Eravamo giunte all'Olimpico con un'ansia tale che tutto ci sembrava meno che una gita di piacere.
L'aria era tesa, gli scontri della mattina non avevano di sicuro aiutato a renderla più serena, e tutti quelli che, come noi, si stavano dirigendo verso la curva sud sembrava stessero andando in guerra, più che a tifare la Roma.
Quando prendemmo posto, i cori già risuonavano tra i settori dell'Olimpico, sul nostro posto trovammo le istruzioni e la nostra parte di coreografia, che contribuirono a farci sentire parte di qualcosa, e ad immergerci ancora di più in quella partita. Ci unimmo ai cori, all'inno e poi, al fischio di inizio, calò il silenzio.
Eravamo tutti concentrati, la Roma continuava a creare situazioni di vantaggio ed opportunità, ma la Lazio sembrava non mollare e ci provava in tutti i modi, anche quelli non esattamente regolari. Eppure, sembrava non muoversi nulla.
Al 42esimo minuto, quando il primo tempo sembrava sarebbe finito zero a zero, su calcio d'angolo di Dybala, Mancini, con un perfetto tocco di testa, la mise dentro.
Lo stadio esplose e lui con noi. Quando lo vidi sotto la curva, ad omaggiarci con un inchino, capii presto che un pezzo del mio cuore sarebbe stato suo.
La partita proseguì tra cori, risse sfiorate e cartellini anche per noi, ma al fischio dopo l'ultimo secondo di recupero capimmo che il derby lo avevamo portato a casa noi, e non ci fu nulla che riuscì a fermare la festa che seguì.
Lo stadio aveva già iniziato a svuotarsi, noi avevamo scelto di rimanere. Eravamo scese fino alla ringhiera, sotto di noi i ragazzi di De Rossi erano venuti a festeggiare ed a condividere con noi quel momento così importante, mentre sventolavano le nostre stesse bandiere e concedevano foto a chiunque le chiedesse.
Quando gli altoparlanti diffusero Mai sola Mai, noi eravamo ancora lì a cantare, ma mi resi conto di una cosa: Gianluca Mancini era poco distante da me, eppure potevo sentire il suo sguardo addosso. Lo incrociai e, per qualche istante, cantammo quel coro insieme, occhi negli occhi.
Quel momento mi sembrò non finire più, lo stomaco mi si strinse, sentii che stavo diventando paonazza e così risi. Distolsi lo sguardo proiettandolo su chiunque altro ci fosse intorno, ma quando lo riportai su di lui notai che, dopo la mia risata, anche lui aveva sorriso.
La squadra rientrò negli spogliatoi, solo a quel punto potemmo riprendere la via di ritorno e fare rientro a casa.
Fu il viaggio della speranza, grazie alla viabilità di Roma, assolutamente non nota per la sua efficienza in certe situazioni, ma, alla fine, riuscimmo nell'intento.
Quando feci rientro in casa era ormai mezzanotte ed il giorno dopo sarei dovuta andare a lavoro. Così, cercai di sbrigarmi e di mettermi velocemente a letto, ma non presi sonno: l'euforia di quanto successo quella sera mi tenne sveglia fino almeno alle due di notte.
Fu più o meno a quell'ora che lo schermo del mio telefono si illuminò: era una notifica di Instagram, così aprii l'app e, quando vidi di cosa si trattava, l'unica cosa che mi venne da dire fu:
"Oh cazzo"
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(Canzone del capitolo: Nothing compares 2U - Sinead O'Connor)
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Gialla come il sole ☀️ Gianluca Mancini
FanfictionAvete presente quel famoso momento in cui Mancini, dopo averci fatto vincere il derby, ha iniziato a sventolare quell'altrettanto famosa bandiera? Ecco, io ero lì. Non immaginavo ancora cosa sarebbe successo dopo, ma quello fu decisamente il giorno...