Demons

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Potevo ben comprenderle le mie amiche, quando, dopo aver raccontato quanto successo, mi avevano risposto di essere contente per me. Io, quel giorno, sarei potuta tranquillamente andare in giro a raccontare quanto successo a chiunque passasse, o a cantare per le vie di Roma. Il mio cuore stava letteralmente esplodendo dalla felicità.

Gianluca Mancini mi amava, me lo aveva detto e quel mio stato di euforia era così evidente che persino in ufficio se ne accorsero. Ora che si era tutto concretizzato, che quella storia era vera, era arrivato il momento di parlare, e così feci.

Ovviamente, lo stupore per la notizia fu inevitabile, un po' perché era un anno che, in quell'ufficio, ero l'unica single, ed un po' perché non potevano credere che, dopo quanto li avessi assillati con i miei commenti sulla Roma, e su lui in particolare, chi mi aveva fatto uscire dal club delle zitelle fosse proprio il numero 23.

Ma non erano le uniche persone a cui avrei dovuto raccontarlo, c'era ancora uno scalino da affrontare: mia madre.

In pausa pranzo, le inviai un messaggio, avvertendola che avremmo avuto un ospite a cena, e poi chiamai Gianluca, per organizzare la serata.

Più l'orario di quell'incontro si avvicinava, più la mia ansia saliva. Camminavo da una stanza all'altra del nostro attico, facendo riecheggiare il rumore dei tacchi in tutti i corridoi che attraversavo. Sistemavo qualsiasi cosa trovassi fuori posto, poi passavo dal bagno per assicurarmi che i capelli ed il trucco fossero ancora al loro posto, ed infine in camera, per controllare che il tubino midi nero, che avevo scelto per quella cena, mi stesse effettivamente bene addosso.

Quando suonarono al citofono, mi affrettai ad andare ad aprire, comunicando il piano, ed infine aprii la porta di ingresso, rimanendo sull'uscio almeno finché non lo vidi uscire dall'ascensore con in mano una bottiglia di champagne.

"Ciao tesoro"

Mi salutò ancora indaffarato a chiudere le porte dell'ascensore, poi venne verso di me e mi stampò un bacio sulle labbra.

Quando oltrepassò l'ingresso, mia madre e mia sorella si palesarono davanti a noi.

"Mamma, lui è Gianluca"

"Ma è quello della Roma?"

"Eh sì mamma, è lui"

Risi un po' imbarazzata, lasciando spazio alle loro presentazioni. Gianluca era estremamente elegante e raffinato, mentre porgeva la mano a mia madre, e la camicia bianca, insieme ai jeans neri, lo rendeva ancora più bello.

"Mi sono permesso di portare una bottiglia, spero le piaccia"

"Dammi pure del tu, Gianluca. E grazie mille, non dovevi. Alessia, prendi i bicchieri dalla vetrina"

"Si mamma"

Neanche due minuti dal suo arrivo, che il mio fidanzato già era stato rubato ed io messa all'opera con l'apparecchiamento della tavola.

Quando tornai, aprimmo quella bottiglia e, dopo un brindisi, ci sedemmo tutti e quattro a tavola.

"Scusate, ma voi come vi siete conosciuti?"

E subito prese il via la carrellata dei ricordi, dal nostro primo incontro, alla quantità di scuse che avevo raccontato per stare con lui, fino al nostro fidanzamento. Ai problemi, invece, cercammo di girarci intorno, almeno per quella sera.

Quando finimmo di cenare, io e Gianluca pensammo a sparecchiare la tavola ed a lasciare mia madre e mia sorella libere di andare a dormire.

"Hai fatto una buona impressione"

"Avevi dubbi?" Chiese lui beffardo, prima di ridere. "A parte gli scherzi, tua madre è molto simpatica, e vabbe' tua sorella è come te. Di solito, sono i padri quelli che mi preoccupano di più"

"Tranquillo, con me non avrai questi problemi, mio papà non c'è più"

Sbuffai una piccola risata un po' amara, scuotendo le spalle, intenta a lavare i piatti. Di solito, ero in grado di scherzarci su, ma in quell'occasione avrei tanto voluto che lui fosse presente.

Lui mi afferrò per un braccio, tirandomi appena, in modo da farmi girare verso di lui.

"Ti va di raccontarmi cos'è successo?"

"Va bene, ma andiamo di là"

E così abbandonai i piatti per un po' e lo presi per mano, avviandomi con Gianluca verso il salone della casa e, una volta raggiunto, presi posto sul divano, facendogli spazio.

"papà è morto qualche anno fa, in realtà. Era l'anno del covid, ma non è morto per quello, aveva un'altra malattia che sapeva di avere, ma ha sempre scelto di fare il superuomo, quello che non aveva bisogno di aiuto, che poteva farcela anche da solo, e quindi a noi non ha mai detto un cazzo"

Più parlavo, più la mia rabbia saliva. Notandolo, mi afferrò la mano con la sua, lasciando incrociare le nostre dita ed accarezzandomi il dorso con il pollice.

"Comunque, era fine luglio e, di botto, inizia a stare male tutti i giorni, tipo che aveva la febbre fissa, inizialmente a 37. Noi, poi, ogni anno andiamo in Sicilia, perché abbiamo i parenti lì, e così pure quell'anno dovevamo partire. Lui, la mattina della partenza, inizialmente non voleva venire, ma ci eravamo organizzati con il mio ex ed il ragazzo di mia sorella, e quindi ormai quelli ci stavano aspettando sotto casa, e così siamo partiti.

Morale della favola, arriviamo in Sicilia, inizia ad avere 39 fisso di febbre, lo facciamo ricoverare e, da quel momento, mio papà è uscito dall'ospedale solo per il suo funerale, un mese dopo."

Mi strinsi nuovamente nelle spalle, mentre lui stringeva forte la mia mano. Non c'erano occhi lucidi per me, mi ero semplicemente arresa alla cosa, forse l'avevo accettata, forse semplicemente avevo evitato di affrontarla, ma non piangevo più. Potevo essere arrabbiata, e lo ero decisamente, ma era difficile che ci piangessi ancora.

"Mi dispiace tanto, Ale... scusami se te l'ho chiesto"

"Non fa nulla, ormai ci sono abituata"

E la calma nel mio tono, con cui raccontavo l'evento più drammatico della mia vita, aveva già spaventato molti.

"E tu come stavi? E come stai, soprattutto"

"Quando era in ospedale, sono stata tanto male, soprattutto quando sono dovuta tornare a Roma, mentre lui era ancora lì. Ma quando ho ricevuto la notizia della sua morte, ho solo tirato un pugno sul tavolo, ero a pranzo fuori e mezzo ristorante si è girato, ma non ho pianto, in quel momento dovevo consolare chi stava già piangendo al posto mio" Ma non specificai che quel qualcuno, oltre a mia sorella, era stato il mio ex. "Ed improvvisamente era come se fosse la cosa più normale del mondo, tanto che molti si sono spaventati. Ho pianto tre giorni dopo"

"Ti sei fatta carico anche degli altri, insomma"

Io scossi solo le spalle, perché era vero. Avevo questo vizio che, per quanto potesse sembrare nobile, era quasi un fardello: se qualcun altro stava male, il suo bene sarebbe sempre venuto prima del mio.

Lui mi tirò a sé e mi abbracciò, facendomi poggiare la testa contro il suo petto. Alzai lo sguardo verso il suo e, quando lo incrociai, ripresi parola:

"Resta a dormire qui con me"

Lui sorrise dolcemente e, solo dopo avermi accarezzato una guancia, acconsentì.

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Demons - Imagine Dragons

Ebbene sì, sono tornata! Ho preso un periodo di pausa per mancanza di voglia e ispirazione, ma con il campionato appena ricominciato rieccoci qui <3
Scusate per l'attesa e spero vi piaccia!

Gialla come il sole ☀️ Gianluca ManciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora