Patience

121 2 5
                                    

La mattina seguente, fu un rumore di stoviglie a svegliarmi. Identificai lo sbattere di alcuni bicchieri, del metallo delle posate contro la ceramica e poi ancora l'odore del caffè e dei cornetti.
Con una mano, mi stropicciai il viso, mentre con l'altra tentavo di prendere il telefono dal comodino per vedere l'ora.
Fui interrotta dall'apertura della porta della camera, e Gianluca, ancora a petto nudo, che portava con sé un vassoio dove aveva raccolto una tazza di caffè, una spremuta di arancia ed un cornetto.

"Buongiorno principessa"
"Ehi"

Sbuffai una risata ancora assonnata, poi mi tirai un po' su con la schiena, fino a sedermi.

Lui, nel mentre, aveva poggiato il vassoio sul suo comodino, per poi venire a mettersi a cavalcioni su di me.
Tentò di baciarmi, ma ricambiai quel bacio di fretta, quasi sfiorando solo le sue labbra.

"Scusa, non ho ancora lavato i denti, potrei ucciderti"

Risi dinuovo, storcendo appena la bocca su un lato. Lui per tutta risposta scese dalle mie gambe, per prendermi in braccio di peso e ributtarmi distesa sul letto.

"Ti sei svegliata simpatica?"

Rise anche lui, poi si piegò su di me ed iniziò a farmi il solletico, al quale cercai di ribellarmi, almeno prima che mi bloccasse per i polsi.

"Ti arrendi?"
"Mai"

Lo sfidai stringendo appena lo sguardo, ma appena riprese a farmi il solletico alzai subito le mani in segno di resa.

"Va bene, va bene, mi arrendo"

A quel punto, con una mano dietro la mia nuca ed una intorno ai fianchi, mi spostò dinuovo, facendomi mettere sopra di lui.

"Non ho ancora avuto il mio bacio, comunque"

Si finse offeso, incrociò le braccia e spostò la testa di lato, come a non volermi guardare.

"Quanto rompi"

Ammisi io per prenderlo in giro, prima di cingere le sue guance con una mano e riportarlo a guardarmi.
A quel punto, mi abbassai verso il suo viso e lo baciai.
Lui non perse tempo, staccò la schiena dal letto, mettendosi seduto, incrociò le dita tra i miei capelli e premette contro la nuca, così da non farmi staccare.
Inevitabilmente, quel bacio divenne più intenso ed in men che non si dica anche la mia di maglietta sparì.
Avere il suo calore addosso sembrava sempre più una forma di dipendenza, mi provocava dei brividi ed accendeva lo stesso fuoco dentro di me.
Presi a mordere avidamente le sue labbra, poi il collo, mentre lui sfilava i suoi pantaloncini, i boxer ed il mio slip.
Un attimo dopo, era dentro di me, ma non c'era più avidità, i movimenti erano lenti, come se avessimo potuto rimanere in quell'intreccio per un'eternità. Ed io lo avrei fatto.
Guancia contro guancia, i gemiti di ognuno raggiungevano direttamente l'orecchio dell'altro, aumentando ancora di più l'eccitazione. E più questa cresceva, più i movimenti diventavano profondi, i nostri corpi sempre più stretti, le unghie avevano iniziato a fare appiglio sulla pelle, lasciando graffi e solchi, e l'apice era sempre più vicino.
Non era sesso, era come se, in quel momento, avessimo scelto di darci le versioni di noi più vulnerabili e le stavamo accogliendo ed unendo.
Quando entrambi raggiungemmo l'orgasmo, lui si strinse a me poggiando la testa contro il mio petto. Gli accarezzai i capelli, lasciando che si riprendesse, poi si staccò per guardarmi e tirò fuori forse il più furbo dei suoi sorrisi.

"Ecco, questo è un buongiorno"

Io spinsi via la sua faccia ridendo, poi mi alzai per sdraiarmi nuovamente accanto a lui, per quanto possibile, visto che si trovava al centro del letto.

"Guarda che ti ho portato"

Si allungò verso il comodino schiacciandosi contro le mie gambe, nel tentativo, incredibilmente riuscito, di afferrare il vassoio e mettermelo davanti.

Gialla come il sole ☀️ Gianluca ManciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora