21 - Battuta di caccia

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-Atlas

"Speravo di trovarti qui".

Alina, che finora aveva lo sguardo fisso sul suo quaderno, smette di sfumare con i polpastrelli di indice e medio i contorni del suo disegno. Seduta al tavolino in fondo alla serra, indossa un abito dello stesso rosa tenue dei fiori sugli alberi da frutto che ci circondano, emanando un profumo impossibile da ignorare.

"Non dovevi essere alla battuta di caccia?", domanda, riprendendo a sfumare il disegno.

Da questa distanza, non riesco a distinguere cos'abbia abbozzato, ma non ci provo neanche. So bene quanto non le piaccia mostrare un disegno o un dipinto prima che sia terminato.

"Tra un po'".

"Volevi dirmi qualcosa?"

Annuisco. "Per l'appunto".

Solo allora mia sorella lascia perdere il suo disegno, lasciando il quaderno aperto sul tavolino rotondo, e mi rivolge la sua completa attenzione.

Schiarendomi la voce, cingo le braccia dietro la schiena. Ho esaurito ogni scusante per evitare questa conversazione, a partire dal lutto per nostro padre fino al dover partire alla ricerca del cristallo, ma è giunto il momento di affrontare la realtà.

"Ormai sei in età da marito da un po'", esordisco.

Alina mi scruta in silenzio per qualche lunghissimo istante, per poi annuire. "Hai già trovato qualcuno?"

Scuoto la testa. "Volevo prima discuterne con te. Insomma, quello che volevo domandarti è... tu vuoi sposarti?"

"È ciò che papà avrebbe voluto".

"Non è quello che ti ho chiesto".

Mia sorella incurva la fronte. "Non ti seguo".

Sospirando, vado a sedermi sulla sedia di fianco a lei, che si volta di profilo così da guardarmi faccia a faccia. "Sto dicendo che non devi sposarti, se non è quello che desideri".

"Cosa farei altrimenti? Resterei qui per sempre? No", scuote la testa, frenetica. "Tu e Leila presto avrete una famiglia vostra e io non voglio essere d'intralcio. Sarete ancora più occupati di quanto non lo siate ora e... man mano anche tutte le mie amiche si sposeranno e a quel punto avranno sicuramente poco tempo da trascorrere con me. Presto verrei appellata come una zitella e questo si rifletterebbe sull'intera famiglia e-"

"Alina", le sfioro il braccio, poco al di sotto della spalla. Questo richiama la sua attenzione, facendola zittire. "Smettila di farneticare. Non sei d'intralcio e non lo sarai mai".

"Non voglio essere un peso per te, Atlas".

"Non lo sei, te lo assicuro", affermo, con una mano sul petto. "Perdonami se ti ho mai dato motivo di pensarlo".

"Onestamente, non ne ho la minima idea", ammette con un sospiro. "Ho sempre dato per scontato che avrei dovuto farlo... ma se mi chiedi se lo desidero, allora non... insomma, non è che l'idea mi faccia ribrezzo ma nemmeno faccio i salti di gioia. Forse, se incontrassi qualcuno che mi piace sarebbe diverso".

"Potresti tentare. Se non dovesse funzionare, almeno non avresti il rimpianto di non averci mai provato. Ma fallo per te stessa, non per compiacere me o chiunque altro".

Alina accenna un sorriso. D'un tratto, le sue braccia cingono il mio collo e il suo mento è premuto sulla mia spalla. "Potrò considerarmi fortunata se incontrerò qualcuno come te", mormora.

La stringo a mia volta, non potendo fare a meno di sorridere. Qualcosa che era infranto dentro di me si è appena sistemato, questa volta più solido di prima.

The Other Twin 2 || La Maledizione del CristalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora