Is this Love?

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***SCENE ESPLICITE***

Dopo quel pranzo intimo e confortante, la nostra complicità sembrava essere cresciuta ancora di più. Gianluca e io trascorrevamo sempre più tempo insieme, sia fuori che dentro casa sua. Era diventato un rituale, cucinare insieme e poi giocare a Fifa sul divano, ridendo e scherzando come due vecchi amici. Ma c'era qualcosa di diverso nell'aria, qualcosa che andava al di là dell'amicizia.

Stavamo diventando complici, ma lo stavamo facendo lontani dai riflettori, in un posto che ci eravamo costruiti noi, dove poter tutelare qualsiasi cosa stesse nascendo.

Le partite passavano. Quando mi era possibile, andavo a vederle allo stadio, ma anche lì nessun gesto poteva far trapelare la cosa, e quando non ero a sostenerlo all'Olimpico, ci vedevamo sempre il giorno dopo.

Poi arrivò una di quelle partite cruciali, difficili, che passi una settimana intera con l'ansia. Si trattava del ritorno delle semifinali di Europa League: Leverkusen - Roma.
Il match si stava svolgendo in Germania, ed io non ero riuscita ad andare a vederlo di persona.
L'andata si era conclusa con una prima sconfitta per la Roma 0-2, ma già dai primi momenti quella in campo era una squadra diversa da quella dell'andata.
Gianluca stesso ci stava mettendo più cuore, quel giorno sembrava essere sceso in campo con il coltello tra i denti.
Non era mancato, però, lo scontro. Con Spinazzola a terra, infortunato, era stata chiesto un breve stop e l'ingresso dei medici, eppure il Leverkusen aveva deciso di continuare a giocare, senza rispetto.
Gianluca non ci aveva visto più, a quel punto, e dopo un intervento di Pellegrini, aveva cercato lo scontro con alcuni giocatori avversari, e c'era stato.
Guardavo lo schermo con le mani al volto, implorandolo di smetterla, perché sapevo quanto un'espulsione in quella partita lo avrebbe fatto stare male.
Comunque, a metà secondo tempo, grazie a due rigori battuti da Paredes, avevamo raggiunto il pareggio complessivo e quel sogno che sembrava irrealizzabile, stava invece prendendo forma.
Abbracciai Chiara, entrambe con le lacrime agli occhi, ma di lì a poco il sogno divenne un incubo.
All'82', dopo una serie di errori in area di rigore, Svilar non riuscì a bloccare la palla, che si scagliò violenta addosso a Gianluca ed il rimbalzo la fece arrivare dritta in porta.
Dallo schermo, lo vidi buttarsi a peso morto a terra, distrutto, e noi con lui.
Io avrei solo voluto correre da lui e dirgli che non era colpa sua, che tutti avevamo visto quanto aveva combattuto, quanto cuore ci aveva messo, ma eravamo in due parti diverse del mondo, e così aspettai il giorno seguente.

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Quel giorno scelsi di fargli una sorpresa, sapevo che fosse a casa, ma non mi ero ancora fatta sentire, così, dopo aver staccato da lavoro, ero passata a comprare una bottiglia di vino ed una torta con la crema e le fragole, ed infine avevo raggiunto casa sua.
Quando mi aprì la porta, notai che quell'aria afflitta della sera prima non lo aveva ancora abbandonato del tutto, tanto da fare fatica a sorridere.

"Che ci fai qui?"

Non sembrava scocciato dalla mia presenza, anzi, e così inclinai appena la testa di lato, sorridendogli quasi con apprensione.

"Volevo farti una sorpresa e sapere come stai"

"Ci sei riuscita, allora"

Sbuffò una piccola risata, stampandomi un bacio contro le labbra, prima di spostarsi per farmi accomodare.
Quando liberai le mani da ciò che avevo portato, tornai da lui, e gli accarezzai una guancia.

"Tu lo sai che non è colpa tua, vero?"
"No, visto in quanti mi stanno insultando"
"Beh sei stato spesso una persona scomoda in campo, certo che ti insultano. Hanno rosicato ed ora vogliono rifarsi, ma noi che ti vogliamo bene lo sappiamo che la colpa non è la tua. Che poi, anche fosse, sei uno dei pochi che combatte ogni cazzo di giorno per noi, e l'hai fatto anche ieri, quindi non verremo mai a prendercela con te"
"È che mi rode, poteva andare diversamente"
"Certo, ma non è stato quello a determinare l'esito. Sono state la marea di stronzate dell'andata il vero problema"

Lui abbassò lo sguardo qualche istante, poi lo riportò dritto nei miei occhi scuri e mi prese delicatamente il volto tra le sue mani
"Mi sei mancata"
"Le tedesche non ti soddisfacevano abbastanza?"
Risi e lui sgranò gli occhi, per quella risposta decisamente non prevista
"Ma che risposta è?"
"Dai, le cose romantiche mi mettono in imbarazzo"
"Ho capito, ma mica mi sei mancata in quel senso..."
"E allora perché?"
"Perché fai sembrare i problemi una passeggiata"
"Aridaje..."
Quello fu più un pensiero tra me e me, mentre con lo sguardo vagavo in giro. Certo che ero contenta, è che non ero in grado di accettare delle belle parole, non ero abituata e, in qualche modo, mi stavano tirando fuori dalla mia comfort zone.
"Eh vabbe, e allora non posso dire nulla"
Lui sembrò quasi scocciato, probabilmente si stava anche impegnando a dire certe cose, e così subito riportai l'attenzione verso di lui.
"Perdonami, è che non sono una in grado di tirare fuori i miei sentimenti con facilità, per cui poi qualsiasi risposta temo sia sbagliata..." sospirai incrociando le braccia dietro il suo collo "...però ti ringrazio, ed anche tu mi sei mancato"
"Perché i romani non ti soddisfacevano abbastanza?"
Me l'ero cercata? Assolutamente sì, e mi venne da ridere.
"Touché, uno ad uno, palla al centro"
"No veramente tu stai a due, quindi dovrai farti perdonare"
"Ah si, e come?"
Chiesi sollevando un sopracciglio, con un'espressione ancora divertita sul volto mentre lui tentava invano di fingersi offeso.
"Voglio almeno dieci baci"
"Seh è arrivato"
"Forza, sto aspettando la mia dose"
Lui rimase fermo sul punto, e così sbuffando nuovamente una risata, senza cercare trattative, ed iniziando piuttosto a dargli un paio di baci leggeri sulle labbra.
Al terzo bacio, però, le cose erano già iniziate a farsi più intense.
Dischiudemmo appena le labbra, lasciando che le nostre lingue si intrecciassero, poi lui mi afferrò dalle cosce e mi tirò su, prendendomi in braccio.
Rimasi con le gambe ancorate ai suoi fianchi, mentre lui, con qualche passo, mi portò con la schiena contro il muro.
Sentivo il suo desiderio, continuava a manifestarsi nell'avidità con cui sembrava voler quasi mangiare le mie labbra, ed il mio cresceva di conseguenza.
Quando realizzò che quello che cercava lo volevo anche io, si spostò in salotto, lasciandomi andare sulla penisola del divano.
Divaricai le gambe, e con una mano dietro la sua nuca lo tirai a me, tornando a baciarlo. Lui strinse una mano intorno al mio collo, poi dalle mie labbra si spostò su questo, prima con dei baci, poi con dei piccoli morsi e, infine, con la punta della lingua.
Chiusi gli occhi, sospirando, mentre con l'altra mano strinse uno dei miei seni. A quel punto, iniziò a spogliarmi, togliendomi prima la maglietta, poi il reggiseno, e infine anche lui rimase a petto nudo.
Non era raro vedere Gianluca Mancini senza maglietta, accadeva spesso dopo i match, eppure fu solo in quel momento che mi resi conto di quanto davvero bello fosse.
Quando tornò a baciarmi, strinsi forte la sua schiena, scivolando con le dita lungo questa, graffiandola. Lui, di contro, si avvinghiò sul mio labbro inferiore, mordendolo e succhiandolo, prima di scendere con i baci fino ai miei seni. A quel punto, slacciò i miei pantaloni e, con una mano, scivolò sotto i miei slip.
Lo lasciai fare ad ogni movimento, sembrava sapere esattamente quali punti toccare e con quale intensità. Poi mi sfilò i jeans e scese ulteriormente con quei baci, fino alla mia intimità, ed a quel punto ci volle poco, prima di farmi raggiungere l'apice di quel piacere.
Fu solo allora che sfilò anche il resto dei suoi indumenti ed entrò in me.
La bellezza di quel momento fu ineguagliabile. Una valanga di emozioni risalì dal mio stomaco, mi veniva da ridere, sorridere e piangere nello stesso momento, ma erano lacrime di felicità, era qualcosa di estremamente forte che non avrei potuto descrivere e che, fino a quel momento, avevo provato una sola volta: quando avevo capito di essermi innamorata del mio ex.
Lo guardavo muoversi sopra di me, lui teneva gli occhi chiusi, con una mano reggeva una delle mie cosce, mentre l'altra premeva contro lo schienale dietro di me.
Quando, poi, raggiunse l'orgasmo, vederlo in quello stato vulnerabile, e molto più umano della sua versione da duro in campo, mi bloccò il respiro.
Non c'era niente di più bello di quel momento.
Si sdraiò accanto a me, io sorrisi in un mix di dolcezza e divertimento, mentre mi stringeva forte a sé, lasciandomi poggiare la testa contro il suo petto.

"Adesso mi perdoni?"

Chiesi guardandolo dal basso, lui piegò la testa verso di me, tirandola un po' indietro per riuscire a guardarmi.
Rise solo, mi poggiò un bacio sulla fronte e chiuse gli occhi sereno, ed io con lui, contenta di vederlo nuovamente felice.

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Perdonate la sparizione! Tra il Leverkusen, l'Atalanta e ieri il Genoa, la mia ispirazione era molto altalenante 🥲 ma ieri mi sono trovata faccia a faccia con Mancio, e quindi eccoci qua!
Che ne pensate? Fatemi sapere!
E grazie a chi ha inserito la storia nelle proprie raccolte! ❤

(Canzone del capitolo: Is this love - Whitesnake)

Gialla come il sole ☀️ Gianluca ManciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora