cordiale in direzione di Hazel, per poi raggiungerlo.

Hazel la segue con lo sguardo per qualche istante, lasciandosi sfuggire un sospiro. Presto riporta l'attenzione su di noi, o meglio su di me. "Allora, fate buon rientro a palazzo".

"Anche tu", le mie labbra si piegano leggermente all'insù, in un'espressione malinconica. "Grazie, Hazel".

Ciò non significa che l'abbia perdonata, ma mi chiedo se magari un giorno -quando i nostri popoli avranno stretto l'accordo di pace- il nostro rapporto possa essere in un certo senso recuperato. Certo, non sarà mai come prima. Non saremo mai amiche, ma potremmo essere almeno amichevoli.

La bionda accenna un sorriso, prima di voltarsi e sparire fra gli alberi, suppongo diretta verso il ruscello da cui abbiamo raccolto l'acqua nel viaggio di andata.

The Other Twin 2 || La Maledizione del CristalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora