16 - Non conosci altro che la violenza

239 16 10
                                    

-Atlas

"Non muovetevi da qui per nessuna ragione, capito?", nostro padre tiene la mano destra appoggiata all'anta ora aperta dell'armadio, l'altra è stretta attorno all'elsa della sua spada. "Voglio sapervi entrambi al sicuro".

Io e mia sorella siamo rannicchiati nell'armadio della sua stanza, seduti l'uno di fronte all'altra con la schiena premuta alla parete e le ginocchia al petto. Gli orli dei suoi abiti colorati mi sfiorano il capo.

Le grida di dolore al di fuori del palazzo sono ovattate, ma è comunque impossibile ignorarle.

"Ma io voglio venire con te, papà! Ti voglio aiutare".

Lui scuote la testa, categorico. "Atlas, questo non ha niente a che vedere con gli addestramenti. Sei ancora troppo piccolo".

"Ma-"

In fondo aveva ragione. Avevo solo dodici anni, ma all'epoca mi sentivo molto più grande. Rispetto agli altri bambini della mia età, un po' lo ero.

"E poi, ho bisogno che resti qui con tua sorella".

Non mi dà il tempo di replicare, che chiude l'anta una volta per tutte e d'improvviso lo spazio stretto dell'armadio è avvolto nel buio, se non per qualche spiraglio di luce che attraversa l'intaglio nel legno nella parte superiore del mobile.

Alina abbraccia le ginocchia al petto, appoggiandosi col mento su di esse. Dopo qualche istante di silenzio tombale, tanto che i nostri respiri appaiono come il suono più rumoroso del mondo, la sento emettere un singhiozzo.

"Atlas, ho paura".

Sì, anche io, vorrei dirle, ma me lo tengo per me.

"Chiudi gli occhi", le dico e lei lo fa senza pensarci troppo. "Dì io non ho paura".

Questo le fa incurvare la fronte, ma comunque tiene gli occhi chiusi. "Io... io non ho paura", farfuglia.

"Devi dirlo come se ci credessi".

"Io non ho paura", afferma con voce ancora un po' tremolante. "Io non ho paura. Io non ho paura".

Ogni volta che lo ripete, il suo tono si fa sempre più deciso. A furia di ripeterlo, inizia a crederci sul serio.

Trascorriamo la successiva ora giocando a indovina cosa sto pensando, finché le urla e i suoni metallici di spade non scemano, lasciando posto ad uno strano silenzio.

È finita. Quella notte, ancora non lo sapevamo, avremmo perso nostra madre per sempre. Quella notte mio padre giurò che tutti i demoni avrebbero pagato col sangue.

Mi sveglio di soprassalto e mi metto a sedere. Il sole sta appena sorgendo e David, l'unico sveglio, sta dando un morso a una striscia di carne essiccata. Incrocio il suo sguardo e mi schiarisco la voce. "Buongiorno", mi guardo intorno. "Dov'è...?"

David fa per replicare, ma viene preceduto dalla chioma bionda della sirena che fa capolino da dietro alcuni cespugli. La ragazza alterna lo sguardo fra me e il mio amico. "Dormito male? Sarà perché siamo vicini alla caverna..."

Aggrotto le sopracciglia.

"Non vi siete informati prima di partire? La caverna che stiamo per attraversare non è una fra le tante. I minerali all'interno delle rocce causano allucinazioni".

Alzo gli occhi al cielo. "Sì, e poi i cavalli voleranno immagino..."

Hazel alza le mani. "Io vi ho avvertiti".

The Other Twin 2 || La Maledizione del CristalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora